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Virgolettati fantasiosi (e “fumosi”)
Tre titoli della stessa vecchia notiziola, del tutto irrilevante ma utile per evidenziare un fenomeno tipico della stampa italiana, i virgolettati fantasiosi:
Sarei davvero curiosa di sapere cosa spinge i giornalisti a cambiare le parole altrui anche in caso di banalità come questa. Come si può vedere dagli esempi, non è neppure una necessità dettata dal risparmio di spazio, e comunque non succede solo nei titoli.
A volte le sostituzioni sono dovute all’assurdo terrore delle ripetizioni, ma sempre più spesso i virgolettati sono completamente inventati. Per chi legge è difficile distinguere tra citazioni attendibili, libere reinterpretazioni e pura immaginazione.
Nota sul registro: la bua di Matteo Berrettini
Per le conseguenze di un infortunio il tennista Matteo Berrettini ha comunicato che rinuncia alle olimpiadi di Tokyo. Ecco come l’ha riferito uno dei principali quotidiani italiani:
Sarei curiosa di sapere come viene in mente di usare bua alla coscia in un articolo di cronaca sportiva che non ha alcun intento ironico. L’unica spiegazione è il terrore delle ripetizioni, vera e propria ossessione di gran parte dei giornalisti italiani. Anche in questo caso si ha l’impressione che l’unica regola e priorità assoluta di chi scrive sia evitare a tutti i costi di usare la stessa parola due volte.
Facciario, il facebook italiano
Le notizie sulle prime consultazione in cui è stato impegnato Mario Draghi mi hanno fatto scoprire la parola facciario, un particolare album con le foto dei parlamentari.
È già apparsa nelle cronache politiche degli anni scorsi e quindi non è un neologismo. È infatti in uso nel lessico parlamentare dal secolo scorso, come indica la voce del vocabolario Devoto-Oli che ne dà questa definizione, con marca d’uso gergale: “repertorio fotografico dei parlamentari, di cui si servono i commessi per riconoscere deputati e senatori”. La versione digitale con i deputati della legislatura corrente si può consultare qui.
Facciario, una parola che non si scorda
La parola facciario mi piace perché mostra come sono state riutilizzate risorse lessicali esistenti per creare una parola originale ed efficace che è anche trasparente e facile da ricordare. Faccio quindi fatica a capire il senso del commento evidenziato:
Conversazioni da social
Ho visto per caso questo scambio di tweet poco cortese ma rappresentativo di una forma ricorrente di comunicazione sui social nel 2020 (nomi rimossi perché irrilevanti):
Si nota innanzitutto l’offesa facile e un uso particolare del lei, che qui non è una forma di cortesia ma un modo per prendere e sottolineare le distanze. Per me però gli aspetti più interessanti sono lessicali.
Singular they presidenziale
Michelle Obama si è rivolta agli americani con un video in cui li invita a votare per Joe Biden alle prossime elezioni presidenziali. Uno dei passaggi più citati evidenzia anche un uso particolare dei pronomi di terza persona in inglese:
Singular they
Ho evidenziato in giallo il cosiddetto singular they, l’uso del pronome (e dell’aggettivo possessivo) di terza persona plurale anche se il soggetto è una singola persona.
Nell’uso contemporaneo il singular they ha tre funzioni diverse, di cui una molto recente, che ho descritto in Cos’è il singular they e come si usa. In questo caso è usato per riferirsi genericamente a una persona il cui sesso non è rilevante.
Chiacchiericci, pettegolezzi e ripetizioni
In un giornale radio ieri ho sentito questa notizia:
Ha attirato la mia attenzione “lessicale” per due parole: chiacchiericcio e pettegolezzo nello stesso contesto.
L’uso del sinonimo mi è parso incongruente in una comunicazione non formale, rivolta direttamente ai fedeli. Mi è venuta la curiosità di verificare le parole esatte pronunciate dal papa, che hanno confermato i miei sospetti:
Presidenti e pronomi a confronto
Un suggerimento di lettura: L’Europa e la pandemia: parole di presidenti a confronto, un’interessantissima analisi della linguista Daniela Pietrini sui discorsi alla nazione per l’emergenza COVID-19 fatti da Giuseppe Conte, Emmanuel Macron e Angela Merkel a metà marzo 2020.
Sono descritte la costruzione del testo e le scelte lessicali e stilistiche in italiano, francese e tedesco, con un’attenzione particolare agli espedienti retorici usati.
Who…? Whom…?
vignetta: Moderately Confused
La mia insegnante di inglese del liceo non avrebbe sorriso per questa vignetta ma l’avrebbe segnata con la matita blu. Per lei era inammissibile che il pronome interrogativo who (“chi?”) venisse usato con funzione diversa dal soggetto e quindi avrebbe preteso che il vampiro dicesse Whom are you drinking?
