Veganuary, reducetarian e altri neologismi

@terminologia le ho comprate solo per twittartele... #kale #veganuary

[Gennaio 2016] Mi ha divertita il tweet di @WordLo che si è ricordata degli spuntini di kale descritti in Specialità americane.

Condividiamo un debole per le parole insolite che fanno riflettere sui meccanismi di formazione di neologismi, sia in italiano che in inglese. Un esempio è Veganuary, il mese di gennaio (January) in cui si è incoraggiati a seguire una dieta vegan(a).

Le giornate e gli anni internazionali sono ormai inflazionati e così c’è chi ha inventato i mesi destinati a un particolare evento, caratterizzati da nomi che privilegiano le parole macedonia.

C’è ad esempio Movember, da mo (“baffi” nell’inglese informale australiano, da moustache) e November, mese in cui gli uomini si fanno crescere i baffi per sensibilizzare l’opinione pubblica sul cancro alla prostata. In ottobre invece c’è Stoptober, il mese per smettere di fumare e un’alternativa per gennaio è Dryuary (Dry January), un mese da astemi (dry in inglese americano).

Aggiornamento: rivolti alle donne ci sono anche Decembrow, il dicembre in cui non ci si depila le sopracciglia (in inglese eyebrows e unibrow se non c’è una separazione sopra il naso) e Januhairy, il gennaio in cui non ci si depila (da hairy, peloso).

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Unicorni e altri neologismi dalla Silicon Valley

La rivista americana Computer World ha descritto alcuni neologismi legati alle nuove tecnologie e alle startup. Alcuni rimarranno occasionalismi, altri invece si stanno già affermando: riporto i più interessanti e uno estremamente ridicolo per gli italiani.

immagine della copertina di Fortune: The Age of UnicornsUnicorn è una metafora popolarizzata dalla rivista Fortune all’inizio del 2015 per descrivere le startup che hanno una valutazione superiore al miliardo di dollari.

Queste particolari startup parevano rarissime, come la creatura mitologica da cui prendono il nome, ma nella Silicon Valley ormai hanno superato il centinaio e così sono nati altri neologismi: decicorn, startup con valutazione superiore ai 10 miliardi di dollari, e quinquagintacorn, oltre i 50 miliardi. Per ora c’è un unico quinquagintacorn, Uber, che per questo è stato soprannominato ubercorn.

Se un unicorno fallisce le aspettative prima di essere quotato in borsa e muore, diventa un unicorpse, parola macedonia formata da unicorn+corpse.

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“Neologismi (e anglicismi) alla prova”

Una lettura lunga ma piena di spunti e suggerimenti per approfondimenti: Neologismi (e anglicismi) alla prova, la reazione con cui Luca Serianni ha concluso il convegno La lingua italiana e le lingue romanze di fronte agli anglicismi (23-24 febbraio a Firenze).

Ho assistito agli interventi della prima giornata e mi riprometto di condividere in un prossimo post i miei “asporti” dal convegno.immagine americana che gioca sul doppio significato di takeaway: raffigura una tipica vaschetta quadrata per cibo d’asporto cinese con bacchette a forma di chiave

Asporti è un mio calco volutamente scherzoso di takeaways, anglicismo importato dal gergo aziendale inglese per descrivere le informazioni utili che si ricavano da una riunione o presentazione (quello che “si porta a casa”). In inglese è usato soprattutto al plurale e le collocazioni più comuni sono key / top / important takeaways.


Aggiornamento: leggete anche #dilloinitaliano: quello che è successo, il resoconto di Annamaria Testa con i punti chiave del convegno e alcuni sviluppi importanti che ci saranno nei prossimi mesi. Nei commenti altri dettagli su takeaways.

Neologismi: share bait e autofail

Share bait

Share bait è un post, tweet o altro contenuto pubblicato sui social media con immagini o video scelti appositamente per indurre chi lo vede a condividerlo. Ho aggiunto share bait a Esche digitali: click bait.

