Per leonesse vegane (ma solo in inglese) ♫♬

Tweet con cartellone pubblicitario di Sainsbury’s con foto di rutabaga, carota e lime (in inglese swede, carrot, lime) e scritta “Sing it for the Lionesses” (da un tweet di Josh Steele con il commento “Hate how much I love this”

Questa pubblicità del supermercato britannico Sainsbury’s apparsa in alcune città inglesi a fine luglio 2022 esemplifica il concetto di conoscenze enciclopediche: l’insieme di informazioni linguistiche ed extralinguistiche che il lettore usa nell’interpretazione di un testo per formulare inferenze sul “non-detto”, tra cui particolari conoscenze del mondo condivise da chi appartiene a una cultura specifica. 

Per capire il gioco di parole della pubblicità, qui legato a un particolare evento ma in circolazione da tempo, bisogna infatti:

riconoscere il tubero rotondo, molto comune da quelle parti ma quasi sconosciuto in Italia, e sapere che in inglese britannico si chiama swede /swiːd/.

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Un cartello molto americano

Negli Stati Uniti l’amministrazione Trump sta togliendo i bambini ai migranti che cercano di superare il confine. Una delle numerose vignette in tema:

vignetta Vignetta Rob Rogers

Prendo spunto dalla vignetta per ricordare il concetto di conoscenze enciclopediche, le informazioni extralinguistiche di conoscenza del mondo condivise da chi appartiene a una cultura specifica. Sono usate per formulare inferenze sul “non detto” nell’interpretazione di un testo, di un’immagine o di una situazione.

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Dalla scimmia nuda allo scimmione arancione…

La scimmia nuda balla

Suggerimento di lettura: La scimmia nuda balla di Mario Fillioley. Lo spunto è la canzone vincitrice di Sanremo, Occidentali’s Karma, che contiene molti riferimenti non riconoscibili dai più giovani: Desmond Morris, Kant, Eraclito, Marx, Marylin Monroe…

Passando da Indiana Jones a Fantozzi, Fillioley riflette su immaginario, cultura generale, cultura popolare e differenze generazionali dal punto di vista delle conoscenze enciclopediche del lettore e dello spettatore: “più ne sai, più ti diverti”.

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Riferimenti accademici :)

Il post scriptum di Luisa Carrada in Le parole precise di Carofiglio, “Qualcuno ora deve scrivere qualcosa di simile per il linguaggio accademico. Fa danni d’altro tipo, ma ne fa”, mi ha ricordato questa striscia di Calvin e Hobbes:

striscia che si conclude con Calvin che dice “Academia, here I come”

La striscia è divertente anche per il lettore italiano che coglie le caratteristiche del linguaggio accademico comuni a italiano e inglese. L’effetto umoristico però è smorzato se non si riconosce il riferimento a Dick and Jane, palese invece per i lettori americani. 

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Non è Paris, Texas

Che lettore tipico avrà avuto in mente chi ha scritto questo titolo in un sito di notizie?

Testo del titolo: “La città di Parigi, la capitale della Francia, ha formalizzato la sua candidatura alle Olimpiadi del 2024”

Specificare che Parigi è una città e che è la capitale della Francia ha senso in un contesto non europeo, ma è ridondante se il lettore è italiano: sono informazioni che fanno parte delle conoscenze enciclopediche di chiunque abbia fatto la scuola dell’obbligo.

Sicuramente si tratta di un titolo tradotto, ma anche le traduzioni più banali possono richiedere interventi di adattamento.


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Catholic vs Cattolica

A proposito del concetto di conoscenze enciclopediche descritto nel mio ultimo post, ho appena visto un esempio di interpretazione “da dizionario anziché “da enciclopedia” nella traduzione di un nome italiano in inglese.

Nei profili di Mario Monti e Angelino Alfano pubblicati oggi in The Guardian si legge:

Alfano left the poor south and its provincial ways to study law at the Catholic Sacro Cuore university in Milan.
[Monti] studied in Italy’s financial capital at its business-oriented Bocconi university.

La traduzione the Catholic Sacro Cuore University è grammaticalmente corretta ma rivela la mancanza delle conoscenze enciclopediche “italiane” che Welcome to Cattolicanell’analisi di Università Cattolica del Sacro Cuore ci indicano che qui cattolica non è più un aggettivo ma è il nome dell’università, proprio come Bocconi (diciamo infatti studiare alla Cattolica ma non *studiare alla Sacro Cuore).


Come nota a margine, osservo che cattolico è stato tradotto Catholic, immagino perché il contesto non consente ambiguità. Di solito i media britannici tendono a specificare Roman Catholic (abbreviato RC), anche per evitare confusione con l’aggettivo catholic, che può avere vari significati tra cui “eclettico”, “universale”, “vario”.

