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A Londra, attenzione agli uomini verdi!!
Lynne Murphy è una linguista americana che vive in Inghilterra e ha appena pubblicato The Prodigal Tongue, sulle differenze tra inglese britannico e americano. In questo tweet ha commentato un cartello sorretto da un manichino all’esterno di Victoria Station a Londra:
Please wait for the green man
Happy Popping e altro inglese farlocco per lattanti
Sapete già cosa sono i punti Happy Popping?
È un’iniziativa del Comune di Milano nata nel 2011 e rilanciata recentemente con la pubblicazione di una mappa che identifica i 20 spazi in città in cui accogliere mamme e bebè per le necessità di allattamento. L’avreste capito senza vedere l’immagine?
Popping, inglese maccheronico milanese
Il verbo inglese pop è onomatopeico: è il rumore di qualcosa che schiocca o scoppietta. Può avere vari altri significati, tutti comunque legati a suoni o azioni rapide, come ad es. far scoppiare, muoversi o spostare qualcosa rapidamente, saltare o schizzare fuori, ingerire sostanze come droghe o pasticche (molto comune la locuzione to pop pills).
Acqua (non) potabile!
A quanto pare l’autore di questo cartello non ama molto i turisti tedeschi e vorrebbe invogliarli a bere acqua non potabile!
Traduzione letterale, senza parole!
L’insolita figura stilizzata nel tweet di @Paoblog appare sul distributore di biglietti numerati di un sistema eliminacode.
Possiamo interpretare correttamente il pittogramma solo se riusciamo a risalire alle parole esatte che rappresenta. È l’equivalente grafico di una traduzione letterale fatta da una lingua a un’altra usando la prima parola che si trova in un dizionario bilingue: qui è stata convertita in immagine l’accezione primaria di coda, “estremità posteriore del corpo di molti animali” (anziché “fila ordinata di persone in attesa”).
Divieti fatti con i piedi
Ci sono sviluppi sulla frase descritta ieri in Francese in stazione: peu importe: pare c’entri la compagnia teatrale francese CombatsAbsurde che chissà come è riuscita a far apparire la propria tagline sui cartelli delle scale mobili della stazione di Bologna Centrale.
Dettagli nei commenti, dove trovate anche alcune osservazioni sul divieto caratterizzato da una scarpa sospesa a mezz’aria:
Un lettore si domanda cosa voglia dire: non si può stare in punta di piedi? non si possono dare calci ai gradini? non si possono abbandonare le scarpe sulle scale mobili?
Senza descrizione è difficile capire cosa vieti. È l’ennesimo esempio di Simbolo arbitrario, concetto poco chiaro.
Francese in stazione: peu importe!
Ai lati delle scale mobili nella stazione di Bologna sono apparsi nuovi cartelli alti e stretti con 4 segnali di obbligo e 8 di divieto. La novità è che in aggiunta alle solite scritte bilingui in italiano e in inglese – in questo caso Obbligatorio / Mandatory e Vietato / Forbidden – stavolta in mezzo ai divieti c’è anche una frase in francese:
Vetuste istruzioni di parcheggio
Nel parcheggio di un ristorante veneto ho visto un vecchio cartello con indicazioni stradali che non sono riuscita a a interpretare. Era posizionato perpendicolare alla strada tra due alberi:
Secondo voi cosa vuole (o voleva) dire PARCHEGGIARE A UNO?
Ho aggiunto la foto a Cartelli insoliti
Fischi per fiaschi sui bastioni
Cartello bilingue sui bastioni della fortezza di Akershus a Oslo:
Commento di un turista italiano, molto perplesso dopo aver letto il testo in inglese: “Ma perché bisogna chiudere gli occhi ai bambini?”
Voi siete qui.
Ho fotografato questa colonna al piano Kiss & Ride della stazione Alta Velocità di Bologna:
Non riesco a capire che funzione abbia la scritta a caratteri cubitali Voi siete qui. (con tanto di perentorio punto finale). È una frase convenzionale che ci aspettiamo di vedere su piantine o altre rappresentazioni topografiche ma altrove non pare avere molto senso.
Il bar della stazione, in inglese
Nelle stazioni ferroviarie ormai quasi tutti i cartelli sono bilingui: italiano in grassetto seguito dall’inglese. In una stazione di Milano ho notato questa indicazione per il bar, un esercizio nuovo simile ai bar degli autogrill e con una decina di tavolini per i clienti:
Ho trovato curiosa la scelta di tradurre Bar con Bar and Cafè. Chissà se gli stranieri che leggono si aspettano di trovare due diversi locali?
