Da epidemia a pandemia: aspetti terminologici

tweet di World Health Organization: “We have therefore made the assessment that #COVID19 can be characterized as a pandemic”- @DrTedros #coronavirus

Ieri 11 marzo 2020 il direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ha annunciato che l’epidemia di COVID-19 da questo momento viene classificata come pandemia.

Per noi italiani l’uso di un’etichetta diversa (da epidemia a pandemia) non fa molta differenza, ma prendo comunque spunto dall’annuncio dell’OMS per alcune considerazioni terminologiche, tra cui la distinzione tra lessico comune e lessico specialistico (parole vs termini) e la mancanza di un approccio onomasiologico ben definito.

La parola pandemia

Nell’uso non specialistico pandemia è una parola del lessico comune che descrive un concetto generico che può essere usato in qualsiasi varietà linguistica. I dizionari concordano nelle definizioni: una pandemia è un’epidemia che ha la tendenza a diffondersi rapidamente ovunque, attraverso territori o continenti vastissimi.

Etimologia: la parola pandemia risale al XIX secolo ed è stata coniata sul modello della più antica epidemia (dall’aggettivo greco ἐπιδήμιος, “che è nel popolo”), con il prefisso pan- che indica totalità.

Il termine pandemia per l’OMS

“Pandemic is not a word to use lightly or carelessly. It is a word that, if misused, can cause unreasonable fear, or unjustified acceptance that the fight is over, leading to unnecessary suffering and death”- @DrTedros

L’annuncio dell’OMS implica un uso specialistico di pandemia, con potenziali implicazioni sociali, politiche ed economiche. Si tratta quindi di un termine che identifica un concetto specifico usato in un ambito specialistico.

In una gestione professionale della terminologia ci si aspetta che ciascun concetto sia rappresentato all’interno di un sistema concettuale con una definizione intensionale che identifica il concetto sovraordinato (iperonimo) e specifica le caratteristiche distintive che differenziano il concetto descritto dagli altri concetti coordinati. 

Nel sito dell’OMS però non si trova nessuna definizione univoca di pandemic che chiarisca come si differenzi da un’epidemic, ma solo descrizioni generiche quali “la diffusione mondiale di una nuova malattia” in What is a pandemic? (2010) e “un epidemia su base mondiale o su un’area vasta, che coinvolge più paesi e colpisce un gran numero di persone” nel glossario di Infection prevention and control of epidemic- and pandemic-prone acute respiratory infections in health care (2014).

tweet OMS: “In the past two weeks, the number of cases of #COVID19 outside China has increased 13-fold & the number of affected countries has tripled. There are now more than 118,000 cases in 114 countries, & 4,291 people have lost their lives”

Nella dichiarazione dell’OMS di pandemia per la COVID-19 sono stati forniti alcuni dati: aumento di casi di 13 volte fuori dalla Cina, numero di paesi colpiti triplicato, più di 118.000 casi in 114 paesi, 4291 decessi e previsioni di aumenti consistenti nei prossimi giorni e settimane.

Non è però specificato quali siano la soglia e la combinazioni di criteri che fanno scattare la classificazione di pandemia, che rimane a discrezione dell’OMS, come evidenziano anche varie fonti di lingua inglese, ad es. What is a pandemic? (The Guardian), e come già indicato in La differenza tra epidemia e pandemia (Il Post). 

Altre definizioni di pandemia

Ho cercato di capire se da un punto di vista prettamente terminologico – non ho competenze mediche – le definizioni di altre fonti fossero più precise nell’identificare il concetto di pandemia. Non ho però trovato alcun criterio per stabilire numericamente, attraverso dati, quando un’epidemia diventa una pandemia (o se invece si tratti di un suo iponimo). Mi pare invece che sia lasciato ampio spazio per interpretazioni soggettive, come mostrano le evidenziazioni in viola

L’Istituto Superiore della Sanità il 6 marzo 2020 ha pubblicato un glossario di 6 termini sul nuovo coronavirus, con queste distinzioni:
epidemia –  la manifestazione frequente e localizzata – ma limitata nel tempo – di una malattia infettiva, con una trasmissione diffusa del virus […]  L’infezione si diffonde in una popolazione costituita da un numero sufficiente di soggetti suscettibili;
pandemia –  la diffusione di un nuovo virus da uomo a uomo in più continenti o comunque in vaste aree del mondo. La fase pandemica è caratterizzata da una trasmissione alla maggior parte della popolazione.
Viene specificato che, alla data di pubblicazione, per l’OMS “quella da SARS-CoV-2 non è una pandemia perché, pur interessando molti continenti, non è ancora abbastanza diffusa”.

