Dante e gli anglicismi, in musica!

Vi invito a un piccolo esperimento con Dante, una canzoncina divertente dei DuoVa che ironizza sul gran numero di anglicismi usati in italiano:

Prendete un foglio di carta, dividetelo in due colonne e fate una crocetta per ogni anglicismo usato nel video, nomi propri esclusi: da una parte uso attivo (anglicismi che fanno parte del vostro lessico abituale) e dall’altra esposizione passiva (non sono parole che usate normalmente).

In alternativa, con lo stesso metodo, provate a classificare ciascun anglicismo che sentite come insostituibile, utile o superfluo in base alla distinzione dei linguisti Adamo e Della Valle già descritta in L’invasione degli anglicismi:

forestierismi insostituibili, ormai radicati nell’uso, soprattutto per la loro concisione, efficacia espressiva e adeguatezza nominativa, come mouse o popcorn;

forestierismi utili, che ripropongono espressioni straniere alle quali i parlanti sembrano adeguarsi senza sforzo eccessivo, facilitando l’uso di formule denominative di circolazione internazionale, come email vs posta elettronica o cheesecake vs torta americana con crema di formaggio dolce;

forestierismi superflui, che si affiancano a espressioni italiane già in uso o facilmente ricavabili e sono mossi spesso dalla volontà di ostentare consuetudine con tendenze o conoscenze linguistiche straniere, come search per ricerca, wedding per matrimonio o ginger per zenzero.

Che risultati avete ottenuto? Vi hanno sorpreso?


Alcuni degli anglicismi della canzone descritti qui nel blog: brunch, cash, copyright, delivery, escalation, fake news, follow up, mouse, selfie, sequel, smart working, sold out, spoiler, webinar. Sono invece francesismi dossier e hotel e anche la pronuncia “blef” di bluff. La parola acquagym non esiste in inglese: è uno pseudoanglicismo.

Per alcune riflessioni su un tema che è sempre molto dibattuto: Anglicismi, che passione!? 


Grazie a @Suomitaly per lo spunto.

3 commenti su “Dante e gli anglicismi, in musica!”

  1. Giovanni:

    Esercizio troppo impegnativo per un passatempo, trascorsi solo un minuto e 15 secondi le parole che mi sono appuntato eran già 20 e ho dato forfait. Non prima di averle giudiziosamente suddivise in insostituibili (3), utili (6) superflue (11). Il mio modesto contributo all’esperimento.

  2. Anna B.:

    Cara Licia,
    grazie dello spunto e dell’esercizio. La canzone è divertente e ho riso molto alla rima “selfie”/”guelfi”.
    Sinceramente, però, dubito che Dante, da innovatore della lingua, sarebbe stato contrario a ogni prestito dall’inglese. Non era certo un purista!
    Semmai si tratta (e il tuo blog aiuta proprio in questa riflessione) di distinguere tra quali significati e prestiti siano giustificati e quali superflui. Comprare calzini non è fare shopping :). E “chat” o “blog” sono ormai forestierismi insostituibili…

  3. Martina:

    In poco più di due minuti di ascolto ho contato 19 anglicismi superflui, dopodichè ho interrotto il video per sofferenza 🙂 Tuttavia non sono così cattiva perché nello stesso lasso di tempo ho anche contato 6 anglicismi che considero insostituibili, ti dirò che pensavo peggio. Dopo questo esperimento mi hai messo una fastidiosa pulce nell’orecchio, comincerò a fare la stessa analisi ogni (rara) volta che guardo un notiziario italiano 😀

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