Who o whom?
In realtà nell’inglese parlato contemporaneo whom è usato sempre più raramente, relegato ai registri formali dove è ancora la norma. È quindi del tutto corretto (e più comune) dire Who did she meet? Who are you going to call?* Who will Trump blame if there is a recession? Who is this present for? Who were you talking to? Who did he go out with?
Il junior service designer deve parlare itanglese
Un condensato esemplare di itanglese e aziendalese nell’offerta di lavoro per una posizione di junior service designer per la sede dell’Eni di San Donato Milanese, periferia di Milano:
[via @lucasofri; il testo completo dell’annuncio è archiviato qui]
Non è un ambito che conosco però proprio per questo il testo è uno spunto per considerare cosa ci può comunicare “a colpo d’occhio” e fare delle ipotesi veloci su come è stato costruito, indipendentemente dal suo contenuto.
Notizie distorte: la parola proibita alla tata
Dal Regno Unito, notiziola “acchiappaclic” apparsa ieri:
Quando vedo titoli su parole di altre lingue temo sempre traduzioni letterali che travisano il senso della notizia originale. Purtroppo ho avuto conferma anche in questo caso.
La storia riportata da alcuni media italiani è che alla persona che si occupa dei tre figli del principe William è stato vietato di chiamarli “bambini”, per evitare che la figura adulta comunichi un senso di superiorità. Per rispetto nei loro confronti, l’unica opzione consentita è usare i nomi di battesimo.
La realtà però è diversa e si può verificare nell’articolo del Daily Mail che dovrebbe essere la fonte della notizia.
“Virgolette” in Europa e in USA
La carta di Jakub Marian da Map of quotation marks in European languages mostra i diversi tipi di virgolette usate per le citazioni nei diversi paesi europei.
Sono identificati cinque tipi di virgolette, indicati da colori diversi nella carta:
“inglesi” «francesi» „tedesche“ „polacche” ”svedesi”
I programmi di scrittura sostituiscono automaticamente le virgolette semplici " con quelle previste per la lingua in cui è formattato il testo, se esiste e viene attivata l’opzione. Esempio nell’interfaccia italiana di Microsoft Word, che vale come impostazione anche per le altre lingue che si selezionano dalla barra di stato:
Questioni di genere nel linguaggio amministrativo
Ieri sono state presentate le Linee guida per l’uso del genere nel linguaggio amministrativo del MIUR. Promuovono “un uso non sessista e non discriminatorio dell’italiano” che combatte stereotipi e pregiudizi. Vogliono essere “un modo molto concreto per rafforzare l’uguaglianza di genere e favorire il rispetto delle differenze” ed è auspicato che vengano recepite anche in ambiti diversi dalla pubblica amministrazione.
Sono una lettura interessante grazie a un’analisi diacronica, riflessioni sul linguaggio e i suoi meccanismi e indicazioni pratiche per un uso più accorto del genere grammaticale. Possono essere utili anche per la traduzione, specialmente di testi da altre lingue che usano accorgimenti espliciti contro il sessismo linguistico.
La lezione di Samantha Cristoforetti
Forse conoscete già la vicenda: un periodico online ha pubblicato un’intervista a Samantha Cristoforetti che lei non aveva mai concesso. Ha quindi rimosso la falsa intervista anziché aggiungere un paragrafo introduttivo di spiegazione e scuse ai lettori, come richiesto dall’astronauta.
Cristoforetti ha quindi deciso di spiegare pubblicamente perché questi errori vanno riconosciuti e perché è grave che a qualcuno si attribuiscano parole mai dette.
Eufemismi e colloquialismi per bisogni spaziali!
L’oggetto n. 2 della foto è il pannolone usato dagli astronauti degli Space Shuttle, esposto in una mostra sull’uomo nello spazio ideata dalla NASA. Il dettaglio che mi ha incuriosita è la descrizione sull’etichetta, Disposable Absorption Containment Trunk (DACT), traducibile approssimativamente con calzoncini di contenimento (e) assorbimento usa e getta.
La Costituzione: 70 anni portati bene
Il 27 dicembre 2017 si celebrano i 70 anni della firma della Costituzione italiana.
Come si scrive una Costituzione ha ripercorso le tappe principali che hanno portato all’approvazione del documento e sottolinea una caratteristica fondamentale del testo, che trova concordi i linguisti: è estremamente chiaro, scritto in un linguaggio accessibile a tutti e caratterizzato da grande cura nella scelta delle parole.
A supporto viene spesso citata l’analisi fatta da Tullio De Mauro per l’Introduzione della Costituzione della Repubblica Italiana pubblicata da UTET nel 2006. Riporto i dati principali sulla leggibilità, calcolata sulla presenza di vocabolario di base e la lunghezza dei periodi.