“in un polmone di ferro”

Gli errori di traduzione nei media non sono dovuti solo a scarse competenze linguistiche ma anche a ignoranza generale, come in questi esempi di notizia dagli Stati Uniti della morte di un poliomielitico noto per le sue vicissitudini:

Titolo inglese: “Paul Alexander, ‘Man in the iron lung’ dies at the age of 78. Titoli italiani: “Muore a 78 anni Paul Alexander, guarito dalla poliomielite e vissuto in un polmone di ferro”; “È morto l’uomo che ha vissuto 7 anni nel polmone di ferro”; “È morto l’uomo dal polmone di ferro”

Ci si aspetta che chi si occupa di informazione professionalmente abbia perlomeno qualche rudimento di evoluzione della sanità nel XX secolo e di cosa ha comportato per la società. A quanto pare non è il caso di chi ha prodotto i titoli qui sopra (e relativi articoli).

Tradurre iron lung letteralmente con polmone di ferro anziché polmone di acciaio significa ignorare l’impatto della poliomelite in generale e in particolare su generazioni di italiani nati prima degli anni ‘60, quando non esisteva ancora il vaccino antipolio. Significa non sapere che nelle forme più gravi la paralisi causata dalla malattia comprometteva la capacità respiratoria e costringeva a vivere rinchiusi in un respiratore automatico che determinava movimenti passivi della parete toracica, il polmone d’acciaio.

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Hijacking: non solo dirottamenti

Ha ricevuto molta attenzione una frase pronunciata alla cerimonia degli Oscar 2024 da Jonathan Glazer, regista di The Zone of Interest (La zona d’interesse), premiato come miglior film internazionale.

Foto del discorso di ringraziamento di Jonathan Glazer agli Oscar con le sue parole “Right now we stand here as men who refute their Jewishness and the Holocaust being hijacked by an occupation which has led to conflict for so many innocent people, whether the victims of October 7 in Israel or the ongoing attack on Gaza”

Nei media italiani e sui social molti hanno tradotto il verbo hijack con dirottare, il significato più noto ma irrilevante in questo contesto, e ne sono risultate frasi poco sensate (esempi sotto). Glazer invece ha fatto ricorso a un’accezione metaforica comune ma evidentemente sconosciuta a chi ha improvvisato la traduzione.

Hijack e altri –jack

In inglese hijack non significa solo dirottare un mezzo imponendo una nuova rotta, ma anche rapinare merci o altro bloccando un veicolo in transito. Da queste accezioni originarie sono derivati vari usi figurati, ad es. in informatica indica prendere il controllo non autorizzato di un computer o di un sistema. In altri contesti, più genericamente, hijack significa impossessarsi di qualcosa per un uso diverso e a proprio vantaggio, una metaforica appropriazione indebita che è l’accezione usata da Glazer.

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Boppone fa rima con copione!

Nei commenti dei social sulle canzoni del festival di Sanremo 2024 imperversa la parola informale boppone. Ne ho già descritto significato e origine in un post del 2023 che solo ieri ha avuto più di 9000 visualizzazioni!

link al post Bopponi incredibili di maggio 2023

La mia definizione di boppone: una canzone “che spacca”, orecchiabile, molto accattivante, che colpisce fin dal primo ascolto, con un ritmo che invoglia a ballare.

Adesso anche i media generalisti hanno scoperto il neologismo e per spiegarlo che c’è chi attinge al mio post ma senza citare la fonte. Esempio:

Titolo del Corriere della Sera, Redazione Login: “Boppone, il significato della parola usata sui social per commentare le canzoni di Sanremo”. Sottotitolo: “ Su X in tanti scrivono «Questa canzone è un Bop!», «Hai fatto un boppone». Cosa significa?”

Notate anche voi qualche somiglianza in questi esempi di frasi a confronto?

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Virgolettati che impongono “italiani”

In Virgolettati fantasiosi (e “fumosi”) ho descritto l’abitudine dei media italiani di non riportare fedelmente le parole altrui, come ci si aspetterebbe quando sono racchiuse tra virgolette, ma di darne interpretazioni arbitrarie.

Non sempre è facile verificare se la citazione è corretta, ma in questo esempio di un tweet del TG1 RAI con video associato è palese che il virgolettato non corrisponde a quanto effettivamente pronunciato:

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I segnali discorsivi di Sinner (senza onestà!)

