Crowdturfing, hashjacking e altre attività malevole

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Il crowdturfing è la pratica ingannevole di influenzare la reputazione di un prodotto o di un servizio ricorrendo a recensioni prodotte a pagamento: positive per acquisire visibilità e avvantaggiarsi, negative per mettere in cattiva luce la concorrenza. 

Il termine crowdturfing, in circolazione da qualche anno, è una parola macedonia formata da crowdsourcing, il processo produttivo realizzato attraverso il coinvolgimento di persone online, e astroturfing, la pratica ingannevole di orchestrare una campagna marketing o di PR camuffandola in modo che appaia come consenso o commenti favorevoli spontanei (il nome deriva da AstroTurf, marchio di erba artificiale per gli stadi usato come antonimo sarcastico di grass roots, che riferito a movimenti, opinioni o attivismo vuol dire “della base”, “della gente”).

In Cina, India e altri paesi esistono fornitori di “servizi” di crowdturfing: c’è chi scrive recensioni come lavoro a tempo pieno e chi invece vi si dedica solo nel tempo libero, sul modello dei lavoretti della gig economy.

Se ne discute da tempo e i siti come TripAdvisor, Amazon, Booking ecc., hanno sistemi per individuare le recensioni sospette. Grazie all’intelligenza artificiale però è già possibile generare automaticamente recensioni realistiche e in futuro potrebbe essere sempre più difficile distinguere i commenti reali da quelli fasulli.

Fake review attack: human-based vs machine-based
[ Immagine: Automated crowdturfing attacks and defenses in online review systems. Altri riferimenti: Detecting Crowdturfing in Social Media ]

Malicious crowdsourcing

Il crowdturfing è un tipo di malicious crowdsourcing, una serie di pratiche malevole che includono anche altre attività condotte online, ad es. l’uso dei social media per condizionare gli argomenti “di tendenza”.

In aggiunta alle azioni dei bot, vengono pagate persone reali che da account fittizi si inseriscono nelle conversazioni e diffondono informazioni fuorvianti, promuovono specifici punti di vista o provocano conflitti.

Hashtag hijacking

Una attività particolare, spesso associata al dibattito politico tra fazioni opposte o all’attivismo digitale su Twitter, consiste nell’appropriarsi di hashtag popolari e usarli per uno scopo diverso da quello previsto, ad es. rendendoli negativi, attribuendo loro un significato alternativo, ma anche “neutralizzandoli” rendendoli inservibili (ad es. associando immagini di gattini o video di pop coreano ad hashtag razzisti).

hijacked

In inglese queste azioni sono descritte come hashtag hijacking o hashjacking, da hijacking (“dirottamento”, da cui il senso metaforico di appropriazione indebita); un hashtag che ha subito questo trattamento diventa un hijacked hashtag.

Viene chiamato hashtag hijacking anche l’inserimento di hashtag di tendenza in messaggi spazzatura (spam) inviati in grande quantità. Non ha invece avuto molto successo un termine alternativo, hashtag squatting (“occupazione abusiva”).

Su Twitter queste pratiche sono espressamente vietate, come descritto in Norme relative a manipolazione della piattaforma e spam. È notizia di questi giorni che sono stati sospesi 936 account che dalla Cina discreditavano le proteste in corso a Hong Kong.


Vedi anche:
Lessico di Twitter: bot off
“Misinformazione” anche in italiano?
Capitan Trippa e Tontinelli: è “voldemorting”?
Slacktivism, clicktivism e altri attivismi digitali
“Fake news” per Facebook e nei media italiani


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