Post con tag “Twitter”
Subtweet → frecciate 2.0
I media hanno dato parecchio risalto a questo subtweet politico del 25 luglio 2014:
Riforme: dice Grillo che il nostro è un colpo di stato. Caro Beppe: si dice sole. Il tuo è un colpo di sole! #noalibi #sidicesole
— Matteo Renzi (@matteorenzi) July 25, 2014
Subtweet è un neologismo inglese che descrive un tweet che fa riferimento a un altro utente di Twitter senza però menzionarlo (o chiocciolarlo), e cioè senza includere il suo identificativo / nome utente (in inglese handle o username): nell’esempio Grillo anziché l’identificativo @beppe_grillo. In questo modo la persona oggetto del commento non riceve la notifica che c’è un tweet che la riguarda.
Il variopinto mondo degli #hashtag
Gli hashflag dei mondiali
Mi piace la parola hashflag, che in Twitter identifica gli hashtag che fanno apparire una bandierina colorata (flag) nei tweet se si digita #XYZ, dove XYZ è un codice associato a ciascun paese che partecipa ai mondiali di calcio 2014.
Aggiornamento 2016 – Il significato di hashflag si è ampliato: ora può indicare qualsiasi hashtag che genera automaticamente un’emoji (in inglese auto-emoji o automatic emoji).
In All Twitter #Hashflags si può trovare un elenco di hashflag in uso e non più attivi, come #SanRemo2016. Per gli hashflag usati globalmente sono indicate anche le lingue in cui sono o erano disponibili, cfr. #HappyNewYear, che in italiano funzionava con #FeliceAnnoNuovo.
Aggiornamento 2018 – Nell’ultima versione del glossario di Twitter gli hashflag sono stati rinominati Twitter emoji in inglese ed emoji di Twitter in italiano, con questa definizione: un emoji di Twitter è una specifica serie di lettere immediatamente preceduta dal segno # che genera un’icona su Twitter, ad esempio la bandiera di una nazione o un’altra immagine di piccole dimensioni.
È una denominazione insolita perché nell’uso comune un’emoji è una singola immagine che viene inserita scegliendola da una raccolta definita, mentre per Twitter diventa anche un hashtag “decorato” automaticamente.
La terminologia ufficiale di Twitter è in continua evoluzione e non sempre tiene conto dell’uso comune, come si può osservare anche dalla vecchia descrizione di hashflag pubblicata il 10 giugno 2014 nel blog italiano di Twitter (non più disponibile): “Gli hashflags sono un modo facile e divertente per dare colore ai tuoi Tweet. […] È sufficiente mettere un hasthtag davanti alla sigla di tre lettere che identifica un Paese (ad esempio #ITA), e la sua bandiera apparirà automaticamente nel Tweet.”
Fino a qualche anno fa, infatti, nella documentazione di Twitter il termine hashtag identificava il cancelletto (#) e solo in seguito anche la terminologia ufficiale è stata adeguata all’uso comune: ho descritto l’evoluzione in 10 anni di #hashtag! (2017).
Definizioni per gli hashtag e tendenze d’uso
Due strumenti che trovo interessanti sono #tagdef, un sito che raccoglie definizioni di hashtag in varie lingue (potete verificare, ad esempio, che #t9y equivale a #terminology), e Hashtagify.me, che mostra tendenze d’uso, tra cui hashtag correlati visualizzati in diagrammi dinamici.
Mute in italiano, la confusione di Twitter [2]
Dopo aver descritto la denominazione del concetto Mute in Twitter in inglese, concludo l’argomento con alcune note sulla localizzazione italiana per ribadire l’importanza di una corretta gestione della terminologia.
Mute in italiano: sistemi operativi
Nei sistemi operativi Il verbo inglese mute fa riferimento soprattutto all’audio e di solito viene reso con disattivare, specificando cosa viene reso silenzioso: microfoni, altoparlanti, cuffie ecc. È la scelta adottata da Microsoft e da Google e in parte anche da Apple.
