Post con tag “segnali”
VIETATO SEDERSI, in inglese
In questo cartello apparso sui mezzi pubblici di Padova c’è un errore ricorrente nella versione inglese dei messaggi di divieto italiani: vietato <verbo> viene tradotto letteralmente con *forbidden <verbo>. Si direbbe che né chi fa la traduzione né chi è coinvolto nel processo di approvazione e realizzazione del divieto abbia mai visto alcun cartello in inglese e quindi non sappia che si usa la formula don’t o do not <verbo>.
Eppure basterebbero pochi minuti per trovare siti di produttori di cartelli di lingua inglese e vedere che frasi vengono usate. Esempi:
C’è trolley… e trolley!
Cartelli di divieto per scale mobili in un aeroporto italiano:
![]() |
![]() |
In che lingua sono? Non in inglese, l’apparenza inganna!
La parola trolley fa parte del lessico comune italiano dall’inizio degli anni ‘90, quando sono entrate in commercio le prime valigie di dimensioni ridotte con rotelle e manico estraibile che si tirano dietro di sé. In questa accezione però trolley non è un anglicismo ma uno pseudoanglicismo, una parola che in inglese britannico ha altri significati.
Gli americani e le rotonde
Vignetta: Wrong Hands di John Atkinson (Canada)
Questa vignetta mi ha ricordato uno dei miei primi post, Segnali di globalizzazione. Prendeva spunto dalle presunte difficoltà degli americani nell’affrontare le rotonde e dal diverso aspetto dei cartelli stradali in Europa e negli Stati Uniti per accennare alle competenze culturali richieste dalle valutazioni di globalizzazione fatte dal team in cui lavoravo allora.
Non tutto il mondo è paese!
Le rotonde (in inglese roundabout e nell’inglese americano impropriamente anche traffic circle o rotary*) sono molto più comuni sulle strade europee: nel Regno Unito le prime sono apparse negli anni ‘60, negli Stati Uniti solo nel 1990.
Ooops, consumazioni osé?!
Questa traduzione in inglese di un cartello esposto in una gelateria italiana fornisce indicazioni alquanto ambigue:
In inglese infatti il significato prevalente di consummation è quello di primo atto sessuale che rende compiuto un matrimonio o una relazione, e mandatory table è un inquietante “tavolo obbligatorio”.
Un cartello molto americano
Negli Stati Uniti l’amministrazione Trump sta togliendo i bambini ai migranti che cercano di superare il confine. Una delle numerose vignette in tema:
Vignetta Rob Rogers
Prendo spunto dalla vignetta per ricordare il concetto di conoscenze enciclopediche, le informazioni extralinguistiche di conoscenza del mondo condivise da chi appartiene a una cultura specifica. Sono usate per formulare inferenze sul “non detto” nell’interpretazione di un testo, di un’immagine o di una situazione.
A Londra, attenzione agli uomini verdi!!
Lynne Murphy è una linguista americana che vive in Inghilterra e ha appena pubblicato The Prodigal Tongue, sulle differenze tra inglese britannico e americano. In questo tweet ha commentato un cartello sorretto da un manichino all’esterno di Victoria Station a Londra:
Please wait for the green man
Happy Popping e altro inglese farlocco per lattanti
Sapete già cosa sono i punti Happy Popping?
È un’iniziativa del Comune di Milano nata nel 2011 e rilanciata recentemente con la pubblicazione di una mappa che identifica i 20 spazi in città in cui accogliere mamme e bebè per le necessità di allattamento. L’avreste capito senza vedere l’immagine?
Popping, inglese maccheronico milanese
Il verbo inglese pop è onomatopeico: è il rumore di qualcosa che schiocca o scoppietta. Può avere vari altri significati, tutti comunque legati a suoni o azioni rapide, come ad es. far scoppiare, muoversi o spostare qualcosa rapidamente, saltare o schizzare fuori, ingerire sostanze come droghe o pasticche (molto comune la locuzione to pop pills).
