Una tantum… due tantum!

Comunicazione di un fornitore di energia elettrica:

Gentile cliente, in riferimento alla Sua cortese richiesta, siamo a comunicarLe che per l’aumento di potenza si pagano due tantum. La prima è un contributo quota potenza di € 55,33 per ogni kw di aumento. La seconda tantum è il costo dell’operazione di € 48,86.

Questo uso davvero particolare della parola tantum con il senso di “pagamento straordinario” può essere descritto come rianalisi, il fenomeno per cui una sequenza linguistica viene reinterpretata erroneamente.

Una tantum (non si ripete!)

In questo caso una è stato interpretato come un numerale e non come un elemento della locuzione invariabile una tantum, “per una volta soltanto”, che può essere usata in due modi:

in funzione avverbiale o aggettivale descrive un premio, una retribuzione o una gratifica che vengono concessi o ricevuti eccezionalmente, per una volta sola (ad es. elargire un’indennità una tantum);
come sostantivo identifica un’imposta o un contributo straordinari, da pagare un’unica volta, di solito in associazione ad eventi che si verificano raramente (ad es. un’una tantum per le vittime del terremoto).

Una tantum è una locuzione solo parzialmente latina (una è ellissi di una volta) ed è in uso nel linguaggio giuridico e burocratico dal 1949.

A parte qualche uso scherzoso, non ho trovato altri esempi di *tantum usato come nell’esempio iniziale. Parrebbe quindi un’interpretazione errata ristretta all’uso particolare di quel fornitore di energia elettrica.


Aggiornamento – Sull’origine dell’espressione, una consulenza dell’Accademia della Crusca: Una tantum.


Rianalisi “latine”: busillis e mumpsimus

Il sostantivo busillis (difficoltà, ostacolo) è un esempio di parola nata da rianalisi di locuzione latina ed entrata stabilmente nel lessico: in questo caso in diebus illis, “in quei giorni” era stata reinterpretata come in die busillis.

Anche il suffisso –ellum nei nomi delle leggi elettorali è un esempio di rianalisi: dettagli in Da Mattarellum a Rosatellum: habemus latinellum!

Si trova un esempio di questo fenomeno anche in inglese. In Turofilo e altre parole curiose ho già descritto mumpsimus, una persona che crede ostinatamente a qualcosa perché ci ha sempre creduto, anche se è palesemente falsa o non ha senso. Deriva dalla formula latina quod in ore sumpsimus (“ciò che abbiamo ricevuto in bocca”) detta all’eucarestia, che un prete ignorante storpiava in quod in ore mumpsimus. Quando gli era stato fatto notare l’errore, si era rifiutato di correggerlo e aveva risposto: “I will not change my old mumpsimus for your new sumpsimus”.
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Vedi anche: Rianalisi: l’amantide religiosa per altri esempi

3 commenti su “Una tantum… due tantum!”

  1. Andrea F:

    aggiungerei anche una nota sulla credenza che “una tantum” significhi “una volta ogni tanto”. mi sa che bisognerà far caso alle occasioni in cui l’espressione è usata correttamente.

  2. Licia:

    @Andrea, non ci avevo pensato ma è probabile!

    @Vincenzo, grazie per l’esempio e il riferimento, che rafforzano l’ipotesi rianalisi, un fenomeno “spesso consistente in un’arbitraria risegmentazione, o guidata da fattori analogici e da etimologie fantasiose” (cfr. rianalisi in Enciclopedia dell’Italiano)

    Aggiungo anche un esempio di uso ironico ricevuto da @biecoilluminist:

     Foto di cartello di geometra che tra i servizi offerti offre sanatorie, con il commento “OGNI TANTUM. Il concetto di “una volta sola” in Italia”

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