Mute in italiano: Twitter
In Twitter la funzionalità Mute non riguarda alcun tipo di suono ma solo testo (tweet). In italiano viene chiamata con almeno quattro nomi diversi, come si può vedere in questi esempi che rendono invisibili i tweet di @terminologia:
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![]() Qui sopra, comando nell’interfaccia web di Twitter. Sopra a sinistra, comando in Twitter per Android. Sotto, messaggio in Twitter per Android. |
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Mute in Twitter [1]
Prendo spunto da una funzionalità recente di Twitter per alcune considerazioni sulla formazione dei termini, che può essere primaria (si dà un nome a un nuovo concetto) o secondaria (il concetto viene trasferito in un’altra lingua, ad es. attraverso la localizzazione).
Risemantizzazione di mute
La nuova funzionalità di Twitter consente di rendere invisibile nella propria cronologia l’attività di qualcuno che si segue, ma senza che lo sappia (rimane tra le persone che si seguono e può continuare a comunicare attraverso i messaggi diretti). Questa opzione è stata chiamata Mute, una scelta che può apparire insolita, soprattutto in un contesto di inglese come seconda lingua (E2).
Per denominare il nuovo concetto è stato attribuito un nuovo significato a un termine esistente attraverso la risemantizzazione del verbo mute nel suo significato più frequente di disattivare l’audio, probabilmente l’unico noto in E2. È un uso chiaramente metaforico: in Twitter la comunicazione non è orale ma avviene esclusivamente in forma scritta (visiva).
Solo nei giornali, cinguettii inclusi
Ho trovato molto efficace 12 espressioni che usano solo i giornali, infografica pubblicata su In parole povere da Stefania Spina, docente di Metodologia della ricerca linguistica.
Le nuove collocazioni di hashtag
Vignetta: B.C. Comic
Evoluzione della terminologia informatica
La terminologia informatica si evolve molto rapidamente, ma non solo per gli sviluppi tecnologici che portano a rimodulare i concetti e causare slittamenti di significato.
Anche la popolarizzazione delle innovazioni, con l’adozione dei termini nel lessico comune, può causare cambiamenti, come ad esempio la diluizione del significato attraverso determinologizzazione e la comparsa di accezioni o connotazioni non previste.
Evoluzione di hashtag in italiano
Mi domando se anche hashtag stia subendo questo processo, non solo nella terminologia ufficiale di Twitter, descritta in #hashtag, parola e simbolo, ma anche nell’uso comune.
A proposito di Twitter
Nei giorni scorsi [novembre 2013] ha fatto notizia il debutto in borsa di Twitter.
Ne approfitto per ricordare Twoosh e altri twitterismi, dove ho descritto i meccanismi di formazione dei neologismi legati a Twitter, tra cui twittare, twittatore, twittiano, twitterese, twitterizzazione, twitteggiare, twittabile, twittarolo, twittero (alternativa all’inglese tweep), twittologo, twitter-pensiero, twitteratura…
Altri neologismi in nuovi post:
♦ Da glitterati a twitterati (e twitstar)
♦ Twiplomacy e il prefisso e-
♦ Twitterologo
♦ Twitterismi: twintern e twitterista
♦ Da selfie a selfare / selfarsi (e metaselfie)
♦ Subtweet → frecciate 2.0
♦ La risemantizzazione di twitter
♦ Trend(ing) topics, nuove “tendenze”
♦ La differenza tra tweetstorm e Twitter storm
♦ Necrotweet: commemorazioni in 140 caratteri
♦ Lessico di Twitter: bot off
♦ Tweet aggressivi? CLIC!
♦ Neologismi social: da bless a blessare
♦ Snitch tagging: gli spioni sui social
♦ Neologismi dei social: reactji (e lit)
Ho descritto l’origine del nome Twitter in Solo nei giornali, cinguettii inclusi: in inglese il riferimento aviario non è fondamentale ma non se ne rende conto chi in italiano usa cinguettio come sinonimo di tweet.
