La cultura, software della mente

È scomparso lo psicologo olandese Geert Hofstede, un ricercatore che ha avuto un ruolo rilevante nella comprensione delle differenze culturali, in particolare in contesti professionali.

La notizia mi ha fatto subito pensare all’espressione software of the mind, che Hofstede aveva coniato negli anni ‘80 per descrivere il concetto di cultura: una “programmazione collettiva” della mente umana che accomuna i membri di un gruppo o una categoria di persone e li distingue da altri, e cioè un sistema condiviso per l’interpretazione di realtà ed esperienze.

Hofstede aveva identificato le manifestazioni della cultura rappresentandole in un diagramma “a cipolla”. Più un aspetto è esterno e più facilmente è riconoscibile ed eventualmente riproducibile da altre culture:

diagramma a cipolla: Simboli: parole, gesti, immagini, oggetti; Eroi: modelli di comportamento, personaggi di riferimento; Rituali: saluti, cerimonie, aspetti pragmatici; Pratiche: visibili all’osservatore esterno,  significato culturale invisibile

Aspetti visibili

I simboli sono parole (la lingua), gesti, immagini e oggetti – ad es. cibo, abbigliamento, mode – a cui è attribuito un significato preciso ed evidente. Esempio: Simboli alati di primavera.

Gli eroi sono persone che rappresentano modelli di comportamento in cui ci si identifica o che servono da riferimento; possono essere figure storiche e culturali, anche immaginarie, sportivi, politici, personaggi dello spettacolo ecc. Esempio: Riccioli d’oro nello spazio.

I rituali sono attività collettive come i saluti e cerimonie sociali e religiose, ma anche gli aspetti pragmatici delle diverse modalità di comunicazione orali e scritte. I rituali sono considerati “tecnicamente superflui” ma socialmente essenziali perché legano gli individui alla loro comunità. Alcuni esempi in Lingue, funzione fatica e cortesia e in Prossemica in ascensore.

Aspetti invisibili

Simboli, eroi e rituali sono riconducibili a pratiche facilmente rilevabili da un osservatore esterno ma il cui significato culturale rimane invisibile.

I valori rappresentano il nucleo della cultura e sono il suo elemento più stabile. Sono descritti come la tendenza, di cui di solito non si ha coscienza, a preferire uno stato di cose su un altro, ad es. consentono di decidere cosa risulta socialmente accettabile o inaccettabile. Esempi: Itanglese a scuola: il cheating e Torno subito… ma quanto subito? (la percezione del tempo).

vignetta di Itchy Feet intitolata Mind the gap che illustra aspetti espliciti e impliciti di una cultura
Vignetta: Mind the gap di Itchy Feet 

Nel modello di Hofstede si ritrovano alcuni punti in comune con gli aspetti visibili e invisibili dell’Iceberg della cultura sviluppato da Edward T. Hall.


Riferimenti: Hofstede, G., Hofstede, G. J., and Minkov, M. (2010). Cultures and organizations: Software of the mind. McGraw-Hill, London.