Dal mondo del tennis, uno scambio di battute tra un divertito ma imbarazzato Jannik Sinner e l’intervistatore Jim Courier che gli aveva chiesto insistentemente cos’avesse di speciale la sua racchetta:

Foto di Courier e Sinner con fumetti: 1 Sinner: “honestly many players ask me what racket I play with. I think it’s a really normal racket… to be honest. Honestly, if I’m honest with you…” 2 Courier: “You keep saying ‘honest’ which tells me you’re lying… Come clean man.”  3 Sinner:  “I don’t really know the stats of the racket … to be honest”
fotogramma da Jannik Sinner On-Court Interview | Australian Open 2024 Third Round

Sinner parla correntemente inglese e qui premette ciò che sta per dire ricorrendo alle espressioni honestly e to be honest, paragonabili in italiano a “davvero”, “a dire il vero”, “a essere sincero”, “in tutta sincerità”.

In entrambe le lingue questi elementi sono segnali discorsivi, parole o locuzioni tipiche della lingua parlata che hanno valore pragmatico ma scarso contenuto informativo: possono essere eliminati senza che ne risenta il senso della comunicazione. I segnali discorsivi possono avere vari tipi di funzione, ad esempio modale (servono a esprimere atteggiamenti, sensazioni o stati psicologici del parlante) e fàtica (servono a stabilire e mantenere contatto con l’interlocutore), e possono anche variare in base al contesto, alla posizione nella frase, a come vengono pronunciati ecc.

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Trattamenti delle reali condizioni benigne

L’attenzione dei media italiani per la salute dei reali britannici è inversamente proporzionale a quella per l’accuratezza delle traduzioni. Abbondano infatti calchi e falsi amici, come in questo esempio:

Per Carlo le preoccupazioni appaiono limitate, stando alle nota di Buckingham Palace. “Come è comune a migliaia di uomini (over 50) ogni anno, il Re - vi si legge - verrà sottoposto a un trattamento della prostata ingrossata”. “La condizione di Sua Maestà è benigna - recita poi il testo, con una precisazione non contenuta nel comunicato sul ricovero della principessa di Galles - ed egli sarà ammesso in ospedale la settimana prossima per una procedura correttiva”.

Trattamento della prostata ingrossata: in ambito medico il calco trattamento [inglese: treatment] è così frequente che non può essere considerato un errore, ma nel senso di terapia, cura o cure va seguito dalla preposizione per.

Condizione [inglese: condition] anziché patologia, disturbo, affezione ecc. è un falso amico che ho già descritto in Causa del decesso: “condizione medica”.

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Definitely, non definitivamente!

Un altro esempio di approssimazione e scarsa attenzione nelle traduzioni dei media, in questo caso una reazione di Elon Musk alle notizie sul suo presunto uso di sostanze stupefacenti:

1 tweet di Elon Musk: “If drugs actually helped improve my net productivity over time, I would definitely take them!”; 2 titolo di quotidiano italiano: “Il miliardario patron di Tesla lascia intendere che, se l’uso di stupefacenti aumentasse la produttività, dovrebbe definitivamente assumerne”

In italiano l’avverbio definitivamente significa “in modo definitivo” o “per sempre”.

In inglese definitely non ha un significato specifico ma ha invece la funzione di enfatizzare che non c’è alcun dubbio su quanto si afferma, ed è quindi simile a “di certo”, “sicuramente”, “certamente”.

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C’è omicidio e omicidio

Testo originale in inglese di notizia sull’ex atleta paraolimpico sudafricano Oscar Pistorius e traduzione italiana apparsa in alcune note testate:

Testi inglese 1 e italiano 2 a fronte: 1 “Pistorius was first convicted of culpable homicide — a charge comparable to manslaughter — and sentenced to five years in prison. After appeals by prosecutors, he was ultimately found guilty of murder and had his sentence increased”; 2 “Pistorius fu inizialmente giudicato colpevole di omicidio colposo – un’accusa paragonabile a omicidio colposo - e condannato a 5 anni di prigione. Dopo gli appelli dei pubblici ministeri, alla fine è stato dichiarato colpevole di omicidio e la sua pena è stata aumentata”
(grazie a @jhack per l’esempio)

