Timori infondati

Mi è stata segnalata più volte questa vignetta:

Aereo in fiamme che precipita. Dialogo tra copilota e comandante: “Temo che non c’è più niente da fare” “…che non ci SIA”

Trovo l’idea divertente ma artificiosa: ritengo poco probabile che chi usa attivamente il verbo temere possa confondere indicativo e congiuntivo in maniera così palese.

Assocerei invece questo tipo di errore a chi si esprime con un vocabolario molto più ristretto, ad es. a chi usa solo avere paura per manifestare timore e pensare o credere per comunicare una convinzione.

La scomparsa del congiuntivo è uno dei temi preferiti di chi teme per il futuro della lingua italiana ma il pericolo va ridimensionato, come hanno dimostrato diversi linguisti: alcuni dettagli e riferimenti in False notizie: la morte del congiuntivo.

Ci sono casi in cui la scelta del modo verbale non è obbligata ma può dipendere da aspetti stilistici (ad es. il registro colloquiale consente forme come credo proprio che hai ragione), da fattori semantici e da preferenze personali: un esempio in Indicativo o congiuntivo?

3 commenti su “Timori infondati”

  1. Mauro:

    A me la vignetta pare artificiosa anche per un altro motivo: in una situazione di pericolo estremo chi diavolo si metterebbe a correggere un errore di grammatica o sintassi?
    Una vignetta del genere per funzionare deve o essere completamente assurda, a partire dalle premesse (e questa non la è, visto che l’errore è reale, non si tratta di giochi di parole) oppure rappresentare situazioni verosimili ma con effetti assurdi. (e visto quanto sopra scritto non è questo il caso).
    Mia opinione 😉

  2. granmadue:

    Quando mi sono imbattuto per la prima volta nella vignetta, mi è venuto spontaneo associarla all’attuale situazione politico/economica italiana e ho pensato che essa (la vignetta) avesse un chiaro intento satirico. E’ possibile, tuttavia, che queste mie impressioni siano state influenzate dal fatto che la vidi pubblicata sul sito (satirico, appunto) Spinoza.it.
    In particolare, i due personaggi nell’aereo hanno richiamato in me le figure dei due contraenti del cosiddetto “contratto di governo”. Quello che è al posto di guida (mi si perdoni l’espressione mutuata dalla conduzione di automobili, ma non sono un esperto di aeronautica) potrebbe essere quello che, nella compagine governativa, ha più voce in capitolo e scaltrezza nel decidere o imporre la linea (sarà un caso se, nella realtà, è soprannominato Il Capitano?) All’altro, sempre nella realtà, è capitato più volte di inciampare pubblicamente nei tempi dei verbi e nei congiuntivi in particolare.
    La replica verbale che, correggendolo, mette in risalto l’errore commesso, in confronto soprattutto al presumibile disastro imminente, mi ha fatto pensare alla tendenza di taluni osservatori a dimostrarsi prontissimi nel fare le pulci, per esempio sui giornali e sui social, per errori sì gravi, ma comunque non forieri di catastrofi imminenti, e nel contempo sorvolando (verbo scelto non a caso) sulle conseguenze nefaste di provvedimenti scellerati, soprattutto per le giovani e le future generazioni.
    Ho interpretato la vignetta, insomma, come un elegante invito ad aprire gli occhi sulle vere priorità, prima che sia troppo tardi.
    Ma forse tutto questo è un film solo mio. In ogni caso, la vignetta mi è piaciuta molto. 😀

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