Smart laureing, una laurea in inglese farlocco

Le misure di distanziamento sociale dovute all’emergenza da COVID-19 stanno costringendo a svolgere online molte attività che prima erano fatte sempre di persona, tra cui esami e lauree. Ecco cosa titola un noto quotidiano italiano:

E alla fine «smart laureing»: i prof sullo schermo e la parete col ficus. Storico. Sulla soglia dei 39 anni mi son messo la corona d’alloro in testa, l’altro giorno. Mia madre per far la prova mi aveva video chiamato col cell: «Mettiti davanti alla libreria così fai un figurone». Per rendere la parete troppo bianca un po’ meno bianca, alla fine abbiamo scelto il ficus
(da un tweet di Laura Cattaneo)

Voglio essere ottimista: mi auguro che l’inglese farlocco del titolo sia una spiritosaggine e che nessun lettore pensi che in inglese si possa davvero dire laureing per “laurearsi” (cerimonia di laurea) anziché graduation.

Laurel e laureate

alloroChissà se l’autore sa che in inglese esiste una parola simile, laurelling (laureling per gli americani), dal verbo laurel, coronare d’alloro, anche come decorazione artistica. In senso metaforico il sostantivo laurel è un tributo o un elogio, e il verbo laurel può significare onorare, premiare, encomiare o conferire un riconoscimento pubblico.

In inglese però l’alloro non è associato alla laurea come invece in italiano, anche etimologicamente: laurea deriva infatti dal latino laurĕa(m) “corona d’alloro”, da laureus “di alloro”.

Il sostantivo inglese laureate è un falso amico: non vuol dire laureato ma indica qualcuno a cui è stato conferito un premio prestigioso per eccezionali meriti artistici o intellettuali. La collocazione più comune è Nobel laureate e nel Regno Unito il Poet Laureate è un titolo attribuito a vita dal regnante a un poeta eminente.

Ha invece lo stesso significato rest on one’s laurels in inglese e riposare sugli allori in italiano.

Nuovo significato italiano di smart?

Tornando a smart laureing, in Lavorare da casa non è smart working! ho già osservato che in italiano l’uso dell’aggettivo inglese smart viene frainteso e che ultimamente gli è stata conferita una nuova accezione di “che avviene online”, “da remoto” o “telematico”, inesistente in inglese.

Ne sono una conferma l’assurdo smart laureing, smart schooling (“didattica a distanza”) e altre formazioni di tipo smart x che tanto piacciono ai media. Tra queste, lo pseudoanglicismo smart dressing, già commentato qui, che nelle intenzioni di chi l’ha inventato sarebbe l’abbigliamento da usare quando si lavora da casa.

Restiamo a casa, con lo smart working arriva anche lo smart dressing

In inglese però smart dressing fa pensare a un condimento “furbo”, ad es. per l’insalata, oppure a un qualche tipo di bendaggio “intelligente” con medicazione che non si attacca alla ferita.

L’aggettivo smart è usato spesso in riferimento all’abbigliamento ma non ha nulla a che vedere con le modalità di lavoro: vuol dire elegante, curato, ben vestito e spesso è opposto a casual. Le collocazioni prevalenti però sono dressing smart (aggettivo con funzione avverbiale) oppure smart dress code.

Ne approfitto per ribadire che in questo periodo nessuno in inglese usa l’espressione smart working ma descrive il lavoro a distanza (da remoto) come working from home, da cui l’acronimo WFH.


Altri esempi di inglese farlocco usato da media o istituzioni:

Inglese farlocco: foodtelling
SNEET, una bufala linguistica 
Inglese farlocco: Sm@rtCupRecall 
Prenoting: inglese farlocco (rappresentativo!)
Open Day Graduate: itanglese o inglese farlocco?


4 commenti su “Smart laureing, una laurea in inglese farlocco”

  1. John Dunn:

    1. Anche l’inglese farlocco deve essere ‘correttamente’ farlocco, e a mio avviso la versione più ‘corretta’ sarebbe ‘laureating’ (la parola che uso io nel mio italinglese personale). Ma la traduzione di ‘laure(at)ing’ non è tanto semplice, perché questa parola, se ho capito bene, descrive due momenti, cioè la discussione della tesi e poi il conferimento del titolo, e solo questo secondo momento sarà ‘graduation’.

    2. La precarietà è arrivata fino all poesia: il titolo di Poet Laureate non è più attribuito a vita, ma solo a termine (5 anni, se non sbaglio). E non tutti i Poet Laureate erano poeti eminenti.

  2. Licia:

    @John, grazie per i dettagli sul Poet Laureate, potremmo dire allora “poeti considerati eminenti” (qualcuno avrà pensato lo fossero 😉 ).

    Su laureating, è sicuramente possibile come parola scherzosa, però forse anche i meccanismi che useremmo in italiano. Sono più comuni le neoformazioni verbali denominali, quindi dal sostantivo laurea anziché dal participio passato laureato, che sarebbe molto insolito come base. L’alternava in italiano è creare verbi deaggettivali, che però tendenzialmente indicano l’acquisizione di una qualità o una proprietà indicata dall’aggettivo di base (ad es. digitalizzare, concretizzare, sterilizzare) oppure una sua intensificazione (ad es. velocizzare).

  3. Mariacira Improta:

    Certo noi Italiani amiamo coniare nuovi vocaboli, ricorrendo all’inglese per sentirci più moderni e globali. La locuzione “smart laureing” non ha niente a che fare né con l’aggettivo smart né con l’uso del sostantivo “laureate” come ha ben esplicato Licia.
    Ho partecipato alla cerimonia del conferimento dei titoli di laurea e dottorato ad Oxford e non ho visto mai nessuno con la corona di lauro. Non so se ciò avviene nelle università americane, perché non ho mai assistito ad alcuna cerimonia di laurea.
    In U.K. per indicare il lavoro da casa durante l’emergenza coronavirus usano prevalentemente “remote working “ o “working from home or at home” .
    So che ”lavoro agile” è stato proposto dall’Accademia della Crusca (Incipit) fin dal 2016. Penso che ricopra un campo semantico più vasto di quanto si voglia intendere con “smart working” (lavoro da casa) che poi è incomprensibile per gli Inglesi.

  4. Licia:

    @Mariacira finché in Italia non si imparerà meglio l’inglese non ci libereremo mai di questi pseudoanglicismi!
    Anche un altro lettore nei commenti a Lavorare da casa non è smart working! aveva citato il Gruppo Incipit come origine della locuzione lavoro agile perché è la comunicazione prevalente. In realtà il Gruppo Incipit aveva avallato una scelta fatta l’anno precedente dal legislatore (e che non teneva conto che lavoro agile sembra un calco dell’inglese agile working, che però è un concetto diverso).

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