Neologismi: mask shaming, no mask, mascherati…

mascherina

L’emergenza COVID-19 ha fatto nascere molti neologismi, tra cui alcuni legati all’uso delle mascherine.

Mask shaming

In inglese mask shaming è uno degli esempi più recenti delle parole con l’elemento formativo shaming che, come già descritto in Fat shaming: in italiano, senza vergogna, descrive atteggiamenti di riprovazione e derisione pubblica.

La locuzione mask shaming è particolare perché è usata per identificare due comportamenti opposti
1 rimprovero per chi non porta la mascherina
2 critica e derisione per chi la porta
Può quindi essere considerato un esempio di enantiosemia, un tipo particolare di polisemia che si verifica quando una stessa parola (anche polirematica) ha due significati tra loro contrari.

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Sanificare, igienizzare, disinfettare, sanitizzare…

pulizia-sanificazione-disinfezione (2)

Questo cartello sulla vetrina di un centro estetico è rappresentativo delle molte trasformazioni che con l’emergenza COVID-19 ha subito anche il nostro lessico quotidiano. Una di queste è la diffusione e la repentina alta frequenza del verbo sanificare e del sostantivo sanificazione.

Comprendiamo immediatamente il significato di “rendere sano” però è meno ovvio cosa differenzi l’azione di sanificare da altre come decontaminare, detergere, disinfettare, disinfestare, igienizzare, pulire, purificare, sanitizzare, sterilizzare

Le informazioni del cartello, ad esempio, vi consentono di capire quando si ricorre alla sanificazione e quando invece alla disinfezione e perché, e se le azioni sono complementari o mutualmente esclusive?

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Stay alert ≠ stare in allerta

Anche il Regno Unito passa alla fase 2 dell’emergenza COVID-19, con un allentamento delle restrizioni e il nuovo slogan stay alert che sostituisce stay home (resta a casa) e suscita reazioni negative. La notizia è apparsa anche in Italia, però con un errore di traduzione.

Titoli: 1 Johnson passa da “stare a casa” a “stare in allerta”; 2 Coronavirus UK, Johnson annuncia fase 2 “Stare in allerta”. Lockdown fino al primo giugno; 3 GB da “stare a casa” a “in allerta

 Alert in inglese

In inglese l’aggettivo alert significa attento o vigile – possibili sinonimi sono attentive, careful, vigilant. La locuzione stay alert vuol dire prestare attenzione costante, agire con cautela in modo da essere in grado di reagire se necessario.

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“Zitto e mosca!” spiegato al volo

Zitto e mosca! Cosa c’entrano le mosche con l’esortazione a fare totale silenzio o a mantenere assoluta riservatezza? Per il Grande dizionario della lingua italiana Battaglia l’espressione probabilmente deriva dal riferimento al proverbiale silenzio in cui non si deve sentire volare neppure una mosca.

L’origine dell’interiezione è anche una scusa per sorridere con una striscia di Pearls Before Swine con mosca gigante:

Striscia con Rat che chiede a Pig cosa sta facendo seduto su una mosca gigante. Pig risponde che sta scrivendo una storia e spiega “I like creating stuff on the fly”

Come in molte altre strisce di Stephan Pastis, l’autore ritratto nell’ultima vignetta, il meccanismo umoristico verte su un’espressione figurata interpretata letteralmente da Pig.

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Lockdown vs distanziamento sociale

Titoli: Coronavirus, il mondo si divide sul lockdown; Lockdown all’italiana; Anche il Belgio in lockdown: Il 3 aprile non finirà il lockdown: Il lockdown? Si poteva evitare

Lockdown è un anglicismo entrato prepotentemente nelle cronache di queste settimane di emergenza per il nuovo coronavirus. Dobbiamo considerarlo ormai insostituibile, semplicemente utile oppure superfluo?

Lockdown in inglese

Lockdown è una parola di origine americana e nel lessico non specialistico ha due significati:

1 l’isolamento dei detenuti nella propria cella come misura temporanea di sicurezza (per alcuni aspetti paragonabile al cosiddetto carcere duro); è l’accezione originale che deriva dal verbo americano lock somebody down, confinare [un detenuto] in cella, da non confondersi con lock somebody up (o away), rinchiudere in prigione;

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Lavorare da casa non è smart working!

Esempi di titoli: 1 Coronavirus: smart working obbligatorio nelle PA; 2 Coronavirus, lavoro: pronti 2 milioni di euro per lo smart working; 3 Covid-19, sono incompatibili smart working e smart schooling; 4 Lo smart learning oltre il coronavirus

Smart working è un’espressione ricorrente nelle notizie sulle misure per contrastare la diffusione della COVID-19. È usata genericamente per identificare l’opzione di lavorare da casa ricorrendo a strumenti informatici.

Si tratta però di uno pseudoanglicismo perché in inglese questa modalità di lavoro non si chiama smart working bensì working from home, da cui l’acronimo WFH, oppure remote working o anche telecommuting, come si può verificare nelle cronache dei media britannici e americani di questi giorni.

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Fat shaming: in italiano, senza vergogna

L’anglicismo body shaming descrive la pratica di criticare pubblicamente qualcuno per l’aspetto fisico, in particolare se è grasso: fat shaming. È un comportamento riprovevole molto diffuso ma il nome inglese spesso è frainteso, non coinvolge emotivamente e impedisce di capire la gravità del fenomeno.

C’è un’alternativa italiana? Sì, spiega su Sette Costanza Rizzacasa D’Orsogna, con cui ho scambiato qualche idea:

Come tradurre «fat shaming»? Significa mettere alla gogna i grassi. Troppo spesso, anche sui giornali, «fat shaming» viene tradotto erroneamente come «vergogna del grasso». Invece è la discriminazione contro le persone grasse -- di Costanza Rizzacasa D’Orsogna

Qui aggiungo alcuni dettagli lessicali sull’origine, l’uso e l’evoluzione del concetto di shaming nell’inglese americano. In breve: non significa né “svergognare” né “far vergognare”.