Per il Dizionario di Medicina Treccani una pandemia corrisponde alla definizione dei dizionari ma si realizza solo in presenza di tre condizioni:
1 un organismo altamente virulento;
2 mancanza di immunizzazione specifica nell’uomo;
3 possibilità di trasmissione da uomo a uomo.

Per il Ministero della Salute la classificazione di pandemia influenzale richiede la comparsa di un nuovo ceppo virale “capace di trasmettersi da uomo a uomo in modo efficace” e in grado di provocare “una infezione improvvisa e invasiva in tutti i gruppi di età, su scala mondiale”. Le informazioni sono contenute nel Piano pandemia influenzale, molto dettagliato e sviluppato secondo le 6 fasi pandemiche dichiarate dall’OMS che però, stando a dichiarazioni recenti di un portavoce dell’organizzazione, non sono più in uso.

Informazioni simili vengono date dall’ente statunitense CDC (Centres for Disease Control and Prevention), che distingue tra epidemic, outbreak, cluster e pandemic in base all’insorgenza della malattia, alla diffusione geografica e al numero di persone colpite. Anche in questo caso la definizione di pandemic appare alquanto generica: “an epidemic that has spread over several countries or continents, usually affecting a large number of people”.

Necessità di una nuova definizione di pandemia

È difficile capire la portata della nuova classificazione della COVID-19 come pandemia senza una definizione precisa che, nell’ambito specialistico delle competenze dell’OMS, consenta di distinguere il concetto da quello di epidemia.

Le definizioni delle altre organizzazioni, altrettanto generiche, ci ricordano che i termini sono “etichette” a volte arbitrarie o comunque usate in modo impreciso, e solo un approccio onomasiologico, orientato al concetto, consente di evidenziare correttamente le differenze d’uso

Purtroppo l’OMS non sembra avere tenuto conto delle conclusioni di una relazione del 2011, Report […] on the Functioning of the International Health Regulations (2005) and on Pandemic Influenza A (H1N1) 2009, che riteneva necessaria una definizione più precisa e coerente di pandemia, che non fosse basata esclusivamente sulla diffusione ma che indicasse criteri coerenti, misurabili e comprensibili.

In particolare, veniva data l’indicazione di classificare la gravità della pandemia prendendo in considerazione numero di decessi, ricoveri e contagi in base a diversi parametri quali età, patologie preesistenti, accesso all’assistenza medica, impatto sul sistema sanitario e fattori sociali ed economici.

Anche un breve documento del 2011, The classical definition of a pandemic is not elusive, sosteneva la necessità di una nuova definizione ed era critico sulla classificazione di pandemia che esclude aspetti quali l’indice di gravità e il numero di riproduzione di base (R0, che se superiore a 1 indica una epidemia).

Mi auguro che quando finalmente supereremo questa crisi l’OMS riuscirà a riconsiderare la definizione di pandemia adottando un approccio terminologico adeguato.

Aggiornamento dicembre 2022 – Nel nuovo post L’inspiegata fase endemica del Covid-19 un altro esempio di mancanza di definizioni precise per la comunicazione pubblica di temi che riguardano tutti i cittadini: dal punto di vista terminologico in questi 3 anni di pandemia non è migliorato nulla (nessuna novità neppure per la definizione di pandemia da parte dell’OMS).


A proposito di terminologia dell’emergenza COVID-19, un esempio di incongruenze terminologiche nei comunicati del Dipartimento di Protezione Civile che creavano confusione perché lo stesso concetto veniva chiamato in tre modi diversi:

tweet di Nino Cartabellotta del 29 febbraio: “chiedo alla @DPCgov di uniformare i termini utilizzati nei comunicati stampa dove si comunicano i casi di #COVID19italia - 27 febbraio: accertati - 28 febbraio: contagiati - 29 febbraio: positivi”

In seguito a questa segnalazione la terminologia è stata uniformata e ora viene usato unicamente positivi.


In tema emergenza coronavirus, vedi anche:

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1 commento su “Da epidemia a pandemia: aspetti terminologici”

  1. Andrea:

    Grazie, puntuale e precisa come al solito.

    Tanto per fare un po’ di polemica l’OMS è un ente inutile che riesce solo a diramare comunicati vaghi e confusi in cui conferma l’ovvio.

I commenti sono chiusi.