Su hashtag:
♦ #hashtag, parola e simbolo (origine, uso comune e terminologia ufficiale)
♦ Nuova “punteggiatura vocale”: hashtag (in inglese, un insolito uso colloquiale)
♦ Neologismi: bashtag (hashtag fail, effetti indesiderati e imprevisti di alcuni hashtag)
♦ #TrovaUnaParolaItalianaPerHashtag (tentativi di terminologia italiana alternativa)
♦ Le nuove collocazioni di hashtag (nuove metafore e usi figurati)
♦ Il variopinto mondo degli #hashtag (flagtag, metahashtag e altri dettagli)
♦ Lo hashtag, l’hashtag e #ashtag (grammatica, refusi e un hashtag “vulcanico”)
♦ Tipi di #hashtag (categorizzazione e commento, con tendenze d’uso)
♦ Da hashtag ad hashmeal (formazione di neologismi)
♦ Tipi di #hashtag (categorizzazione e commento, con tendenze d’uso)
♦ 10 anni di #hashtag! (evoluzione di un concetto ormai familiare)
♦ Slacktivism, clicktivism e altri attivismi digitali (hashtag activism)
♦ Crowdturfing, hashjacking e altre attività malevole (l’appropriazione degli hashtag)
Twoosh e altri twitterismi
Per i 700 anni dalla nascita di Boccaccio (16 giugno 1313) la Società Dante Alighieri ha proposto il gioco Il Decameron in 100 tweet, la sintesi di ciascuna delle cento novelle del Decameron via Twitter, meglio se con un twoosh, un tweet di 140 caratteri esatti, la lunghezza massima di ciascun tweet. Esempi: #14000DB.
Twoosh è una parola macedonia formata di tweet+swoosh (il rumore fatto da uno spostamento d’aria improvviso, ma anche il nome del simbolo della Nike) e ha la peculiarità di avere una data di nascita e una paternità precise, questo tweet:
Twitterismi: twintern e twitterista
In inglese la parola macedonia twintern descrive uno stagista (intern) che si occupa della presenza di un’azienda nei social media, in particolare Twitter. È stata usata per la prima volta nel 2009 dalla catena Pizza Hut negli Stati Uniti. In contesti più formali si preferisce invece brand advocate (dettagli in Macmillan Dictionary).
Per l’italiano suggerirei twitterista, interpretabile sia come parola formata con il suffisso –ista, che indica chi svolge una determinata attività, ma forse anche come parola macedonia Twitter+stagista.
Propongo una doppia interpretazione anche per un altro occasionalismo, twitterismo. Il suffisso –ismo è molto versatile e può indicare 1) non solo un particolare tipo di parola (“relativa a Twitter”, un calco dell’inglese twitterism*), ma anche 2) un’attività assidua su Twitter e 3) movimenti, atteggiamenti, tendenze, mode e vari altri fenomeni legati a Twitter: sto pensando all’ossessione di questi giorni di media e politici per il ruolo che sta avendo Twitter nella politica italiana (twitterizzazione?), in qualche caso con reazioni simili all’isterismo…
Vedi anche: twitterologo (nei commenti è già citato twitterista) e twitterato.
* In inglese twitterism a volte è inteso anche come Twitter+aphorism mentre twitterista è una parola che può avere connotazioni ironiche o pretenziose, come fashionista e barista. Per descrivere il linguaggio e le modalità espressive tipici dei tweet in inglese sono state coniate le parole twenglish, twittish e twitterese. Anche in italiano si usa twitterese.
Tipi di messaggistica: esercizio terminologico
Social messaging
Nei commenti al mio ultimo post ho aggiunto che social messaging è ancora un termine ambiguo perché non identifica in modo univoco un unico concetto, un’indeterminatezza tipica della terminologia informatica (altro esempio: hashtag).
