Post con tag “parole macedonia”
A tavola c’è chi fa il colanzo
Che ne dite del colanzo, “pasto della tarda mattinata costituito da una prima colazione ricca e variata, in grado di sostituire il pranzo”?
Non è una parola nuova: esiste da qualche anno, anche se non è per nulla diffusa. È un tentativo di trovare un’alternativa all’anglicismo brunch ma è poco probabile che riesca a sostituirlo, e non solo perché ci piacciono gli anglicismi ed è difficile scalzarne uno che è in uso da circa 50 anni.
Animoji, le emoji 3D animate di Apple
Tra le nuove funzionalità di iPhoneX (“ten”) presentate ieri da Apple ci sono le Animoji, emoji 3D animate che grazie alla scansione del proprio volto e alla rielaborazione dei suoi movimenti sono personalizzate con le proprie espressioni e la propria voce.
Per il momento sono disponibili 12 Animoji, condivisibili solo con l’app iMessage: alieno, gatto, pollo, cane, volpe, scimmia, panda, maiale, cacca, coniglio, robot e unicorno.
Non solo neologismo ma anche internazionalismo
“Lost in Trumpslation” (ma non è un film)
vignetta: Patrick Corrigan
Oggi 20 gennaio 2017 inizia ufficialmente l’era Trump.
Non sarà facile tradurre adeguatamente discorsi e dichiarazioni del nuovo presidente, paradossalmente anche perché il suo linguaggio appare poco evoluto, paragonabile a quello di un bambino delle elementari.
“I’m very highly educated. I know words. I have the best words.”
Trump si esprime con parole brevi del lessico di base e sintassi rudimentale con rare subordinate. Apparentemente ciò che dice spesso manca di coesione e coerenza ma rimangono impresse alcune parole chiave, ripetute più volte e di solito posizionate alla fine della frase per maggiore impatto. Trovate un esempio commentato in questo video (con sottotitoli):
Side-gigger e altri lavoratori della gig economy
In questo dettaglio da un’infografica americana vengono confrontati solopreneur e side-gigger, due tipi di lavoratore in proprio, e sono indicati altri nomi con cui in inglese si può chiamare un independent worker:
Fonte: MBO partners via solopreneur.com
Solopreneur è una parola macedonia in uso da alcuni decenni. È formata da solo+entrepreneur ed è usata per enfatizzare lo spirito imprenditoriale di chi lavora in proprio.
Side-gigger è molto più recente e fa riferimento a lavori e lavoretti occasionali o temporanei (gig), tipici della cosiddetta gig economy, fatti come secondo lavoro (side job).
Bradsplit, Brexpitt e Bradxit
vignetta di MATT
La notizia che Angelina Jolie ha chiesto il divorzio da Brad Pitt è irrilevante, però ne sono nati alcuni giochi di parole divertenti.
Gli hashtag più riusciti sono due:
#Bradsplit (o #Bradsplitt), che gioca con split, separazione;
#Brexpitt, che non solo fa pensare a un abbandono tumultuoso, come quello del Regno Unito dall’Europa, ma contiene anche la parola ex.
Webete: neologismo che entrerà nei dizionari?
29 agosto 2016: sui social ieri è diventata virale la parola webete, usata da Enrico Mentana in risposta a uno dei numerosi individui che impestano il web:
Webete è una parola macedonia davvero efficace, per diversi motivi:
Le medaglie 3×3 di Bolt: tripla ≠ tripletta
Le 9 medaglie d’oro di Usain Bolt (vittoria negli stessi 3 eventi in 3 diverse olimpiadi) sono state descritte in vari modi dai media italiani. Ho notato che è ricorrente tripla tripla, un calco dell’inglese triple triple che mi pare non abbia molto senso in italiano, neppure se usato tra virgolette, e metta invece in evidenza gli ennesimi falsi amici.
Da Brexit a regrexit, è wrexit. E poi nexit?
vignetta @PatChappatte
Regrexit
Tra i cittadini britannici che giovedì 23 giugno 2016 hanno votato per uscire dall’Unione europea (Brexit) pare ce ne siano molti, come questi, che si sono già pentiti della propria scelta. È subito nata la parola macedonia regrexit, da regret (rammarico, rimpianto) + Brexit, e l’hashtag #regrexit è stato a lungo “di tendenza”.
Brexit, Bremain e la crasi dei media italiani
23 giugno 2016: oggi nel Regno Unito si vota se rimanere o meno nell’Unione europea. Da tempo anche in Italia conosciamo il significato di Brexit, la potenziale uscita dalla Ue, e più recentemente anche di Bremain, la permanenza nell’unione.
Brexit e Bremain sono due parole macedonia, formate dalla fusione di due parole diverse che di solito hanno almeno un segmento in comune: in questo caso British+exit (a sua volta modellato su Grexit e inizialmente coesistente con Brixit, Britain+exit) e British / Britain+remain.