Acqua (non) potabile!
A quanto pare l’autore di questo cartello non ama molto i turisti tedeschi e vorrebbe invogliarli a bere acqua non potabile!
Traduzione letterale, senza parole!
L’insolita figura stilizzata nel tweet di @Paoblog appare sul distributore di biglietti numerati di un sistema eliminacode prodotto da un’azienda italiana.
Possiamo interpretare correttamente il pittogramma solo se riusciamo a risalire alle parole esatte che rappresenta. È l’equivalente grafico di una traduzione letterale fatta da una lingua a un’altra usando la prima parola che si trova in un dizionario bilingue, con la differenza che qui è stata convertita in immagine l’accezione primaria di coda, “estremità posteriore del corpo di molti animali” (anziché “fila ordinata di persone in attesa”).
Divieti fatti con i piedi
Ci sono sviluppi sulla frase descritta ieri in Francese in stazione: peu importe: pare c’entri la compagnia teatrale francese CombatsAbsurde che chissà come è riuscita a far apparire la propria tagline sui cartelli delle scale mobili della stazione di Bologna Centrale.
Dettagli nei commenti, dove trovate anche alcune osservazioni sul divieto caratterizzato da una scarpa sospesa a mezz’aria:
Un lettore si domanda cosa voglia dire: non si può stare in punta di piedi? non si possono dare calci ai gradini? non si possono abbandonare le scarpe sulle scale mobili?
Senza descrizione è difficile capire cosa vieti. È l’ennesimo esempio di Simbolo arbitrario, concetto poco chiaro.
Francese in stazione: peu importe!
Ai lati delle scale mobili in un sottopassaggio della stazione di Bologna sono apparsi nuovi cartelli alti e stretti con 4 segnali di obbligo e 8 di divieto. La novità è che in aggiunta alle solite scritte in italiano e in inglese – in questo caso Obbligatorio / Mandatory e Vietato / Forbidden – stavolta in mezzo ai divieti c’è anche una frase in francese:
Vetuste istruzioni di parcheggio
Nel parcheggio di un ristorante veneto ho visto un vecchio cartello con indicazioni stradali che non sono riuscita a a interpretare. Era posizionato perpendicolare alla strada tra due alberi:
Secondo voi cosa vuole (o voleva) dire PARCHEGGIARE A UNO?
Ho aggiunto la foto a Cartelli insoliti
Fischi per fiaschi sui bastioni
Cartello bilingue sui bastioni della fortezza di Akershus a Oslo:
Commento di un turista italiano, molto perplesso dopo aver letto il testo in inglese: “Ma perché bisogna chiudere gli occhi ai bambini?”
Voi siete qui.
Ho fotografato questa colonna al piano Kiss & Ride della stazione Alta Velocità di Bologna:
Non riesco a capire che funzione abbia la scritta a caratteri cubitali Voi siete qui. (con tanto di perentorio punto finale). È una frase convenzionale che ci aspettiamo di vedere su piantine o altre rappresentazioni topografiche ma altrove non pare avere molto senso.
Il bar della stazione, in inglese
Nelle stazioni ferroviarie ormai quasi tutti i cartelli sono bilingui: italiano in grassetto seguito dall’inglese. In una stazione di Milano ho notato questa indicazione per il bar, un esercizio nuovo simile ai bar degli autogrill e con una decina di tavolini per i clienti:
Ho trovato curiosa la scelta di tradurre Bar con Bar and Cafè. Chissà se gli stranieri che leggono si aspettano di trovare due diversi locali?
In un contesto britannico questo tipo di bar verrebbe probabilmente descritto come coffee shop. Concordo però con la scelta dell’internazionalismo Café (accento acuto), che in inglese indica un esercizio pubblico dove si servono bevande calde e fredde e cibi leggeri. In altre lingue o paesi un café può avere alcune caratteristiche diverse ma la parola è subito comprensibile.