È un esempio di traduzione automatica* a cui però non è seguita nessuna revisione umana, perché altrimenti sarebbe risultato palese, anche senza testo originale, che in italiano questa spiegazione non ha alcun senso:

Pistorius fu inizialmente giudicato colpevole di omicidio colposo – un’accusa paragonabile a omicidio colposo – e condannato a 5 anni di prigione

Nel testo inglese vengono usate due espressioni diverse: il termine giuridico sudafricano culpable homicide, che potrebbe risultare non familiare a tutti i lettori anglofoni perché usato solo in alcuni ordinamenti giuridici (ad es. in Scozia), e la “spiegazione” manslaughter, che è invece il termine usato per reati paragonabili in altri paesi, come ad es. in Inghilterra, Galles e Stati Uniti. È una precisazione rilevante in inglese ma che in italiano in questo tipo di notizia non è necessaria: in una traduzione umana va eliminata.

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Intelligenza artificiale, sciatteria reale

In un lungo articolo intitolato Cosa sono gli otoliti: perché si “spostano” e qual è la cura le stesse informazioni vengono ripetute più volte, con minime variazioni. I sospetti che il testo sia stato prodotto automaticamente con un sistema di intelligenza artificiale generativa (come ad es. ChatGPT) e poi pubblicato senza alcun intervento umano aumentano quando si incontra la frase evidenziata: La manovra di Dix-Hallpike per riposizionare gli otoliti Un altro modo per scrivere questo testo è: Per verificare la presenza di otoliti nei canali semicircolari dell'orecchio, si può eseguire il test di Dix-Hallpike.

Questo invece è uno dei vari esempi di informazioni ripetute che si differenziano solo per minimi dettagli:

  • Gli organi otolitici reagiscono soprattutto ai cambiamenti di movimento orizzontale (utricolo) o di accelerazione verticale (sacculo), a seconda del loro orientamento.
  • A causa del loro orientamento nella testa, gli organi otolitici sono sensibili, in particolare, al cambiamento nel movimento orizzontale (utricolo) o all’accelerazione verticale (sacculo).

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Trump in Colorado: ineleggibile o incandidabile?

Per la serie falsi amici in notizie dagli Stati Uniti: 

Foto di Trump con testo in inglese “Colorado Supreme Court says Trump is ineligible to run again. It ruled that Trump engaged in an insurrection by stoking the Capitol riot on Jan. 6, 2021” e tre titoli italiani: 1 Trump ineleggibile alla Casa Bianca: la sentenza della Corte suprema del Colorado; 2 Donald Trump Ineleggibile in Colorado per le Elezioni Presidenziali 2024; 3 La Corte suprema del Colorado dichiara Trump ineleggibile

La Corte suprema del Colorado ha deliberato che Trump non potrà partecipare alle primarie del partito repubblicano in Colorado e per questo Trump è stato descritto come ineligible nei media di lingua inglese.

In inglese la parola ineligible non riguarda procedure elettorali ma significa non avere i requisiti necessari per fare o avere qualcosa, in vari ambiti. In questo specifico contesto ha il senso di incandidabile, che in italiano ha un significato diverso da ineleggibile: giuridicamente, incandidabilità e ineleggibilità sono due concetti diversi.

Ineleggibilità ≠ incandidabilità

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Le improbabili “51 locazioni possibili”

Concludo la settimana con un altro esempio degli effetti del terrore delle ripetizioni nei media italiani:

Titolo: “Deposito per le scorie nucleari, pubblicato l’elenco: ecco i siti idonei in 6 regioni”. Testo: “Il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha pubblicato sul proprio sito l’elenco delle aree idonee per il deposito nazionale delle scorie nucleari, contenuto nella Carta Nazionale delle Aree Idonee (Cnai)”

Chi ha scritto questo testo immagino abbia ritenuto disdicevole ripetere area o sito e alla ricerca di sinonimi abbia pensato a location. Probabilmente avrà ritenuto che l’anglicismo fosse inadatto al contesto scorie nucleari, da cui la forma “italianizzata” locazione. Così però si dimostra scarsa padronanza del lessico italiano e viene confermato che la ricerca ossessiva di sinonimi spesso va a discapito di coerenza e correttezza dei contenuti.

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Nessun “fan a quattro zampe” per von der Leyen!