Autofail

autofailNei dispositivi mobili autofail è la correzione automatica (autocorrect) o il completamento automatico (autocomplete) con parole indesiderate, in particolare quando ne risultano sostituzioni imbarazzanti o assurde. È un fenomeno già noto come effetto Cupertino, espressione nata in riferimento ai correttori ortografici per PC.

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Neologismi: phygital

Phygital è una parola macedonia (physical+digital) che descrive l’interazione di fisico (analogico) e digitale grazie a tecnologie che creano esperienze del tutto nuove.

Sono phygital le stampanti 3D, che trasformano un comando digitale in un oggetto fisico, i codici QR, i dispositivi indossabili, come Google Glass, o con funzionalità contactless oppure biometriche, le fotocamere come alcuni nuovi modelli Polaroid che consentono di stampare immediatamente le foto (prodotto fisico) e condividerle grazie alla funzionalità Wi-Fi (prodotto digitale), la realtà aumentata e molto altro.

In italiano trovate descrizioni e informazioni molto dettagliate in Phygital e retail.

phygital - the merging of the physical and the digital

Vedi anche: Foto analogiche e digitali

I neologismi di #Giocabolario

Su Twitter sta avendo molto successo #Giocabolario, l’hashtag delle parole inventate.

La regola base del gioco, descritta in Come creare hashtag: il caso del Giocabolario, è di "creare neologismi, parole nuove, inventarle di sana pianta con gli annessi significati”, come ad es. Agliuto!, “richiesta di soccorso espressa da individuo aggredito da vampiro” o Topinanboh, “tubero simile alla patata, molto usato nei reality culinari, ma che nessuno ha mai assaggiato”

Non ci sono solo neoformazioni, ma anche esempi ludici di risemantizzazione, l’attribuzione di un nuovo significato a una parola già esistente che così diventa un neologismo semantico, come ad es. cornamusa, “divinità ispiratrice di tradimenti”.

Un gioco molto divertente, in cui si possono trovare quasi tutti i meccanismi di formazione dei neologismi. Gli esempi più recenti, selezionati automaticamente:

Vedi anche: giOCAre con le parole

Retroneologismi e retronimi

Giochi di parole nel Portale Treccani, che propone il concetto di retroneologismo: un “neovocabolo o neosintagma già introdotto in una lingua, usato in una nuova accezione a partire da un’alterazione studiata o fortuita della sua grafia”.

Esempio: bronch, “atteggiamento di sufficienza, fastidio o immusonimento nei confronti del brunch,  […] in cui, nonostante l’apparente abbondanza di piatti, si finisce per non mangiare abbastanza e per parlare troppo”. Altri esempi di retroneologismi: stalinoso, eufemminismo, eurotismo, santaclaustrofobia.

immagine di telefono a discoFacezie a parte, esiste invece il concetto di retronimo, un neologismo sintattico creato a partire da un termine già esistente ma non più adeguato a definire un concetto che nel frattempo si è evoluto o specializzato, come ad es.  telefono fisso e telefono a disco (un tempo semplicemente telefono), macchina fotografica analogica, televisione in bianco e nero.

Neologismi: bashtag

Concludo la mia “settimana dell’hashtag” con bashtag, una parola macedonia formata da bash (attaccare, criticare ferocemente) e hashtag.

Word Spy fa risalire al 2010 il verbo bashtag, in seguito usato anche come sostantivo. Descrive un hashtag associato a commenti molto negativi, in particolare quando ci si appropria dell’hashtag creato da un’azienda a scopi promozionali.

Un noto esempio di bashtag è quello di #McDStories, hashtag creato da McDonald’s per far raccontare bei momenti nei propri fast food ma usato invece per condividere esperienze molto negative. 

Esempio di tweet: “I ate a @McDonalds cheeseburger a few years ago and got food poisonong so bad that I had to get hispitalized. That is my #mcdstories.”