Quando Eminem è meglio di John Wayne…

Mi è piaciuto David Crystal Guest Post: Who’s John Wayne? un intervento del noto linguista britannico su alcune difficoltà che può incontrare un autore quando scrive per un tipo di lettore diverso dal solito, nel caso specifico adolescenti e pre-adolescenti inglesi a cui è rivolto il suo ultimo libro A little book of language, un’introduzione alla linguistica.

Crystal aveva fatto leggere le bozze a una ragazzina di 12 anni, chiedendole di sottolineare tutto quello che non capiva. Mai si sarebbe aspettato che a essere messo in questione fosse il nome John Wayne, usato per spiegare il concetto di pseudonimo:

locandina del film Ombre rosse, titolo originale Stagecoach. Dal sito trovacinema.repubblica.it I gave some examples of pseudonyms. “Do you know who Marion Morrison is?” I had written, and followed up my question with “You’ll know him better as John Wayne.” My young reader underlines John Wayne. “Why have you underlined him?” I ask her. “Who’s John Wayne?” she says. I am temporarily at a loss for words. “You don’t know who John Wayne is??” “No.” “What about Stagecoach?” “What?” “You’ve never seen Stagecoach?” I explain the fantastic chase at the end of the film. Her face is totally blank. I realize there is a yawning chasm between our cultural mindsets.

È un esempio efficace di mancata corrispondenza tra autore e lettore di “conoscenze enciclopediche”, tutte quelle informazioni extralinguistiche di conoscenza del mondo condivise da chi appartiene a una cultura specifica. In questo caso, le differenze culturali sono di tipo generazionale, che Crystal ha risolto sostituendo l’esempio di John Wayne con quello di Eminem (vero nome: Marshall Bruce Mathers).

Molte conoscenze enciclopediche sono legate a un paese specifico (ad es. personaggi e programmi televisivi, prodotti, avvenimenti, tradizioni, ecc.) e ci sono riferimenti che risultano incomprensibili quando ci si sposta altrove, pur parlando la stessa lingua. Crystal fa vari esempi, tra cui è divertente quello di una pubblicità neozelandese (e poi altri aggiunti dai lettori nei commenti).

Ovviamente le difficoltà di comprensione causate dalle conoscenze enciclopediche non condivise aumentano in maniera esponenziale nel passaggio da una lingua all’altra, come ben sa chi parla una lingua straniera e soprattutto i traduttori che devono riuscire a identificare tutti gli aspetti di un testo con connotazioni “enciclopediche” e decidere le strategie di traduzione più adatte in base alle competenze del lettore tipico di quel testo (o, nel caso della localizzazione, dell’utente finale).

Maggiori dettagli in Conoscenze enciclopediche e relativi commenti.


Vedi anche: esempi di conoscenze enciclopediche nella categoria differenze culturali (ad es. Traduzione enogastromica, Competenze culturali nel ciclo di vita del prodotto, Il clima italiano visto da Italia.it, Segnali di globalizzazione).


I♡ AM♡ LA CUCINA ITALIANA: chi lo dice?

immagine di mano di cuoco che fa saltare in padella iconcine simboliche della cucina italiana e didascalia IO AMO LA CUCINA ITALIANA CANDIDATA A PATRIMONIO UNESCO e logo dei ministeri della cultura e dell’agricoltura e della sovranità alimentare

Da comunicato stampa del 5 agosto 2023 del Ministero dell’agricoltura e della sovranità alimentare:

Una padella dalla quale saltano fuori, insieme alla pasta, la pizza, l’olio, i formaggi e così via, anche i profili di tanti beni culturali della nostra Nazione, dalla Torre di Pisa al Colosseo.

È stato svelato ieri, nell’Anfiteatro del Parco Archeologico di Pompei, il logo che accompagnerà la candidatura della cucina italiana a patrimonio immateriale dell’Unesco fino al 2023.  […]

ll logo ufficiale, che sosterrà la candidatura della Cucina italiana a patrimonio immateriale dell’Unesco, richiama l’atto del preparare il cibo come rito e come valorizzazione del patrimonio alimentare e culturale che rivive ogni giorno e che verrà trasmesso alle generazioni future.

L’immagine ha suscitato vari commenti, con inevitabili spiritosaggini a base di fritto misto, quattro salti in padella e dalla padella alla brace, e rimandi a Open to Meraviglia: purtroppo anche in questo caso le scelte comunicative suscitano varie perplessità.

Non è un logo!

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Let’s Marche? 🤔

Dopo VeryBello e Open to Meraviglia, una nuova campagna turistica istituzionale che ricorre a uno slogan ibrido in parte inglese e in parte italiano:

logo LET’S MARCHE! IN ITALY, OF COURSE

Let’s Marche! è “il nuovo slogan che accompagnerà la Regione Marche in tutte le sue attività di promozione turistica e internazionalizzazione in Italia e all’estero”. Non mi sembra però una scelta del tutto azzeccata, perlomeno non da un punto di vista linguistico.

