Trovate allettanti i nomi di questi due prodotti tedeschi? 😉
Fanno buona compagnia ad altri prodotti stranieri con nomi italianeggianti:
Terminologia, localizzazione, traduzione e altre considerazioni linguistiche
Trovate allettanti i nomi di questi due prodotti tedeschi? 😉
Fanno buona compagnia ad altri prodotti stranieri con nomi italianeggianti:
Ho trovato insolita ma efficace la scelta di chiamare Plumbago un’app Microsoft per tablet che si usa come un bloc notes digitale per prendere appunti e fare schizzi usando uno stilo (ma anche le dita oppure il mouse).
Mi piacciono molto i fiori celesti del Plumbago ma non sapevo che in inglese fosse anche il nome ormai obsoleto della grafite, il minerale che consente di scrivere e disegnare con le matite e che chiarisce la scelta del nome dell’app.
Sono molto incuriosita dai nomi pseudoitaliani di alcuni prodotti alimentari in vendita all’estero, di solito di marche sconosciute in Italia.
Il barattolo di Pizzassimo che ho visto in un supermercato svizzero invece è “autentico italiano”. È una salsa di pomodoro prodotta da Cirio e in vendita solo all’estero.
Si capisce perché il nome risulti efficace per uno straniero: viene “rianalizzato” come se fosse composto dal sostantivo pizza + suffisso del superlativo assoluto, riconoscibile da parole ormai internazionali come bellissimo (chi non parla italiano non può sapere che il suffisso include anche una i).
Avete notato che in commercio da un paio di anni proliferano dei contenitori per alimenti che hanno la forma dell’alimento stesso?
Hanno tutti lo stesso tipo di nome salva + alimento, ad es. Salva Aglio, Salva Mela, Salva Formaggio, e i produttori li catalogano come prodotti Salva Freschezza.
L’elemento formativo salva- da tempo è molto sfruttato nella pubblicistica, come indica la voce del Vocabolario Devoto-Oli, ma quello descritto è un nuovo uso, più recente:
La mia tolleranza per l’inglese farlocco di solito è bassa ma stavolta faccio un’eccezione.
Si tratta di sporky, salviette umide per la pulizia degli animali domestici, contenute in un dispenser a forma di testa di maiale e prodotte da un’azienda italiana. In questo caso è palese che si tratta di finto inglese e per il mercato italiano il gioco di parole è davvero simpatico.
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Young & Road è il nome di un progetto per la sicurezza stradale finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale.
Me l’ha segnalato meta/phr(eɪ)Ze come esempio di inglese farlocco: parole facilmente comprensibili anche da chi ha conoscenze rudimentali dell’inglese, ma che insieme sono poco idiomatiche o addirittura errate. In questo caso, chi si è inventato Young & Road non ha saputo applicare alcuni meccanismi lessicali che sono usati anche in italiano.
X & Y
I nomi del tipo X & Y, ricorrenti in marchi e nomi di attività commerciali, sono parole polirematiche: elementi lessicali, formati da più di una parola, che hanno una particolare coesione strutturale e semantica interna. Nello schema X & Y, le due variabili appartengono alla stessa categoria lessicale: due sostantivi, due verbi oppure due aggettivi (poche eccezioni, ad es. formazioni con nomi propri). Esempi di marchi italiani di questo tipo: poltrone e sofà, Stira & Ammira, Libera e Bella.
Per chi si è mai domandato cosa vogliano dire i nomi dei prodotti IKEA, Language Hat segnala The IKEA Dictionary, un elenco di più di 1300 nomi in ordine alfabetico* con traduzione in inglese, link a Wikipedia per i riferimenti meno comuni e a Google Maps per quelli geografici, con simboli che classificano i nomi:
parola svedese | |
parola pseudosvedese o non standard | |
nome proprio svedese o scandinavo | |
toponimo svedese, danese, norvegese o finlandese | |
nome inclassificabile | |
nome misterioso |
Quando vado all’estero cerco sempre di farmi un giro in un supermercato: si impara molto sulle differenze non solo alimentari ma anche culturali.
La settimana scorsa a Miami.sono riuscita ad andare solo da Whole Foods Market, un bellissimo supermercato di fascia alta con prodotti biologici, di origine controllata e “naturali”.
Ecco alcune foto, non di qualità e scattate furtivamente perché volevo evitare di essere redarguita dal personale come mi è successo più volte in Italia.
Comincio dall’espositore a destra, in posizione strategica all’inizio di un corridoio, dove si poteva scegliere tra sei tipi diversi di kale chips, “patatine” fatte con la famigerata e onnipresente brassicacea.
L’ho citata recentemente in Tradurre i polizieschi nel XXI secolo e nei commenti ho aggiunto questa specialità, le scaglie di cavolo ricoperte di cioccolata (chockalet chips):
Nel 2015 il nome WhatsApp ormai fa parte del lessico quotidiano di milioni di italiani, ma per molti risulta ostico: nelle comunicazioni scritte informali si trovano variazioni di ogni genere (watsap, wattsap, wattsapp, uotsap, uatsapp, uatsap, uorzap…) e nella pronuncia prevale “uozzap”.
Nessun dubbio di ortografia se invece l’app fosse stata chiamata Zap, il nome alternativo preso in considerazione dai suoi ideatori americani. Non so quale delle diverse accezioni di zap avessero in mente, probabilmente volevano comunicare rapidità e vivacità.
La parola selfie si fa notare anche per la sua produttività: sta continuando a far nascere neologismi.
Da The Guardian ho scoperto selfie drone, un dispositivo che segue in volo una persona per filmarla o fotografarla (e ottenere dei dronie).
Il dettaglio che mi ha colpita però non è tecnico ma terminologico: per i media l’apparecchio recensito è un [selfie] drone, mentre i suoi produttori lo descrivono come camera.
Ho cercato dettagli sul sito lily.camera e ho notato che il prodotto viene chiamato sempre con il marchionimo, Lily, e descritto genericamente come camera, anche nelle specifiche tecniche. Solo nella pagina FAQ si trova un’occorrenza di throw-and-shoot camera (si lancia in volo e comincia subito a scattare/filmare). Non viene invece mai usata la parola drone.
In Il nuovo browser Microsoft Edge Alberto Cellotto ha analizzato il nome e il logo scelti da Microsoft per il browser che sostituirà Internet Explorer. Molti hanno criticato la banalità del nome, che non è affatto innovativo e così poco distintivo che potrebbe essere usato per qualsiasi tipo di prodotto. Edge però rispetta un requisito … Leggi tutto
Si è molto ironizzato sulla La lettera di Rolex contro Alfano e Renzi. I due politici sono colpevoli di avere usato l’espressione figli di papà con il rolex, che avrebbe causato un “inaccettabile affiancamento dell’immagine di ROLEX alla devastazione di Milano e all’universo della violenza eversiva”.
Non mancano le note linguistiche: “la parola ROLEX costituisce un marchio celebre registrato in Italia e nel mondo [….] Il suo utilizzo in caratteri minuscoli ed in forma sostantivata generica non risponde a correttezza ed è suscettibile di diluire e pregiudicare il suo valore e la sua distintività”.
Un prodotto svizzero.
Probabilmente ora si sa anche al di fuori della Lombardia che la schiscetta è un contenitore portavivande (pietanziera) per portare il pranzo da casa al lavoro. Il nome deriva da schiscià, schiacciare, perché il cibo veniva premuto per farlo stare all’interno della scatoletta (nell’immagine la tipica schiscetta metallica).
Recentemente la schiscetta è stata citata anche dalla BBC, che ha ripreso la notizia italiana Contro sprechi cibo nasce Schisceta Reverse, inno a doggy bag:
«Contro lo spreco di cibo, nasce a Milano il movimento "Schisceta Reverse", idea dal nome milanesissimo ma di respiro internazionale per mutuare la pratica molto comune all’estero di portare a casa porzioni di alimenti o di vino che non si sono consumate al ristorante. […] "Reverse" per spiegare come la società sia cambiata: se un tempo la "schisceta" rappresentava il "portarsi il cibo da casa, magari in ufficio", oggi il mondo va un po’ al contrario.» |
La parola schiscetta mi piace moltissimo ma il nome Schisceta Reverse non mi convince, soprattutto se analizzato dal punto di vista delle valutazioni di globalizzazione.
Grazie a @Leonaltro ho scoperto l’esistenza di Fessenger, un’app descritta come Facebook Messenger per Google Glass.
Il nome è decisamente poco allettante per potenziali utenti italiani. Dubito siano state fatte valutazioni di globalizzazione, che avrebbero segnalato le inevitabili associazioni a fesso e Kazzenger che a loro volta rinforzano lo stereotipo del glasshole, epiteto di origine americana che descrive chi porta Glass in maniera irritante per gli altri.
Sia Fessenger (Facebook+Messenger) che glasshole (Glass+asshole) sono parole macedonia, formate dalla fusione di due parole diverse.
Meccanismi di formazione delle parole macedonia
Come già indicato qui, diverse lingue ricorrono alle parole macedonia per la formazione di neologismi, ma non sempre con gli stessi meccanismi e la stessa produttività.