Si tratta di un meccanismo di formazione di neologismi comunissimo in inglese (portmanteau words) e a cui ricorre spesso anche l’italiano.
Aperiselfie: occasionalismo o neologismo?
Alcuni titoli apparsi nei media:
L’aperiselfie è un’iniziativa di Matteo Salvini descritta da chi l’ha ideata come “aperitivo elettorale e conoscitivo rivolto al popolo di Facebook”. Chi segue il leader leghista sui social network ora può incontrarlo di persona e magari anche farsi una foto con lui.
La parola aperiselfie farà inorridire i talebani della lingua ma mi pare molto ingegnosa, soprattutto se si considerano i destinatari dell’iniziativa.
Archistar, pseudoanglicismo
Nelle notizie sulla scomparsa di Zaha Hadid è ricorrente la parola archistar, immancabile quando l’argomento è un architetto di grande fama e successo.
È una parola curiosa perché sembra un anglicismo, modellato su superstar o rockstar, e invece ha origine italiana. È stata coniata nel 2003 dalle autrici del saggio Lo spettacolo dell’architettura. Profilo dell’archistar© , Gabriella Lo Ricco e Silvia Micheli, che l’hanno anche “brevettata”: dettagli in Archistar, parola di copyright.
Non solo alla RAI: emotainment e altri –tainment
In un’intervista il direttore generale della RAI ha annunciato la fine dell’emotainment a Rai1:
Emotainment (emotional entertainment) è un tipo di intrattenimento, soprattutto televisivo, con forte contenuto emotivo. Nell’ambito specialistico dell’industria dello spettacolo va considerato un anglicismo utile perché è associabile ad altri termini simili che identificano particolari tipi di programma con “ibridizzazione” di due generi diversi.
Veganuary, reducetarian e altri neologismi
[Gennaio 2016] Mi ha divertita il tweet di @WordLo che si è ricordata degli spuntini di kale descritti in Specialità americane.
Condividiamo un debole per le parole insolite che fanno riflettere sui meccanismi di formazione di neologismi, sia in italiano che in inglese. Un esempio è Veganuary, il mese di gennaio (January) in cui si è incoraggiati a seguire una dieta vegan(a).
Le giornate e gli anni internazionali sono ormai inflazionati e così c’è chi ha inventato i mesi destinati a un particolare evento, caratterizzati da nomi che privilegiano le parole macedonia.
C’è ad esempio Movember, da mo (“baffi” nell’inglese informale australiano, da moustache) e November, mese in cui gli uomini si fanno crescere i baffi per sensibilizzare l’opinione pubblica sul cancro alla prostata. In ottobre invece c’è Stoptober, il mese per smettere di fumare e un’alternativa per gennaio è Dryuary (Dry January), un mese da astemi (dry in inglese americano).
Aggiornamento: rivolti alle donne ci sono anche Decembrow, il dicembre in cui non ci si depila le sopracciglia (in inglese eyebrows e unibrow se non c’è una separazione sopra il naso) e Januhairy, il gennaio in cui non ci si depila (da hairy, peloso).
Brandalism e subvertising
Tra i meccanismi di formazione di neologismi più produttivi dell’inglese ci sono sicuramente le parole macedonia. Due esempi molto efficaci visti ieri sono subvertising (subverting / subversive + advertising) e brandalism (brand +vandalism) con il verbo brandalise.
Sono parole che descrivono le attività di Brandalism, un gruppo di artisti britannici che stravolge le pubblicità di alcuni noti marchi (brand) per comunicare un messaggio alternativo (anti-advertising). In occasione della conferenza sul clima COP21 a Parigi sono stati creati e affissi centinaia di nuovi manifesti. Due esempi:
Unicorni e altri neologismi dalla Silicon Valley
La rivista americana Computer World ha descritto alcuni neologismi legati alle nuove tecnologie e alle startup. Alcuni rimarranno occasionalismi, altri invece si stanno già affermando: riporto i più interessanti e uno estremamente ridicolo per gli italiani.
Unicorn è una metafora popolarizzata dalla rivista Fortune all’inizio del 2015 per descrivere le startup che hanno una valutazione superiore al miliardo di dollari.
Queste particolari startup parevano rarissime, come la creatura mitologica da cui prendono il nome, ma nella Silicon Valley ormai hanno superato il centinaio e così sono nati altri neologismi: decicorn, startup con valutazione superiore ai 10 miliardi di dollari, e quinquagintacorn, oltre i 50 miliardi. Per ora c’è un unico quinquagintacorn, Uber, che per questo è stato soprannominato ubercorn.
Se un unicorno fallisce le aspettative prima di essere quotato in borsa e muore, diventa un unicorpse, parola macedonia formata da unicorn+corpse.