Bashtag è un iponimo di hashtag fail, che descrive anche gli hashtag che vengono fraintesi o interpretati in modo completamente diverso da quello voluto, ad es. a causa di doppi sensi.


Aggiornamento agosto 2016 – Un esempio italiano di bashtag è #FertilityDay, che nelle intenzioni del Ministero della Salute dovrebbe promuovere l’omonima giornata a favore della fertilità ma che è invece usato principalmente per criticare l’iniziativa. Qualche esempio:

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#LoFaccioPerché in campo non servono libriUn altro esempio italiano recente riguarda la promozione di Decathlon Italia con hashtag #LoFaccioPerché che invitava a condividere storie di sport alludendo all’inutilità dei libri.

È diventato invece virale per criticare il messaggio di Decatholon Italia, al punto che dopo meno di 24 ore l’azienda ha comunicato di avere rimosso la pubblicità “che ha sollevato dubbi sul nostro pensiero”.
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Aggiungo due neologismi solo in apparenza simili a bashtag:

cashtag ha vari significati ma in quello primario identifica gli hashtag usati in ambito finanziario per tenere traccia delle quotazioni azionarie, caratterizzati dal simbolo $ al posto del cancelletto # (ad es. $TWTR per Twitter);

flashtag è un hashtag usato per organizzare un flash mob.


Nuovo post: Slacktivism, clicktivism e altri attivismi digitali

Vedi anche: A proposito di Twitter

Neologismi: outrospection e scribing

The Power of Outrospection è un’animazione di RSA che illustra un intervento del filosofo Roman Krznaric sull’empatia come strumento per indurre il mutamento sociale nel XXI secolo. La capacità di comprensione e immedesimazione nel punto di vista altrui è contrapposta all’introspezione che ha invece caratterizzato il secolo scorso ed è descritta con un neologismo che in inglese mi pare molto efficace, outrospection (da introspection).

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Occasionalismi o neologismi?

Il linguista americano Allan Metcalf in My Mistake? BFD! prende spunto dalla sigla BFD (Big Fucking Deal) per illustrare il suo metodo di valutazione dei neologismi per predire se entreranno nel lessico o rimarranno occasionalismi (parole destinate ad avere vita breve e non rimanere nell’uso perché relative a una situazione particolare e non duratura).

Il sistema è conosciuto con l’acronimo FUDGE, dalle iniziali dei cinque criteri di analisi:

  1. Frequency of use – un ovvio indicatore di successo è la frequenza d’uso;

  2. Unobtrusiveness le parole che “non si fanno notare”, abbastanza trasparenti per essere assimilate spontaneamente, senza spiegazioni, sono più solide;

  3. Diversity of users and situations viene valutata la varietà d’uso, in particolare gli aspetti diastratici e diamesici (ad esempio, le possibilità di successo di un’abbreviazione sono ridotte se viene usata solo negli SMS da persone di una certa fascia di età, o se in contesti diversi deve competere con significati alternativi già attestati);

  4. Generation of other forms and meanings – va considerata anche la produttività della nuova parola, ad es. se da un sostantivo si può far derivare un aggettivo o un verbo (di solito è scarsa nel caso di sigle e acronimi);

  5. Endurance of the concept – la nuova parola deve rappresentare un oggetto durevole.

Per ciascun attributo viene assegnato un punteggio da 0 a 2; maggiore è il punteggio totale, maggiori sono le possibilità che il neologismo si affermi.


Nuovi post: i criteri del metodo FUDGE messi in pratica in Webete: neologismo che entrerà nei dizionari? e in Qual è il contrario di preferito?


