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Flurona? In Italia è irrilevante!
Alcuni titoli di notizie del 3 gennaio 2022:
Sono esempi che illustrano un fenomeno ricorrente nei media italiani: una testata dà importanza a una notizia marginale dall’estero e in breve tempo altri media la rilanciano, senza però preoccuparsi che sia effettivamente rilevante.
È il caso della storia da Israele della donna malata contemporaneamente di Covid e di influenza, una combinazione di patologie che un quotidiano del posto ha soprannominato flurona.
I media italiani che hanno tradotto dall’inglese dando importanza al nome Flurona probabilmente non hanno considerato le modalità d’uso, il registro e le connotazioni della parola, altrimenti avrebbero capito che è irrilevante in un contesto italiano.
Bufale linguistiche: UE, Natale e nomi cristiani
Nell’immagine alcuni titoli del 29 novembre 2021 apparsi sui media italiani. Polemizzano su #UnionOfEquality, un testo in inglese a uso interno dei dipendenti della Commissione europea. Contiene linee guida per la comunicazione inclusiva.
Sono uscite copie ora online, ad es. qui, e consultandole viene il sospetto che chi ne ha scritto nei media italiani non abbia letto il documento o abbia conoscenze di inglese inadeguate per capirne il contenuto, altrimenti saprebbe che non vi si trova alcun divieto ma solo esempi e indicazioni di tipo linguistico, aggiornati alle sensibilità più recenti.
Nulla di nuovo: da anni multinazionali e organizzazioni internazionali hanno linee guida interne di questo tipo, essenziali in ambienti di lavoro con persone che provengono da culture differenti. Consentono di acquisire consapevolezza delle diversità ed evitare linguaggio e stereotipi che discriminano ed escludono chi è di età, religione, genere, orientamento sessuale, origine ecc. diversi dai propri.
È facile dimostrare che la maggior parte delle affermazioni dei media e di alcuni politici su questo documento sono distorte o infondate, a partire da un dettaglio fondamentale: non viene chiarito esplicitamente che le linee guida sono in inglese, lingua di lavoro, e viene invece fatto credere che ci sia una versione italiana che riguarda parole italiane.
Qui sotto ho raccolto e commentato gli errori più evidenti, tratti da più fonti.
“Speriamo che faremo bene”: dov’è l’errore?
Subito dopo il giuramento del governo Draghi (febbraio 2021), su Twitter è scoppiata una polemica linguistica, riportata poi da vari media, su alcune frasi del neoministro dell’istruzione Patrizio Bianchi, emiliano. Esempio:
Bianchi si è fermato a parlare con i cronisti rispondendo a chi gli chiedeva quando aveva scoperto della sua nomina: “L’ho imparato ieri”, dice invece del corretto “l’ho appreso ieri”. Poi un altro scivolone: “Speriamo che faremo bene”. |
Per quel che ho potuto vedere si tratta di notizie “acchiappaclic” perché non sono state date spiegazioni che giustifichino la presunta gravità degli errori.
L’accettabilità di l’ho imparato ieri
Tutti i dizionari di italiano registrano l’accezione “venire a sapere” di imparare, marcata come uso regionale. Non è una forma dialettale, come è stato affermato impropriamente da alcuni: si tratta invece di un uso circoscritto ad Emilia-Romagna e alcune altre regioni ed è un esempio di variazione diatopica (il modo in cui una lingua cambia nello spazio geografico).
La rumorosità dell’italiano, lingua isosillabica
Un articolo di Tobias Jones per The Guardian prende spunto dall’annuncio di una nuova area Standard Silenzio sui treni Frecciarossa per alcune considerazioni sullo stereotipo che gli italiani parlano sempre a voce alta.
Jones evidenzia anche ad alcuni aspetti linguistici che differenziano l’italiano dall’inglese e possono contribuire alla percezione che la nostra sia una lingua più rumorosa. In particolare, fa riferimento all’isocronia (in inglese timing), un fenomeno fonetico che consiste nella ripetizione costante di particolari elementi prosodici all’interno di una frase.
Parole ingegnose: quantifauxcation
Quantifauxcation è una parola inglese che ho scoperto recentemente e che mi piace molto perché denomina un concetto utile ed è creativa, trasparente e facile da ricordare.
È stata coniata da Philip B. Stark, docente di statistica alla University of California a Berkeley. È formata sostituendo la terza sillaba di quantification, “quantificazione”, con la parola faux /fəʊ/, “falso, artificiale, ad imitazione”.
Si ha quantifauxcation quando vengono presentati studi o altre informazioni con statistiche o numeri inventati, assegnati a caso o non facilmente verificabili, ma che conferiscono credibilità per il fatto stesso di esprimere una quantità. Più è complicato e macchinoso il metodo per ottenere i numeri, più appaiono convincenti.
Questioni di lessico sui media italiani
L’immagine mostra titolo, sottotitolo e incipit di una notizia linguistica apparsa all’inizio di agosto 2019 su un noto quotidiano.
Senza procedere nella lettura, provate a riflettere sulle informazioni che ricavate sulla parola in discussione e sul dizionario in cui appare. Vi è del tutto chiaro di che lingua si tratta e in che contesto vengono usate le parole tra virgolette, oppure rilevate qualche ambiguità?
