Catcalling: non c’entrano i gatti!

Si discute delle molestie per strada di cui è stata vittima Aurora Ramazzotti che lei e altri descrivono ricorrendo all’anglicismo catcalling. È però una parola il cui significato è spesso frainteso, come in questi esempi di interpretazioni errate:

Fotogramma dal video di Aurora Ramazzotti e commenti: 1 Il catcalling è quando un maschio fa apprezzamenti ad una donna che passa per strada, che possono andare dal verso che si fa per chiamare un gatto tipo bacini (da qui catcalling) alle varie frasi spiacevoli che però evidentemente il maschio pensa ci facciano piacere. E INVECE – 2 Si chiama “catcalling” cioè letteralmente “chiamare il gatto”. OK forse non ci trattate come oggetti, ma come animali sì – 3 un fenomeno odioso come il #catcalling meritava un nome più serio di “chiamare il gatto” per essere definito – 4 catcalling dà fastidio perché è un inglesismo e perché col cazzo che il gatto arriva, se fischio – 5 Il termine si riferisce al suono Pss pss con cui si usa chiamare (call) i gatti.

In inglese catcall può essere un sostantivo o un verbo e nell’uso contemporaneo ha due significati:

1 fischio o urlo di disapprovazione o di derisione a uno spettacolo o a un evento sportivo o pubblico. Esempi: the minister was greeted by catcalls from the crowd  ·   La Scala’s catcalling loggionisti are a small minority of noisy traditionalists  (cfr. il verbo italiano buare);

2 fischio o volgarità a sfondo sessuale urlata da un uomo (catcaller) a una donna che passa per strada. Esempi: they were shocked by the catcalls from Italian men  ·   even during the pandemic, catcalling goes on. 

In italiano è stata recepita solo la seconda accezione, più recente della prima, nella forma del verbo sostantivato catcalling che identifica il comportamento.

Origine di catcall

Non c’entrano i gatti, se non indirettamente, con l’origine delle accezioni odierne della parola catcall. Risale alla metà del XVII secolo ed era il nome di un fischietto o altro strumento che emetteva suoni striduli sgradevoli, usato a teatro per esprimere disapprovazione se lo spettacolo o gli attori non erano di proprio gradimento. 

In precedenza catcall nel suo significato letterale descriveva gnaulii o miagolamenti fastidiosi, specialmente notturni (call è anche il verso di un animale), ma già nel celebre dizionario della lingua inglese di Samuel Johnson del 1755 la definizione di catcall non faceva più alcun riferimento ai gatti:

Cat’call, s. a small squeaking instrument

È quindi un errore ritenere che all’origine di catcalling ci siano i miagolii oppure i suoni fatti dalle persone per chiamare i gatti, da cui per analogia prenderebbero il nome anche fischi ed oscenità varie urlate da alcuni uomini per attirare l’attenzione delle donne di passaggio.

Non ha senso chiamarlo #catcalling. Ho avuto un gatto per 17 anni e non l’ho mai chiamato con un fischio. Con il fischio si chiama un cane.

Catcalling, anglicismo inopportuno

Questi fraintendimenti fanno riflettere sull’opportunità di ricorrere a un anglicismo per descrivere un comportamento disgustoso che non è affatto nuovo – da decenni all’estero fa parte degli stereotipi che caratterizzano il tipico uomo italiano! Denominarlo usando una lingua che non ci appartiene toglie impatto emotivo al concetto, che ne risulta ridimensionato, in particolare se evoca i gatti. Si rischia così di banalizzare e rendere più difficile da stigmatizzare un comportamento odioso.

In italiano disponiamo già di molestie per strada (o molestie di/da strada) e di molestie verbali e non vedo alcuna necessità di ricorrere a una parola inglese. Ci sarebbe anche pappagallismo, “comportamento di chi in modo insistente importuna le donne per la strada”, ma mi pare una parola desueta e non altrettanto trasparente, inoltre può avere una connotazione di impertinenza che sdrammatizza quella che è una molestia sessuale.


Ho già accennato a catcall in Fischi e fischietti: wolf whistle vs dog whistle a proposito del tipico fischio di apprezzamento maschile che in inglese si chiama wolf whistle.

Tornando ai gatti, non sono coinvolti direttamente neppure in altre due espressioni inglesi connotate negativamente, copycat crime e catfishing.

Vedi anche: hate speech vs incitamento all’odio per un altro esempio di anglicismo che rischia di attenuare un comportamento orribile.


La definizione di pappagallismo è del Dizionario De Mauro; per un’analisi dettagliata di pappagallo e pappagallismo cfr. Catcalling: un nome nuovo per una cosa fin troppo vecchia di Simona Cresti in Italiano digitale.

5 commenti su “Catcalling: non c’entrano i gatti!”

  1. Gianmaria Lari:

    Grazie Licia!

    Interessantissimo ed interessantissimi i riferimenti ai tuoi vecchi post (che mi erano sfuggiti). Buona Pasqua!

  2. Irina:

    Grazie per la spiegazione! La parola “Catcalling” si usa anche in tedesco e dato che non so bene l’inglese non ho mai capito il senso.
    Io personalmente le esperienze sgradevoli con gli uomini per strada le ho fatte più in Francia che in Italia.

  3. Cesare G. Rossi:

    Ciao,

    c’è un errore nella frase “In italiano è stato recepita”.

    Grazie per portare avanti la difesa della corretta interpretazione delle lingue.

  4. John Dunn:

    Secondo l’Oxford English Dictionary (ma è anche la mia percezione) catcall nel secondo senso è un americanismo. La prima citazione è di 1956. La più grande rilevanza in inglese del primo senso sarebbe un altro motivo per non usare questa parola in italiano.

  5. Andrea F:

    Io avevo sempre pensato che il “cat” di “catcall” fosse la voce slang per “ragazzaccio”. Forse possibile un’influenza?

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