In un contesto britannico questo tipo di bar verrebbe probabilmente descritto come coffee shop. Concordo però con la scelta dell’internazionalismo Café (accento acuto), che in inglese indica un esercizio pubblico dove si servono bevande calde e fredde e cibi leggeri. In altre lingue o paesi un café può avere alcune caratteristiche diverse ma la parola è subito comprensibile.
Con cortesia: NO JOKES PLEASE!
Ieri ho rivisto un cartello di divieto americano che circolava già qualche anno fa:
(via @FrancescoPonzin)
A quanto pare in vari aeroporti americani si viene davvero avvisati che non è consentito scherzare su bombe e altre potenziali minacce. Non so però se questo specifico cartello sia reale: ne esistono varie versioni, la traduzione spagnola è piena di errori e soprattutto pare si trovi in California nell’aeroporto dedicato al comico Bob Hope…
Un dettaglio invece del tutto credibile è l’uso di PLEASE nei cartelli di divieto:
100’s pile? Errore da fruttivendolo inglese!
Un lettore mi ha mandato la foto di un espositore di batterie ricaricabili visto in un supermercato.
Si nota una vistosa interferenza dell’inglese: la quantità generica centinaia è stata resa con l’abbreviazione 100’s.
Non solo 100’s non ha minimamente senso in italiano, c’è anche un errore di ortografia: in inglese il plurale dei numeri si ottiene aggiungendo una s direttamente alla cifra, senza apostrofo.
Esempi: temperatures will be in the low 30s, the 1920s were an age of extreme contradiction, all 787s were grounded, 100s and 1000s cake (la torta ricoperta di mompariglia, cioè di pallini di zucchero colorati).
In inglese gli apostrofi superflui prima della s del plurale sono così comuni che l’errore ha un proprio nome: greengrocer’s apostrophe, l’apostrofo del fruttivendolo. Il riferimento è ai cartelli con nomi di alimenti dove si vedono spesso sbagli come POTATO’S e BANANA’S anziché potatoes e bananas.
Operazione CLEAN TRIP? Inglese farlocco!
Chi viaggia sui treni regionali probabilmente ha già visto il cartello fotografato da Irene Frosi:
Un Treno Pulito è più bello
Su questo treno è in corso l’operazione “CLEAN TRIP”
Avverte che è in corso la pulizia della carrozza con un detergente disinfettante al limone.
Clean trip è inglese farlocco, un messaggio rivolto a italiani ma che in inglese non avrebbe molto senso. In inglese infatti la parola trip non è adatta a questo contesto e risulterebbe comunque insolito qualificare come pulito o sporco il viaggio anziché il mezzo di trasporto.
Traduzione non automatica del baccalà
Google Traduttore compie 10 anni è un post del team di traduzione automatica di Google con alcuni video accattivanti e parecchi dettagli anche insoliti. Dopo la morte di Prince, ad esempio, c’è stato un aumento del 25000% della traduzione della locuzione “purple rain”.
Avrebbe fatto bene a usare Google Traduttore chi si è fidato un po’ troppo delle proprie competenze linguistiche e ha scritto “pioggia porpora” (esempi sotto) o chi ha coniato norvegiano da Norwegian:
Foto: Italians
Quasi sicuramente è frutto di traduzione umana anche questo cartello:
Detenzione di strumenti per eventuali escrementi
Questo cartello colpisce per il contrasto tra la vignetta scherzosa e il testo in perfetto burocratese. Ci ricorda che la coerenza non riguarda solo il testo – lessico, registro, stile – ma anche le immagini associate e il contesto.
Se si analizza la frase “E’ fatto obbligo ai possessori di cani al seguito di detenere strumenti per la pulizia degli eventuali escrementi” si notano anche varie ambiguità.
Basta dimostrare di possedere gli strumenti o bisogna anche pulire eventuali escrementi? Chi è senza strumenti è sanzionabile anche se il cane non lascia alcuna traccia? È necessario specificare al seguito?
La mia reazione di fronte al burocratese è di semplificarlo: direi È obbligatorio pulire gli escrementi del proprio cane, dieci parole in meno e nessuna ambiguità.
Vedi anche: Dove cani e burocrati si incontrano
Grazie a @ginevralm per la foto.