Vedi anche: Tendenze nella formazione dei neologismi e Occasionalismi: nymwars.
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Dizionari e neologismi (e credibilità di chi scrive)

Mi ha colpita un articolo di un noto quotidiano italiano, Il linguaggio corre troppo veloce. I nuovi dizionari sono già vecchi, che ho fotografato perché al momento non ho a disposizione uno scanner:

Il linguaggio corre troppo veloce. I nuovi dizionari sono già vecchi. Pagina 42 (19 giugno 2012) - Corriere della Sera
(versione online non più disponibile)

Ci sono spunti interessanti, ad es. c’è un riferimento ai criteri, non sempre palesi per l’autore, per cui certi neologismi sono inclusi nelle versioni più recenti di alcuni dizionari, come paccata nell’accezione usata dal ministro Fornero, mentre ne mancano altri, come biscotto ed esodato, che sono parole comunque in uso da tempo.

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Bungarello: occasionalismo o neologismo?

Ieri il Corriere della Sera riportava che in occasione della giornata mondiale contro l’AIDS
(1 dicembre) alle redazioni dei programmi RAI era stato comunicato il divieto del ministero della Salute di nominare esplicitamente il profilattico (ma il ministro ha poi smentito).

#bungarelloLa trasmissione radio Caterpillar ha approfittato di questo contesto per chiedere agli ascoltatori di trovare un nome più accattivante per il preservativo.

Ci sono state proposte molto divertenti e ha vinto un bell’esempio di creatività linguistica, bungarello.

Uno dei conduttori l’ha descritto come “un termine un po’ vezzeggiativo”, cogliendo un aspetto interessante della formazione delle parole.

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Neologismi belli e brutti, c’è posto per tutti!

foto di coppapasta da alimentipedia.it Nel Portale Treccani c’è un intervento che prende spunto dalla parola coppapasta per riflettere sull’influsso del dialetto nel lessico enogastronomico, sui criteri di legittimità dei neologismi e sulla sterilità di una possibile estetica delle parole:

Va poi chiarito che il giudizio sulla legittimità di un vocabolo a entrare a far parte del lessico di una lingua qualsivoglia, italiano compreso, non ha nulla a che vedere con questioni di bellezza o bruttezza dei suoni: non esiste un canone estetico assoluto cui le parole debbano sottostare, né una giuria cui sottomettersi. Vigono l’uso condiviso da parte dei parlanti e degli scriventi e il rispetto delle fondamentali norme grammaticali. […] Si tenga poi conto che ogni innovazione, in fatto di lingua, suscita spesso, inizialmente, reazioni di ripulsa da parte dei parlanti. Ma ciò che sembra brutto all’inizio, dieci anni dopo (o anche meno) è tranquillamente accettato dalla sensibilità linguistica collettiva.

Idiosincrasie a parte, è un punto di vista sicuramente condivisibile, anche se immagino non del tutto gradito ai neo-crusc.

Vedi anche:  Si dice in Romagna (uso non standard della lingua condiviso dalla maggior parte dei parlanti locali) e  ancora sull’uso dello scanner (ipotesi sull’affermazione di scannerizzare, un neologismo per molti orrendo, su possibili alternative).

Tendenze nella formazione di neologismi

immagine locandinaSono di ritorno da Genova, dove ho partecipato al convegno annuale Ass.I.Term., Terminologia, variazione e interferenze linguistiche e culturali. Molti interventi interessanti, tra cui quello della linguista Valeria Della Valle che ha riassunto molto efficacemente le Tendenze recenti nella formazione delle parole nuove.

