C’è omicidio e omicidio

Testo originale in inglese di notizia sull’ex atleta paraolimpico sudafricano Oscar Pistorius e traduzione italiana apparsa in alcune note testate:

Testi inglese 1 e italiano 2 a fronte: 1 “Pistorius was first convicted of culpable homicide — a charge comparable to manslaughter — and sentenced to five years in prison. After appeals by prosecutors, he was ultimately found guilty of murder and had his sentence increased”; 2 “Pistorius fu inizialmente giudicato colpevole di omicidio colposo – un’accusa paragonabile a omicidio colposo - e condannato a 5 anni di prigione. Dopo gli appelli dei pubblici ministeri, alla fine è stato dichiarato colpevole di omicidio e la sua pena è stata aumentata”
(grazie a @jhack per l’esempio)

È un esempio di traduzione automatica* a cui però non è seguita nessuna revisione umana, perché altrimenti sarebbe risultato palese, anche senza testo originale, che in italiano questa spiegazione non ha alcun senso:

Pistorius fu inizialmente giudicato colpevole di omicidio colposo – un’accusa paragonabile a omicidio colposo – e condannato a 5 anni di prigione

Nel testo inglese vengono usate due espressioni diverse: il termine giuridico sudafricano culpable homicide, che potrebbe risultare non familiare a tutti i lettori anglofoni perché usato solo in alcuni ordinamenti giuridici (ad es. in Scozia), e la “spiegazione” manslaughter, che è invece il termine usato per reati paragonabili in altri paesi, come ad es. in Inghilterra, Galles e Stati Uniti. È una precisazione rilevante in inglese ma che in italiano in questo tipo di notizia non è necessaria: in una traduzione umana va eliminata.

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Per Istat, verdure ≠ ortaggi

In una discussione sulle abitudini alimentari degli italiani ho visto queste statistiche Istat:

 “Consumo, almeno una volta al giorno, di verdure, ortaggi o frutta. Istat, 2022” con percentuali per “occupato, disoccupato, dirigente, operaio” per le tre categorie “verdure, ortaggi, frutta”

Sono rimasta colpita dalla distinzione tra verdure e ortaggi perché normalmente facciamo riferimento al consumo di frutta e verdura, senza ricorrere a ulteriori categorie, e perché nell’uso comune verdure e ortaggi sono parole intercambiabili.  

Ho subito pensato che nel contesto specialistico delle indagini multiscopo sulla vita quotidiana condotte dall’Istat, verdure e ortaggi fossero due “etichette” a cui con un processo di terminologizzazione è stato attribuito un significato che si discosta da quello del lessico comune.

Per averne conferma ho confrontato varie informazioni che riporto anche qui perché ritengo siano un esempio utile del tipo di dettagli a cui si presta attenzione nel lavoro terminologico. Per chi non ha interesse per questo tipo di particolari, questa è una sintesi delle differenze riscontrate che ho rappresentato con due elementari sistemi concettuali di tipo gerarchico:

grafico con sintesi dei due diversi sistemi concettuali in uso comune e per Istat
(nel grafico sono rappresentati i concetti; alla fine del post un altro grafico con i termini Istat corrispondenti)

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Trump, blimp e altri palloni gonfiati

Trump baby blimp is being inflated ready for the flesh version’s arrival

Oggi 13 luglio in Gran Bretagna sono previste manifestazioni anti-Trump e a Londra dovrebbe volare anche il famigerato pallone che lo raffigura come neonato arrabbiato.

In inglese l’oggetto volante è descritto sia come balloon che come blimp, una parola divertente che mi ha incuriosita. Ne ho cercato l’origine e ho scoperto che l’etimologia è incerta e le definizioni dei dizionari sono discordanti.

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Violenza in Svezia, una questione terminologica

POOR SWEDEN!

Mi ricollego a Lo strano caso dell’attentato in Svezia (febbraio 2017) per aggiungere alcune considerazioni sulla rilevanza della terminologia nell’interpretazione corretta dei fatti.

L’immagine che ha dato Trump della Svezia – descritta come paese altamente insicuro e violento a causa dell’immigrazione – è stata subito confutata, e non solo dagli svedesi. Chi l’ha fatto però è stato ripetutamente attaccato dalla destra con un argomento ricorrente* e non sempre rilevante: l’altissima percentuale di stupri della Svezia, che quindi sarebbe il paese occidentale in assoluto più pericoloso per le donne.