Le possibili accezioni di social messaging includono
1) un’attività di scambio di messaggi legata a un social network (ad es. attraverso Facebook Messenger),
2) un servizio di scambio di messaggi che ha un elemento social (ad es. Twitter).
In nessuno dei casi social messaging implica una distinzione tra dispositivi mobili e computer tradizionali.
Non mi convince quindi la definizione di WhatsApp come applicazione di social messaging fatta dal Corriere della Sera per spiegare l’interesse di Google, perché credo che in questo caso siano altre le sue caratteristiche distintive.
diesis ≠ cancelletto
La puntata di oggi di La lingua batte, la bella trasmissione di Radio 3 sulla lingua italiana, era intitolata Morbus anglicus? e trattava di anglicismi e di come e quanto sia possibile sostituirli con parole italiane. La discussione è iniziata con hashtag e gli esempi in francese e italiano che anch’io avevo riportato in #TrovaUnaParolaItalianaPerHashtag.
La scelta francese, mot-dièse, è stata spiegata come “parola diesis, visto che il simbolo in questione ha appunto la forma di un diesis, o di un cancelletto”, ma non è stato rilevato l’errore dei terminologi “governativi” francesi, che hanno fatto confusione tra due simboli diversi. Come dicevo in # nomi inglesi del cancelletto #, il simbolo musicale ♯ ha le barrette lunghe perpendicolari e quelle corte inclinate, a differenza del simbolo informatico # che ha invece le barrette lunghe inclinate e quelle corte parallele alla linea di base.
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L’intera puntata di La lingua batte si può ascoltare in podcast ed è molto stimolante, con parecchi spunti su argomenti che mi interessano molto e a cui ho dedicato vari post, a cominciare da L’invasione degli anglicismi.
#TrovaUnaParolaItalianaPerHashtag
Nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica francese è stata pubblicata la decisione che l’hashtag debba chiamarsi mot-dièse*. La notizia è stata ripresa dai nostri media e su Twitter c’è stata una discussione (#TrovaUnaParolaItalianaPerHashtag, ora non più disponibile) per suggerire un equivalente italiano. Alcune proposte: parola chiave, paroletta, le metafore spilla e coda di gallo e la parola macedonia cancelletta (cancelletto+etichetta).
In realtà, come dicevo in Hashtag, parola e simbolo, un termine “ufficiale” italiano ci sarebbe già: nella documentazione italiana di Twitter gli hashtag
sono erano chiamati etichette (invece in quella francese hashtag), una scelta però ignorata dalla maggior parte degli utenti.
La discussione mi ha ricordato il concorso per trovare alternative a blog, chat, newsletter, spamming: nel linguaggio informatico italiano i prestiti sono spesso privilegiati a possibili parole italiane e quando un forestierismo è già diffuso risulta quasi impossibile sostituirlo.
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* Cfr. diesis ≠ cancelletto [link aggiunto]
Neologismi: bashtag
Concludo la mia “settimana dell’hashtag” con bashtag, una parola macedonia formata da bash (attaccare, criticare ferocemente) e hashtag.
Word Spy fa risalire al 2010 il verbo bashtag, in seguito usato anche come sostantivo. Descrive un hashtag associato a commenti molto negativi, in particolare quando ci si appropria dell’hashtag creato da un’azienda a scopi promozionali.
Un noto esempio di bashtag è quello di #McDStories, hashtag creato da McDonald’s per far raccontare bei momenti nei propri fast food ma usato invece per condividere esperienze molto negative.
Bashtag è un iponimo di hashtag fail, che descrive anche gli hashtag che vengono fraintesi o interpretati in modo completamente diverso da quello voluto, ad es. a causa di doppi sensi.