Bufale linguistiche: il correttore “gender”
Alcuni media italiani hanno pubblicato una notizia linguistica fuorviante, costruita attorno a un unico dettaglio non rilevante per l’italiano e ingigantito ad effetto:
L’incongruenza tra titolo e sottotitolo dovrebbe far venire subito qualche dubbio sull’affidabilità della notizia: cosa c’entra la parola poliziotto con il cosiddetto “gender” e perché viene considerata discriminatoria?
La descrizione della nuova funzione non dà alcuna spiegazione e rafforza le perplessità:
“Prima l’italiano”?
Avete già visto lo sketch di Maurizio Crozza nel ruolo del ministro Salvini che contrasta l’invasione delle parole straniere?
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Lo spunto per lo sketch è la decisione del ministro di usare la traduzione letterale tassa piatta in alternativa a flat tax.
Sono però convinta che Crozza voglia ridicolizzare anche tutti i politici che hanno scelto come cavallo di battaglia la tutela della lingua italiana, spesso senza una comprensione adeguata dei suoi meccanismi e quindi con scarsa credibilità.
Notizie distorte: la parola proibita alla tata
Dal Regno Unito, notiziola “acchiappaclic” apparsa ieri:
Quando vedo titoli su parole di altre lingue temo sempre traduzioni letterali che travisano il senso della notizia originale. Purtroppo ho avuto conferma anche in questo caso.
La storia riportata da alcuni media italiani è che alla persona che si occupa dei tre figli del principe William è stato vietato di chiamarli “bambini”, per evitare che la figura adulta comunichi un senso di superiorità. Per rispetto nei loro confronti, l’unica opzione consentita è usare i nomi di battesimo.
La realtà però è diversa e si può verificare nell’articolo del Daily Mail che dovrebbe essere la fonte della notizia.
Ferragnez: non è né crasi né ship (già shippati!)
Alla bufala sulla parola Ferragnez sono seguiti articoletti con precisazioni e alcuni dettagli linguistici aggiuntivi, spesso però poco affidabili o errati. Un esempio:
Crasi ≠ parola macedonia
La parola Ferragnez è formata dalla combinazione dei due nomi propri Ferragni e Fedez e quindi non è una crasi – la fusione della vocale finale di una parola con la vocale iniziale della parola seguente – ma una parola macedonia formata unendo pezzi di parole.
Bufale linguistiche: l’approvazione dei neologismi
Notiziola linguistica dei giorni scorsi: polemiche per la presenza della parola Ferragnez (la coppia Ferragni-Fedez) tra i neologismi descritti nel Libro dell’Anno 2018 Treccani, una pubblicazione che registra fatti, temi e tendenze dell’anno appena trascorso.
L’indignazione fa parte di un copione già visto: chi la manifesta ritiene deplorevole che i dizionari e altre fonti autorevoli consentano che la lingua italiana venga deturpata dall’aggiunta di parole indegne di farne parte.
Esempi:
I media e la bufala di “esci il cane”
Nei giorni scorsi i media hanno creato un nuovo caso “petaloso”, dimostrando grande superficialità nell’affrontare questioni linguistiche. Alcuni esempi di titoli:
Il riferimento è a una consulenza sul sito dell’Accademia della Crusca, Siedi il bambino! No, fallo sedere! del linguista Vittorio Coletti, che è stata travisata e banalizzata dai media. Risultato: indignazione e polemiche gratuite sui social.
Verbi intransitivi usati transitivamente
Coletti non ha approvato indiscriminatamente l’uso transitivo di alcuni verbi intransitivi, come uscire, ma ha invece spiegato che ci sono alcuni contesti e registri in cui è accettabile.
Davvero fra 80 anni non si parlerà più italiano?
Pessimismo sul futuro dell’italiano minacciato dall’inglese:
È una citazione da un’interpellanza urgente per la tutela della lingua italiana fatta dal deputato Francesco Lollobrigida (Fratelli d’Italia) al Ministro dell’Istruzione in seguito a una diatriba già descritta in Anglicismi: Gruppo Incipit contro MIUR.
Studiosi misteriosi
Lollobrigida non specifica chi ha previsto la scomparsa dell’italiano nell’arco di ottanta anni, ma sono certa che nessuno dei più affermati studiosi della lingua italiana ha mai avanzato ipotesi così catastrofiche.
Di lingue, segni e gorilla
È morto Koko, un gorilla molto famoso perché era riuscito ad imparare circa 1100 segni di una versione modificata dell’American Sign Language e a usarli per comunicare.
Language: lingua e linguaggio
Ne hanno dato notizia anche vari media italiani con traduzioni molto superficiali che non tengono conto che in inglese viene usata un’unica parola, language, per esprimere alcuni concetti che invece in italiano sono identificati da parole diverse e non intercambiabili, lingua e linguaggio. Un esempio:
Anglicismi, che passione!?
Chi mi segue qui sul blog e su Twitter sa cosa penso dell’itanglese: sono alquanto infastidita dagli anglicismi superflui e non perdo occasione per mettere in discussione l’uso che ne fanno media, aziende e istituzioni.
Proprio per questo sono piuttosto divertita di essere finita nella categoria “voi anglopuristi [che] preferite parlare l’itanglese, ingessare l’italiano a lingua dei morti e spacciare per prestito di necessità tutto quel che potete”.