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“Provate voi a tradurre home page

Condivido le osservazioni di Marco Biffi in Le parole nella Rete sui prestiti dall’inglese legati al mondo di Internet: sono facilitati dalla velocità di propagazione di nuovi concetti che spesso non dà il tempo per trovare alternative italiane, ma anche dalla mancanza di equivalenti adeguati e da metafore incongruenti con il sistema linguistico e culturale italiano.

home page

Biffi si sofferma sulla ricerca di “un traducente per home page” per il sito dell’Accademia della Crusca: “ci mettemmo quindi a tavolino, provando e riprovando, finché ci assestammo su pagina di entrata. Ebbene, non lo ha notato quasi nessuno”.

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Il lessico del futuro (ma non sono parole)

Ilvo Diamanti in Le parole del futuro: vincono ambiente e Internet, giù la politica ha illustrato i risultati di Lessico del futuro, un sondaggio che ha rilevato l’atteggiamento degli italiani “di fronte a una serie di termini che ricorrono frequenti nei discorsi pubblici e nella vita quotidiana”. Dalle reazioni (approvazione vs dissociazione) è stata ricavata una Mappa delle parole del nostro tempo.

Sillabario del nostro tempo - demos.it

I dati presentati sono molto interessanti ma osservandoli da un punto di vista terminologico ho qualche perplessità su cosa si intenda per lessico e parole e su come sia stato ricavato l’elenco del sondaggio.

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Le differenze tra rifugiati e migranti

[Settembre 2015] Nelle discussioni sull’emergenza umanitaria in Europa la comunicazione è spesso ambigua perché alle due parole chiave migrante e rifugiato vengono attribuiti significati diversi a seconda del contesto e di chi le usa, come già descritto in Migranti, emigrati e immigrati e in Refugee e rifugiato: il lessico della migrazione.

Penso possa essere utile illustrare alcune differenze usando un approccio onomasiologico (orientato al concetto) tipico del lavoro terminologico. In questo schema semplificato ho raccolto alcuni concetti chiave partendo dal concetto sovraordinato seguito dai concetti subordinati disposti gerarchicamente:

Sistema concettuale semplificato delle persone che lasciano il proprio paese

Prima però di continuare a leggere, provate a individuare i concetti (le due “caselle”) a cui secondo voi corrispondono i termini migrante e rifugiato.

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Lingue artificiali: Blissymbolics

esempi da An Introduction to Blissymbols di Douglas CrockfordBlissymbolics / Blissymbols o Semantography è una lingua artificiale creata negli anni ‘40 del secolo scorso da Charles Bliss. È un sistema di scrittura logografico, come la scrittura geroglifica egiziana e la scrittura cinese, che si basa su una rappresentazione grafica di oggetti e concetti.

Ha la peculiarità di esistere solo in forma scritta e quindi di non poter essere parlata perché ai simboli non corrispondono parole (cfr. segno nel triangolo semiotico). Bliss l’ha ideata come sistema di comunicazione ausiliario indipendente e universale, ma non ha avuto molto successo.

Caratteri di base

La lingua è formata da 900 caratteri di base (Bliss-character) che rappresentano concetti chiave. Includono sia pittogrammi (immagini stilizzate di oggetti reali) che ideogrammi (simboli che raffigurano un’idea o un concetto astratto, ad es. la forma del cuore rappresenta emozione / sentimento e il profilo della parte superiore della testa rappresenta la mente). Vengono inoltre usati alcuni simboli arbitrari con funzioni particolari.

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captain ≠ capitano

THIS IS YOUR CAPTAIN SPEAKINGIn un commento Francesco ha rilevato che nella notizia sul disastro aereo di Germanwings il capo dell’equipaggio viene descritto erroneamente come capitano e non come comandante. È un falso amico dovuto a traduzioni dall’inglese captain (e in questo caso anche dal tedesco Kapitän) ed è molto diffuso soprattutto in riferimento ai piloti dell’aviazione commerciale.

Ne avevo discusso in Parolacce, capitani, comandanti e falsi amici con esempi dalla marina mercantile e militare. Avevo preso come spunto un altro falso amico, commander, usato da alcuni media di lingua inglese per descrivere Francesco Schettino, comandante della Costa Concordia.

Termini simili, concetti diversi

Parole equivalenti a capitano e comandante esistono in molte lingue europee ma possono identificare concetti diversi, come mostra questo confronto tra nomi dei gradi e distintivi (simboli) degli ufficiali di alcune marine militari di paesi NATO (fonte: Wikipedia):

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Di interfacce e lecca-lecca

Nella puntata di La lingua batte sulle Risorse digitali per la lingua italiana c’è un’analisi molto interessante del verbo interfacciare che potete ascoltare in podcast. Pensavo che l’origine fosse informatica, e invece risale a un termine della chimica nato da un anglicismo di derivazione latina, interface. MI ha colpita molto la storia di verbo e sostantivo, caratterizzata da vari esempi di risemantizzazione (prestiti interni) e determinologizzazione.