In inglese la costruzione let’s si usa per esprimere un suggerimento o una richiesta che riguarda il parlante e una o più altre persone ma, a quanto pare, chi ha ideato lo slogan non ha considerato che deve essere seguita da un verbo. Marche invece è un sostantivo e quindi la frase risulta agrammaticale.

Inoltre, in inglese la regione italiana è nota come the Marche, the Marche region o Le Marche. Senza articolo, Marche è il nome di una delle antiche province della Francia. La scelta di inglobare l’articolo le all’interno di  let’s , operando una risegmentazione arbitraria di let, non mi pare immediatamente riconoscibile al di fuori di un contesto italiano. 

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Open to Meraviglia… and to perplessità

Il Ministero del Turismo ha presentato la nuova campagna di promozione dell’Italia nel mondo, Italia: Open to Meraviglia, che consiste in affissioni pubblicitarie di vario tipo, un profilo di Instagram e un video che avrà versioni in varie lingue:


Aggiornamento 26 aprile 2023: al momento il video ufficiale Italia, Open to meraviglia risulta “privato” ed è stato rimosso dai canali istituzionali (ma c’è una copia permanente in Archive.org); qui l’ho sostituito con quello della presentazione ufficiale.

Il narratore ci informa che:

“L’Italia è una porta aperta sulla meraviglia. È questo in fondo che noi italiani sappiamo fare meglio: meravigliarci sempre per meravigliare gli altri. E da questo pensiero nasce anche il nostro logo: una bandiera che si spalanca dando il benvenuto al mondo intero e che abbiamo firmato con il claim Italia, Open to Meraviglia”.

Il claim è lo slogan che caratterizza un prodotto. Né nel video né durante l’evento di presentazione ufficiale è stata però spiegata la scelta della frase ibrida, metà in italiano e metà in inglese, che ha subito suscitato molte perplessità.

Un precedente: VeryBello

Inevitabili i riferimenti a VeryBello, il nome del famigerato sito voluto dal Ministero dei Beni Culturali nel 2015 e che era risultato inadatto sia a un pubblico italiano che a un pubblico internazionale: dettagli in #verybello, vero italiano e inglese maccheronico.

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Elefanti e zii altrui nella stanza della politica

Le discussioni sulle interferenze dell’inglese sono focalizzate quasi esclusivamente sui prestiti. Viene invece data poca attenzione ai calchi e ai falsi amici (e conseguenti prestiti camuffati) e ancora meno all’adozione, spesso superficiale, di espressioni figurate e metafore dell’inglese.

Esempio da un noto quotidiano:

Titolo: L’elefante nella stanza – Sottotitolo: Matteo Salvini è un problema per Meloni che deve decidere se includerlo o escluderlo dal governo. Ogni scelta può avere conseguenze – Testo: A dieci giorni dalla prima riunione delle Camere, che darà l’avvio alla formazione del nuovo governo, Giorgia Meloni ha scoperto di avere un elefante nella stanza. Il problema di cui tutti parlano, dentro Fratelli d’Italia ma anche nella stessa Lega, ha un nome e cognome: Matteo Salvini. È come il vecchio zio che nessuno vuole avere vicino al pranzo di Natale, sapendo che alzerà troppo il gomito e si metterà a raccontare sempre le stesse storie.

Sono sicura che vari lettori abbiano interpretato elefante nel significato figurato italiano di persona invadente, maldestra o priva di tatto (come il vecchio zio), e che abbiano associato la stanza alla proverbiale cristalleria in cui l’elefante fa danni.

Ma non è quello che intendeva il giornalista, che invece ha tradotto letteralmente un’espressione idiomatica inglese, in parte fraintendendola, e si è appropriato di uno stereotipo della cultura popolare americana.

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Tranquilli, il cörsivœ parlato non fa danni!

Per chi non sa ancora cos’è il cörsivœ parlato, è la presa in giro della cadenza cantilenata tipica di certe ragazze milanesi, caratterizzata da vocali strascicate (allungamento) e trasformate se in posizione finale (dittongazione). È una tendenza ridicolizzata già da qualche anno ma ha fatto notizia nei media generalisti lo scorso maggio grazie ai video virali di una sedicente “professoressa”.   

Mi stupisce che questa notiziola estiva continui a suscitare interesse, ormai da settimane. Non sono invece per nulla sorpresa dalle reazioni sdegnate per l’uso improprio del sostantivo corsivo e per la pronuncia storpiata: succede spesso che l’uso ludico della lingua venga frainteso e causi reazioni negative, o che si confonda un fenomeno con chi lo rappresenta.

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