Un capello umano, per sbaglio!

In questa immagine c’è un errore di traduzione dall’inglese dovuto a una curiosa svista:

Immagine con illustrazione che confronta dimensioni di capello, particella di polvere e coronavirus. Al post di capello: aria umana 
Esempio di @aragost

Chi ha tradotto non ha capito un’acca, la seconda di human hair, e ha trasformato un capello nell’aria umana.

C’è da chiedersi se chi produce questi testi e chi li pubblica rifletta sul significato delle parole: anche senza testo originale qualche sospetto su “aria umana” sarebbe dovuto venire…

Il testo poi è stato corretto in capello umano, con un aggettivo di troppo che evidenzia un noto esempio di anisomorfismo: in inglese la parola hair può indicare un singolo capello, un singolo pelo umano o animale oppure l’intera capigliatura.

Imprecisioni di traduzione

Proprio grazie a queste differenze in italiano non occorre specificare che un capello è umano perché è implicito (non ci sono capelli animali o di extraterrestri o altro). È un’imprecisione tipica del traduttori improvvisati che non sono consapevoli di alcune piccole differenze tra inglese e italiano che se ignorate non compromettono la comprensibilità di un testo ma lo rendono meno naturale.

Esempio: se in inglese un uomo deceduto leaves a wife and two children, in italiano lascia moglie e due bambini oppure la moglie e non una moglie – come se potesse averne più di  una!. Altri esempi in Dettagli sulla principessina (uso degli aggettivi possessivi, indicazioni dell’età e ordine dei complementi).


In inglese la peluria dei bambini o delle donne sul volto si chiama down ma ha anche un nome informale molto particolare: peach fuzz (ricorda la buccia delle pesche).


Vedi anche: Aerosol: da cura a infezione, con un riferimento alle dimensioni delle microparticelle.

4 commenti su “Un capello umano, per sbaglio!”

  1. maxxfi:

    Ciao Licia, posso proporre un termine inglese sulla cui traduzione mi piacerebbe sapere la tua opinione?

    Il termine è seasoning, inteso come quel trattamento che si applica ad una padella/pentola nuova di ghisa o acciaio al carbonio per ricoprirla di olio che viene riscaldato fino a polimerizzare, in modo da renderla antiaderente.

    Nei forum di cucina ho visto usare condimento (di una padella!), o stagionatura o anche bruciatura. Propenderei per stagionatura, però magari si trovano espressioni migliori?

    Grazie

  2. Licia:

    @maxxfi dovrei documentarmi perché è un argomento di cui non so nulla. Già provato a cercare sui siti dei produttori italiani di padelle?

  3. Renzo:

    A proposito di imprecisioni di argomento scientifico, segnalo una traduzione al limite della sciatteria che compare quasi sempre sui quotidiani, quando si tratta di tradurre il termine “nitrogen”. Viene tradotto come “nitrogeno” che in italiano non esiste. Si tratta del ben più comune “azoto”. Basterebbe un minimo di ricerca su internet per essere precisi e non far sobbalzare un chimico come me. Grazie per il suo interessante Blog

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