Alcune note in ordine sparso:

  • grande impiego di affissi e confissi, ad es. cyber, euro, turbo, –landia;
  • in espansione abbreviazioni e accorciamenti, specialmente nella lingua parlata;
  • uso di conglomerati, ad es. gratta e vinci o usa e getta;
  • tamponamenti (parole macedonia), ad es. tv-fonino;
  • progressiva familiarizzazione di acronimi e sigle, spesso senza essere in grado di distinguere gli elementi che stanno alla base, ad es. DICO;
  • acronimi che danno luogo a formazioni derivate, ad es. suvvista da SUV;
  • notevole diffusione dei deonomastici, spesso derivati da nomi di politici;
  • fenomeni di transcategorizzazione, come nel passaggo da aggettivo a nome, ad es. fisso, mobile (telefonia);
  • irradiazione dal modello morfologico anglomericano, ad es. teo-lib;
  • ricorso a unità polirematiche per supplire a carenze di aggettivi, ad es. di eccellenza;
  • enfasi espressiva, un accorgimento fonografematico per mettere in evidenza parole marcandole in senso ironico o polemico, ad es. dibbbattito, ggiovani;
  • termini nati in ambiti specialistici che vengono assorbiti nel linguaggio comune, ad es. profilo tariffario, federalismo sociale;
  • forte presenza di neologismi semantici, con slittamento di ambito e significato, ad es. concertista, calendarista;
  • metaforizzazione, ad es. stellato (segnalato con una o più stelle in una guida);
  • metonimia, ad es. casco rosso per vigile del fuoco;
  • metonimia topografica, ad es. Palazzo Grazioli;
  • antonomasia, ad es. Il Cavaliere;
  • calchi, numerosissimi, diventati normali e ben inseriti nel nostro sistema linguistico, tanto che spesso non sono riconoscibili come tali dal parlante comune, ad es. profilazione (profiling) e guidatore designato (designated driver);
  • prestiti, dove l’italiano preferisce prestiti integrali al meccanismo dell’adattamento, con alcune eccezioni tipo fotoscioppare e susci (forma adattata alle caratteristiche fonografematiche dell’italiano e che sta sostituendo sushi);
  • internazionalismi, ovvero fenonemi di assimilazione dall’inglese che entrano contemporaneamente in lingue di paesi diversi; in genere fanno riferimento a eventi globali ma anche ad aspetti nuovi di vita quotidiana, ad es. risparmio etico, aiuti umanitari;
  • neoformazioni di autore, parole brillanti create da giornalisti, editorialisti e politologi per suscitare curiosità e interesse, ad es. ciecopacifista (Sartori) e verbiparo (Coletti).

Valeria Della Valle ha concluso sottolineando che l’italiano è una lingua che riesce a trovare notevoli risorse per inventare parole nuove, segnalando però che molte sono connotate polemicamente o ironicamente.


Aggiornamento – L’intervento di Valeria Della Valle è ora disponibile in Tendenze recenti nella formazione delle parole nuove; un altro articolo sull’argomento è Una passeggiata fra i neologismi del Terzo Millennio.

Vedi anche: Occasionalismo o neologismo?

Letture per il fine settimana: neologismi inglesi

Neologisms - Forbes.com

Alcuni suggerimenti di lettura sul lessico della lingua inglese (solo per chi non ha in programma un picnic!).

La rivista Forbes propone Neologisms, una serie di articoli,  video e registrazioni audio sull’evoluzione della lingua inglese e in particolare sulla creazione di nuove parole.

Lo spunto è la notizia, molto pubblicizzata ultimamente ma senza alcun fondamento scientifico, che la lingua inglese starebbe per raggiungere il milione di parole. A questo proposito anche il linguista britannico David Crystal in On the biggest load of rubbish spiega perché si tratta di una stupidaggine; qualche mese fa ne aveva discusso il lessicografo americano Benjamin Zimmer in The "million word" hoax rolls along (per un punto di vista canadese, The unlikely lexical countdown to a million).

Aggiornamento  Il New York Times in Wide World of Words riporta alcune brevi recensioni di libri sulla lingua inglese, un genere letterario che nel mondo anglosassone ultimamente ha avuto un nuovo impulso e che viene descritto dal neologismo langlit, parola macedonia che sta per literature about language.  


Post correlati: Cinepanettoni e parole dell’anno 2008 e Ancora sulle parole dell’anno.