In informatica l’accezione più comune di interfaccia è “software o dispositivo che consente la comunicazione tra due sistemi altrimenti incompatibili”, come l’interfaccia utente grafica che consente l’interazione tra utente e software grazie a rappresentazioni grafiche delle funzioni Android Lollipopdel programma (pulsanti, icone ecc.).

Tra gli innumerevoli tipi di interfaccia dell’informatica, quella che per me ha il nome più curioso è lollipop interface.

Senza altre informazioni, è realistico immaginare che si tratti dell’interfaccia grafica della versione 5.0 del sistema operativo Android denominata Lollipop (cfr. Android KitKat e altre leccornie digitali per qualche dettaglio sui nomi delle versioni).

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Oggetti, concetti e segni nelle interfacce

Ho già accennato al triangolo semiotico, uno schema molto usato in terminologia.

triangolo semioticoSintetizza le relazioni tra oggetti, percepiti o immaginati, che vengono astratti in concetti (immagini mentali di oggetti o insiemi di oggetti), a loro volta rappresentati da designazioni: segni linguistici, le parole, o anche non linguistici, come icone e simboli grafici. Il collegamento tra un oggetto e le sue designazioni è tratteggiato perché i segni sono convenzioni, spesso diverse in lingue e culture diverse.

Ci sono simboli grafici così familiari che ci possono sembrare universali, come image per il comando Taglia nelle interfacce grafiche. In questo caso l’associazione tra l’azione e lo strumento è palese, però non è detto che in tutte le lingue il concetto di “rimuovere un oggetto o parte di un documento e tenerlo temporaneamente in memoria” venga rappresentato da una parola ricollegabile alle forbici. Il segno è arbitrario e va imparato.

Un esempio noto è image, un simbolo “descrittivo” che in origine era facilmente associabile al dischetto su cui si salvavano i dati, ma che è diventato astratto per le generazioni che non hanno mai visto un floppy (c’è chi pensa sia un televisore o una lavastoviglie o chissà cos’altro). È però così diffuso e, una volta imparato, facilmente identificabile come simbolo del comando Salva, che sarebbe controproducente cercare di sostituirlo.

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Whistleblower, un concetto poco italiano

Post pubblicato nel 2013, con vari aggiornamenti per il contesto italiano tra cui una nota sulla proposta di legge approvata dalla Camera il 15 novembre 2017: anticipo che il legislatore non ha usato alcun anglicismo ma ha scelto la locuzione “autore di segnalazioni di reati o irregolarità”.


The whistleblower (foto di Edward Snowden con le parole “I can’t allow the US government to destroy privacy and basic liberties”)Alcuni giorni fa The Guardian ha rivelato la fonte dello scoop sullo scandalo noto in Italia come Datagate: è Edward Snowden, che lavorava all’interno della NSA, l’agenzia governativa americana ora al centro delle polemiche. In tutti gli articoli del quotidiano britannico Snowden è sempre descritto come whistleblower.

I media italiani che hanno ripreso la notizia direttamente da The Guardian l’hanno invece definito talpa o gola profonda. In altri contesti, come segnalato nei commenti qui, whistleblower viene anche reso come spifferatore, delatore, informatore, confidente, canarino, ma sono tutte soluzioni poco soddisfacenti che hanno connotazioni diverse da quelle associabili a whistleblower e che possono essere analizzate facendo alcune considerazioni tipiche del lavoro terminologico.

Whistleblower, concetto specifico

In inglese whistleblower identifica una persona che lavora in un’impresa o in un ente (pubblici o privati) e che denuncia illeciti commessi al suo interno, riportandoli alle autorità TIME Persons of the year 2002 – The Whistleblowerscompetenti o all’opinione pubblica o anche alla stessa organizzazione se sono previsti meccanismi per raccogliere queste segnalazioni.

Il soffiare il fischietto è una metafora del ruolo di arbitro o di poliziotto assunto da chi richiama l’attenzione su attività non consentite affinché vengano bloccate.

È una parola con connotazioni positive: descrive un ruolo che esemplifica una virtù civile ma che non è esente da rischi e ritorsioni e anche per questo nel 2002 la rivista TIME ha scelto tre whistleblower come persone dell’anno. 

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