Momenti di ilarità al Parlamento europeo quando si è sentito abbaiare un cane alla fine di un intervento di Ursula von der Leyen:

 

È un siparietto divertente anche se irrilevante, ma lo cito perché è rappresentativo della noncuranza con cui vengono riportate notizie e notiziole in molti media italiani.

L’esempio che ho scelto riguarda la reazione della presidente del Parlamento Roberta Metsola, “Dear colleagues, we must have a support animal in the house”. Ecco come sono state tradotte in italiano le sue parole nel titolo e nel corpo di uno stesso articolo: 

Dopo von der Leyen interviene un cane, l’imbarazzo di Metsola e Sanchez al Parlamento Ue: «Colleghi, c’è un fan a quattro zampe»

[…] «Colleghi, dobbiamo avere un animale supporter in quest’Aula»

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Da pet a disco di pasta, parole anti-terrore!

Titolo: Taylor Swift e quella moda del “gatto sulle spalle” lanciata sulla copertina di TIME. Col suo Benjamin Button la pop star americana sta spopolando tra gli amanti dei felini. Il gioco è quello del selfie col proprio pet adagiato come una sciarpa con risultati, spesso, esilaranti

L’intesa tra Taylor e Benjamin è nata quattro anni fa: «Mi hanno dato in mano questo micio e mi sono innamorata subito»

Gatto, felino, pet e micio per lo stesso referente sono esempi del terrore delle ripetizioni che tormenta giornalisti e titolisti italiani e li spinge a ricorrere ad alternative che sarebbero poco probabili in interazioni reali: davvero c’è chi userebbe l’anglicismo pet per descrivere una foto con il proprio gatto?

In Variazione e ripetizione (con partita Iva e tweet) ho già discusso le conseguenze negative della ricerca ossessiva di sinonimi. Nelle notizie a contenuto tecnico e specialistico possono interferire con la precisione e correttezza delle informazioni che spesso ne risultano distorte, come negli esempi di vaccino ≠ siero ≠ antidoto e immunizzato ≠ vaccinato.

[Per] non dire gatto…

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I corsi della fantomatica Lega dell’Edera

Non si finisce mai di stupirsi del livello di sciatteria che traspare da alcune notizie tradotte dall’inglese:

Tweet e incipit di articolo di ANSA con foto della cantante Taylor Swift e testo “La Lega dell’Edera apre a Taylor Swift: in un ulteriore segnale della sua sterminata popolarità la Harvard University ha inserito nei suoi piani di studio un corso dedicato al fenomeno da lei generato”

La spiegazione a cui si pensa immediatamente è traduzione automatica senza revisione umana, perché si presume che chi lavora in ambito giornalistico conosca l’esistenza della locuzione Ivy League, il nome proprio con cui sono note otto delle più prestigiose università statunitensi.

La traduzione letterale in Lega dell’Edera però è un errore che non ci si aspetta dai sistemi di traduzione automatica attuali, proprio perché Ivy League non è un nome insolito e quindi è improbabile che non venga gestito correttamente. Se ne ha la prova se si fa qualche verifica nei sistemi gratuiti più noti: il nome Ivy League non viene tradotto letteralmente ma viene mantenuto in inglese, anche se scritto con iniziali minuscole. Esempio:

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Cos’è una “parola dell’anno” e come viene scelta

immagine che illustra le parole dell’anno di dizionari di lingua inglese

Ogni anno in questo periodo vari dizionari, associazioni o istituzioni del mondo anglofono annunciano una word of the year, conosciuta informalmente con l’acronimo WOTY.

Associamo la tradizione delle parole dell’anno all’inglese ma in realtà ha origine in Germania negli anni ’70 del secolo scorso e poi è stata ripresa in vari altri paesi. In Italia c’è stato qualche tentativo poco riuscito per l’italiano e di solito i media si limitano a rilanciare le parole inglesi, con vari fraintendimenti che tradiscono scarse conoscenze linguistiche.  

Word of the year, non solo parole!

Innanzitutto va chiarito cosa si intende con “parola” (word), che in questo contesto è un concetto piuttosto ampio. In inglese la word of the year può essere un sostantivo, un verbo, un aggettivo, un pronome (they nel 2019), un suffisso, un acronimo, un hashtag, un’espressione, un modo di dire, un gioco di parole, una frase (my pronouns are… nel 2019), un eufemismo, o anche un’emoji (😂 nel 2015). 

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