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Inglese farlocco: Black Days

esempi di pubblicità con Black Days

Da qualche anno alla fine di novembre nei contesti commerciali italiani si vede ovunque l’aggettivo inglese black, associato non solo a days ma anche a week e weekend e usato con il significato di “con/di grandi sconti”. È un’accezione inesistente in inglese ma che risulta comprensibilissima per i consumatori italiani attenti ad acquisti e offerte speciali.

Lo pseudoanglicismo è entrato nell’uso dopo che è stata importata anche in Italia la tradizione commerciale del Black Friday americano. Negli Stati Uniti è il nome dato al quarto venerdì di novembre, il giorno dopo Thanksgiving che da decenni è dedicato agli acquisti. L’origine del nome ha a che fare con tutt’altro, il traffico, e inizialmente aveva solo connotazioni negative: dettagli in Venerdì rosso e venerdì nero.

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Artigiani delle parole (e specialisti culturali)

Artigiani delle parole 2019

Domenica 13 ottobre sarò ad Artigiani delle parole, due giornate di formazione organizzate da Langue&Parole a Milano per traduttori, giornalisti, copywriter, editor e chiunque usi la scrittura per lavoro o sia interessato all’uso della lingua.

Specialisti culturali

Nel mio intervento, Gli specialisti culturali: l’enciclopedia del “non detto” illustrerò alcuni tipi di informazioni linguistiche ed extralinguistiche che usiamo per interpretare gli aspetti non espliciti della comunicazione ma che sono anche potenziale causa di incomprensioni per chi appartiene a lingue o culture diverse.

Un esempio di riferimenti culturali di tipo generazionale che richiedono conoscenze specifiche è la data di oggi, primo ottobre. È una ricorrenza ancora significativa per chi ha superato i 45 anni ma non particolarmente rilevante per chi invece è più giovane.

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Made in France: sweats & pulls

Cartello fotografato in Francia:

sweats pulls

Sweat e pull sono pseudoanglicismi, abbreviazioni improprie di sweatshirt (felpa) e pullover. In inglese britannico però sweat vuol dire sudore e pull tirata, strappo, [forza di] attrazione, quindi si tratta anche di falsi amici.

È proprio dal francese che pull è entrato nell’uso in italiano. Hanno origine oltralpe anche altri pseudoanglicismi dell’abbigliamento, come slip, smoking, golf (da golf coat, giacca per il golf) e tight (da tight coat, giacca attillata; il tipo d’abito maschile noto come tight in inglese si chiama morning coat o tailcoat).

Altri esempi in Falsi amici in giro per l’Europa.

Vedi anche: Eponimi inglesi (e capi di abbigliamento)

Panini mampfiosi

Italian Summer - Für echte Mampfiosi

Polemiche anche in Italia per una pubblicità austriaca della catena McDonald’s, apparsa su cartelloni a Vienna a inizio luglio. Ieri anche il nostro ministro degli interni se ne è lamentato con un tweet:

Panino “Estate italiana” in Germania: “Per veri MAFIOSI” (gioco di parole con “mampfen” = sbafare...). Italiani tutti mafiosi? Che tristezza... Abbiamo ritrovato orgoglio e dignità, indietro non si torna!  

Se però si analizza lo slogan für echte Mampfiosi dal punto di vista dei destinatari a cui è rivolto, dei meccanismi linguistici di formazione delle parole e del contesto in cui è apparso, la presunta associazione italiani = mafiosi va ridimensionata.

Stupisce comunque che una multinazionale come McDonald’s non abbia considerato le potenziali controversie di una tale scelta lessicale. 

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Mit the people, spiegato bene

Dettaglio dal sito del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti:

MIT the people

C’è una una sezione intitolata MIT THE PEOPLE, dove per il momento c’è un video con un’intervista a un’unica persona, il Presidente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici. 

Faccio fatica a capire cosa spinga un ministero italiano, che si rivolge a cittadini italiani, a optare per un giochetto di parole pseudoinglese e non del tutto trasparente come MIT THE PEOPLE, riproposto anche in alcuni tweet:

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Orologi di quartiere (ma anche no)

Una traduzione alquanto avventurosa di “neighborhood watch” offerta oggi da un'edizione locale del Corriere della Sera: “orologio (del crimine) di quartiere”

Questo tweet di @aringherosse evidenzia un atteggiamento purtroppo sempre più diffuso nei media considerati “di qualità”: non preoccuparsi che quanto si scrive abbia un senso.

Com’è possibile che chi scrive per professione, anche se sotto pressione e sottopagato, non si renda conto che in questo contesto watch = orologio è un’interpretazione altamente improbabile ed è il caso di fare qualche verifica?

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Obsolescenza programmata

Vignetta: porta con cartello Department of Planned Obsolescence, uomo prova ad aprirla ma si ritrova la maniglia in mano
Vignetta: Rubes by Leigh Rubin

Il concetto di obsolescenza programmata è sempre più diffuso: è la politica o il processo di produrre beni di consumo, principalmente tecnologici, che diventano rapidamente obsoleti e vanno sostituiti dopo un periodo di uso limitato.

L’obsolescenza viene ottenuta in vari modi: materiali poco durevoli o di scarsa qualità, rapido decadimento delle funzionalità, prezzo eccessivo per le riparazioni e per le parti di ricambio (o loro indisponibilità) che rendono più conveniente un nuovo acquisto, incompatibilità di nuovi accessori o di nuove versioni del software.

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