Aggiornamento agosto 2016 – Un esempio italiano di bashtag è #FertilityDay, che nelle intenzioni del Ministero della Salute dovrebbe promuovere l’omonima giornata a favore della fertilità ma che è invece usato principalmente per criticare l’iniziativa. Qualche esempio:
#fertilityday, la campagna del governo scatena polemiche sui social [VIDEOSCHEDA] pic.twitter.com/RUcvPnIK6a
— la Repubblica (@repubblicait) 31 agosto 2016
Ecco cosa mi ricordavano le gioiose immagini del #fertilityday … pic.twitter.com/Ps7IgTmKjw
— monica nonno (@monicanonno) 31 agosto 2016
Il dubbio #fertilityday pic.twitter.com/SyCVurBuuZ
— Luca Bottura (@bravimabasta) 31 agosto 2016
C’è il #fertilityday e non sapete cosa mettervi? Ecco qualche idea di look! pic.twitter.com/Z2yJ00fmMb
— Giulia Blasi (@Giulia_B) 31 agosto 2016
Basta con le polemiche sul #FertilityDay: dovete fare figli e farli crescere ai nonni con la pensione minima, come da tradizione.
— Dio (@Iddio) 31 agosto 2016
#fertilityday è anche un’ottimo esempio di come i Ministeri in Italia sprechino spesso energie soldi e intelligenze in boiate senza senso
— massimo mantellini (@mante) 31 agosto 2016
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Un altro esempio italiano recente riguarda la promozione di Decathlon Italia con hashtag #LoFaccioPerché che invitava a condividere storie di sport alludendo all’inutilità dei libri.
È diventato invece virale per criticare il messaggio di Decatholon Italia, al punto che dopo meno di 24 ore l’azienda ha comunicato di avere rimosso la pubblicità “che ha sollevato dubbi sul nostro pensiero”.
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Aggiungo due neologismi solo in apparenza simili a bashtag:
cashtag ha vari significati ma in quello primario identifica gli hashtag usati in ambito finanziario per tenere traccia delle quotazioni azionarie, caratterizzati dal simbolo $ al posto del cancelletto # (ad es. $TWTR per Twitter);
flashtag è un hashtag usato per organizzare un flash mob.
Nuovo post: Slacktivism, clicktivism e altri attivismi digitali
Vedi anche: A proposito di Twitter
Nuova “punteggiatura vocale”: hashtag
Vignetta: geek&poke
I segni di punteggiatura sono nati per riprodurre in forma scritta l’espressività della voce. Si sono rivelati così efficaci che sono stati adottati dal linguaggio orale: locuzioni come punto (e basta), tra parentesi, aperta parentesi / chiusa parentesi, tra virgolette (e le virgolette mimate con le dita) sono molto comuni ed esistono anche in altre lingue.
Nell’inglese parlato nel 2012 è apparsa una novità: ora anche la parola hashtag viene usata come segno di “punteggiatura vocale”, a imitazione dell’uso ironico degli hashtag nelle conversazioni in Twitter. Lo descrive The Guardian a proposito di cambiamenti linguistici recenti:
#hashtag, parola e simbolo
Word of the Year 2012 negli Stati Uniti
La prestigiosa American Dialect Society ha scelto hashtag come parola dell’anno 2012.
È entrata nel lessico inglese grazie a Twitter, il servizio di microblogging dove il simbolo # (hash) viene aggiunto come tag davanti a parole chiave per facilitare la categorizzazione dei messaggi e le ricerche per argomento, ad esempio #dolomiti.
Aggiornamento 2017 – Questo post descrive l’uso del termine hashtag nel periodo 2012-2014. Nel frattempo anche la documentazione inglese di Twitter è stata modificata e ora riflette l’uso comune. Questa è la nuova definizione:
È un esempio delle variazioni diacroniche che può subire la terminologia informatica anche in tempi molto brevi.
[2012] Una parola, due concetti
Può essere interessante notare che in inglese hashtag identifica due concetti diversi: (1) nell’uso comune e in altri contesti informatici hashtag significa una parola (o una serie di parole senza spazi) marcata con il tag #, mentre (2) nella terminologia ufficiale di Twitter hashtag è il simbolo #, come spiegano il glossario e What Are Hashtags ("#" Symbols)?: