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Fantaparole
Tra le notizie associate al Festival di Sanremo 2022 c’è il successo di FantaSanremo, il gioco virtuale (fantagiuoco!) che ha coinvolto centinaia di migliaia di persone.
Il nome è immediato, efficace e trasparente per chi conosce l’esistenza del fantacalcio e altri fantasport e mi ha fatto venire la curiosità di sapere da quanto tempo è in uso l’elemento fanta– per denominare gare o campionati virtuali a cui si partecipa online con squadre immaginarie composte di atleti selezionati da campionati esistenti, per poi guadagnare punti che dipendono dal verificarsi di eventi reali, come l’andamento delle partite e i risultati ottenuti degli atleti in campo.
Su vocabolari e anglicismi
Suggerimento di lettura: due articoli della sociolinguista Vera Gheno, per le analisi precise e i chiarimenti molto efficaci su due temi che ultimamente hanno avuto parecchia visibilità ma su cui ci sono ancora molti equivoci.
➤ Contro i vocabolari pulitini (Il Post) prende spunto da una richiesta pubblica di eliminazione di alcune parole offensive del Dizionario dei Sinonimi e Contrari Treccani per illustrare alcuni aspetti del lavoro lessicografico poco conosciuti o spesso fraintesi, differenziare i diversi tipi di dizionario, dare indicazioni di consultazione e spiegare perché i dizionari devono includere anche le parole sgradevoli.
Attacco ad attachment (ma è attaccamento!)
Su Twitter è stata di tendenza la parola attachment per l’uso fatto in un tweet in inglese del ministro degli esteri:
Molti hanno criticato sarcasticamente l’uso della parola, erroneamente convinti che in inglese attachment abbia un unico significato, quello di allegato di posta elettronica.
Invece non è l’unica accezione: attachment significa anche attaccamento, nel senso non solo affettivo ma anche di grande interesse o dedizione. Il registro non informale ne fa una parola adatta a questo tipo di comunicazione.
Promemoria per i media: vaccino ≠ siero ≠ antidoto
Questi titoli di inizio 2021 sull’avvio delle vaccinazioni contro il COVID-19 evidenziano due problemi che accomunano parecchi giornalisti e titolisti italiani: la mancanza di nozioni scientifiche di base e il terrore delle ripetizioni.
Non si spiega altrimenti perché considerino i termini siero e antidoto intercambiabili con vaccino. Eppure basterebbe consultare qualsiasi dizionario per avere la conferma che non sono sinonimi e che rappresentano invece concetti diversi.
Antidoto ≠ siero ≠ vaccino
Solo il vaccino induce la produzione di anticorpi nell’organismo, come si ricava facilmente anche da definizioni* molto sintetiche.
Studio sull’associazione di parole
Bastano 5 minuti per contribuire a uno studio sull’associazione di parole. Si propone di costruire un modello che rappresenti la rete di relazioni tra parole nel cosiddetto dizionario mentale: “diversamente dai dizionari tradizionali, questo dizionario mentale fornisce informazioni su quali parole e soprattutto quale aspetto del loro significato sia centrale per la mente umana”.
Si partecipa rispondendo a un questionario: vengono visualizzate 18 parole e per ciascuna si devono indicare le prime tre altre parole che vengono in mente.
Dizionario delle collocazioni dell’inglese
Una notizia utile per chi studia l’inglese o lo usa per comunicare in contesti professionali: il Macmillan Collocations Dictionary ora è consultabile gratuitamente online.
Una collocazione è una combinazione o co-occorrenza di due o più parole che tendono a presentarsi insieme più spesso di quanto si potrebbe prevedere, e al cui interno i sinonimi non possono essere sostituiti liberamente. Ad esempio, in inglese si dice strong wind e heavy rain ma non *heavy wind e *strong rain (in italiano invece associamo l’aggettivo forte sia a vento che a pioggia).
“Se lo dice il dizionario…”
“Se lo dice il dizionario…” L’utente tra i dizionari dell’uso e le nuove risorse digitali è un articolo che ho scritto per il Portale Treccani.
Nella prima parte ho descritto alcune percezioni errate legate ai dizionari dell’uso, che descrivono il lessico contemporaneo ma non “approvano” o “certificano” i neologismi e non consentono diagnosi sullo stato di salute di una lingua.
Nella seconda parte ho identificato alcune alternative ai dizionari tradizionali, come ad es. i dizionari collaborativi e le raccolte di dati lessicali ottenute con progetti in crowdsourcing. Ho evidenziato le caratteristiche innovative ma anche alcuni punti deboli che rendono necessaria cautela nella consultazione.
Questioni di lessico sui media italiani
L’immagine mostra titolo, sottotitolo e incipit di una notizia linguistica apparsa all’inizio di agosto 2019 su un noto quotidiano.
Senza procedere nella lettura, provate a riflettere sulle informazioni che ricavate sulla parola in discussione e sul dizionario in cui appare. Vi è del tutto chiaro di che lingua si tratta e in che contesto vengono usate le parole tra virgolette, oppure rilevate qualche ambiguità?
Turofilo e altre parole curiose
Un turofilo è un amante o un esperto di formaggio (dal greco τυρός). Ho imparato la parola nella sua versione inglese, turophile, in The Dictionary of Difficult Words, scritto dalla lessicografa americana Jane Solomon e illustrato da Louise Lockhart.
È un libro per bambini, con definizioni sintetiche e molto chiare, ma è divertente anche per adulti appassionati di parole e sicuramente un bel regalo per ragazzini italiani interessati all’inglese.
Cosa si può evacuare?
Alcuni esempi d’uso del verbo evacuare in titoli di notizie:
► Alluvioni, in Iran evacuati 70 villaggi
► Cinisello, incendio sul tetto: evacuato un palazzo
► Nave Viking Sky: ancora 1000 persone da evacuare
► Norvegia, nave arriva in porto e passeggeri evacuati
► Emergenza incendi in Piemonte 30 evacuati
► Fumo aeroporto Ciampino a Roma: passeggeri evacuati
Si può notare che il verbo evacuare (dal latino evacuāre, da ex– e văcuus, vuoto) è stato usato con due accezioni diverse:
A) sgomberare luoghi
B) portare in salvo persone
L’accezione B) è però ritenuta impropria in italiano, anche in riferimento all’etimologia.
Bufale linguistiche: l’approvazione dei neologismi
Notiziola linguistica dei giorni scorsi: polemiche per la presenza della parola Ferragnez (la coppia Ferragni-Fedez) tra i neologismi descritti nel Libro dell’Anno 2018 Treccani, una pubblicazione che registra fatti, temi e tendenze dell’anno appena trascorso.
L’indignazione fa parte di un copione già visto: chi la manifesta ritiene deplorevole che i dizionari e altre fonti autorevoli consentano che la lingua italiana venga deturpata dall’aggiunta di parole indegne di farne parte.
Esempi:
Chi fa applicare… non si applica!
Conoscete già questo uso improprio del verbo applicare?
È un calco del verbo inglese apply, “fare domanda” o “fare richiesta”, e ho scoperto che è piuttosto diffuso: questi esempi non sono traduzioni ma tweet che riguardano attività e contesti italiani e che quindi non hanno subito un’interferenza diretta dell’inglese.
Il verbo applicare
Se trovate questo falso amico più fastidioso di altri, il motivo c’è: risulta anomalo non solo il significato ma anche la costruzione. Per il verbo transitivo applicare ci si aspetta infatti almeno un argomento (elemento linguistico necessario in aggiunta al soggetto). Se manca, la costruzione è agrammaticale.
Emoji nel dizionario: non sono parole!
Il sito americano Dictionary.com ha una nuova sezione dedicata alle emoji. Per ora conta una ventina di voci, scelte tra le emoji non solo più usate ma anche che si prestano a più interpretazioni. Si distingue da altri progetti per l’approccio lessicografico che ricava informazioni molto dettagliate da analisi dei contesti d’uso nell’inglese americano.
Non sempre le descrizioni valgono anche per l’italiano ma si ricavano comunque indicazioni utili su un aspetto della comunicazione ancora piuttosto nuovo. Se vi interessa l’argomento, vi suggerisco di ascoltare l’intervista alla lessicografa Jane Solomon, esperta di emoji che cura il progetto e fa anche parte del sottocomitato di Unicode che approva nuove emoji.
Nevicate eccezionali: parole per la neve ❄❄❄
Effetto itanglese (o “erba del vicino”): anglicismi e pseudoanglicismi come il ridicolo, martellante Big Snow possono sembrare la soluzione più efficace ed evocativa per chi non conosce bene l’inglese e ignora che l’italiano ha un’enorme ricchezza lessicale che ci consente di esprimere adeguatamente qualsiasi idea e sfumatura di significato, quindi anche i fenomeni atmosferici di questi giorni.
Parole italiane per la neve
Possiamo trovare molti spunti nel Dizionario Analogico della Lingua Italiana alla voce neve:
Risorse: Le parole per dirlo in italiano
Vi suggerisco di leggere Le parole per dirlo in italiano. Dove e come cercarle in rete di Giuseppe Palumbo per la rivista Tradurre.
La prima parte contiene riflessioni sull’evoluzione dei dizionari, non solo per quel che riguarda le caratteristiche ma anche il ruolo che ricoprono.
Nella seconda parte c’è una rassegna commentata di risorse per l’italiano che include dizionari di vario tipo: monolingui, specializzati, delle collocazioni, etimologici…