Le scelte linguistiche di Milano Digital Week

Apprezzo molto gli eventi a tema organizzati dal Comune di Milano: durano qualche giorno e prevedono appuntamenti gratuiti di vario genere, di solito aperti a tutti i cittadini, come in questi giorni la seconda edizione di Milano Digital Week.

Milano Digital Week 13-17 marzo 2019

Dal comunicato stampa (grassetti miei): 

Cinque giorni a porte aperte, dedicati alla produzione e diffusione di conoscenza e innovazione attraverso il digitale con un approccio inclusivo, trasversale e partecipativo. Professionisti, addetti ai lavori, cittadini, curiosi e appassionati di tutte le età avranno la possibilità di scoprire i tanti volti della Milano digitale […]

L’intento è ottimo e il programma è ricco di proposte interessanti. Ho però parecchie perplessità sulla comunicazione che sul sito e sui social privilegia nomi e descrizioni in inglese anche se gli eventi sono rivolti a un pubblico italiano.

Interfaccia itanglese

Le opzioni del sito, monolingue, sono quasi tutte in inglese:

MDW

Format: lecture, conferenza, workshop, exhibition, multimedia event, round table, open house event, webinar, experience Gli eventi sono suddivisi in otto diversi format (!). A parte webinar e workshop, stabilmente nell’uso da anni, e ovviamente conferenza, sono tutti anglicismi superflui.

Sarei curiosa di chiedere a chi li ha scelti che differenza ritiene ci sia tra una lecture e una lezione (ed eventualmente una conferenza), tra un’exhibition e una mostra, un multimedia event e un evento multimediale, una round table e una tavola rotonda, ma anche che tipo di esperienza sia il generico experience e se con open house si intenda un evento “porte aperte”.

Dubito che riceverei una risposta soddisfacente: la preferenza per gli anglicismi – il famigerato itanglese – nasce spesso dalla convinzione che le parole inglesi siano più precise ed evocative di quelle italiane, ma è una percezione soggettiva che spesso tradisce conoscenze linguistiche inadeguate.

Nomi degli eventi in inglese

Parecchi eventi di Milano Digital Week hanno il nome in parte o completamente in inglese, anche se sono italiani i relatori e si presume anche i contenuti. Alcuni esempi:

Digital Leonardo The digital flowers: Omaggio agli studi sul "fiore della vita" di Leonardo  Voice everywhere: il futuro è nei comandi vocali? • YOU & AI: l’Artificial Intelligence nei processi aziendali Ticket to the future  From Heritage to Future • Digital transformation: istruzioni per l’uso • Inside the story inside the place. Come realizzare un reportage in video 360 • Informatica live experience • The district (R)evolutiON la città del futuro raccontata in comics • Come l’Artificial Intelligence sta cambiando il mondo del Travel? • Bocconi for Digital Transformation: Knowledge That Matters • Everyone can create • Digital Dinner • Legal tips per digital marketers.

In tutti questi esempi sono state usate parole del lessico comune inglese e due termini tecnici, artificial intelligente e digital transformation, che però hanno un equivalente italiano in intelligenza artificiale e trasformazione digitale. Anche in questo caso si tratta quindi di anglicismi superflui.

Descrizioni senza spiegazioni

Anche nelle descrizioni degli eventi abbondano gli anglicismi, giustificabili solo se sono internazionalismi o termini adottati come prestiti, ad es. blockchain, big data e design thinking che non hanno vere alternative italiane.

Spesso mancano spiegazioni che chiariscano il significato di anglicismi e termini specialistici noti agli addetti ai lavori ma potenzialmente incomprensibili per chi non ha già familiarità con gli argomenti. Esempio:

Big data e social influencing: nuovi kpi per valutare le strategie. Misurare il riverbero che un contenuto editoriale ha sull’audience non basta più: per creare valore, occorre comprendere in quale direzione vada questo riverbero e che peso rivesta, nella costruzione di una relazione autentica con gli utenti. Nasce quindi l'esigenza di studiare nuovi indicatori di performance che permettano di ponderare l'efficacia dei contenuti di brand e user generated, considerando esclusivamente le interazioni rilevanti in base a: industry di riferimento, tipologia di business, target, obiettivi strategici, tipo formato ed eventuale boost media.

Dare per scontati riferimenti e informazioni che sono abituali solo per chi scrive ma non per i lettori meno esperti è un esempio di maledizione della conoscenza. Purtroppo in questo modo viene meno l’intento di rendere l’evento “inclusivo, trasversale e partecipativo” e di raggiungere anche “cittadini, curiosi e appassionati di tutte le età”.

Scelte linguistiche più accorte

Concludo con alcuni suggerimenti per evitare la maledizione della conoscenza e rendere le informazioni più fruibili a tutti i cittadini:

seguire i criteri di condotta sull’uso degli anglicismi di Francesco Sabatini:

1 Sei veramente padrone del significato di quel termine?  2 Lo sai pronunciare correttamente?  3 Lo sai anche scrivere correttamente?  4 Sei sicuro che il tuo interlocutore lo comprende?

stilare delle linee guida per chi contribuisce alla manifestazione, ad es. indicazioni sulla scelta dei titoli degli eventi, sulla struttura delle descrizioni, su come identificare i termini che richiedono spiegazioni;

creare un glossario con tutti i termini rilevanti e renderlo facilmente accessibile, ad es. prevedere che le singole voci siano consultabili direttamente dalle pagine del sito dove appaiono;

prima di pubblicare il programma, sottoporre i testi a lettori reali e rappresentativi del pubblico di riferimento per verificare se ci sono problemi di comprensione.

Mi auguro di riuscire a fare leggere queste osservazioni agli organizzatori del Comune: è un contributo come cittadina che apprezza le iniziative ma si aspetterebbe più cura per gli aspetti linguistici.
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In tema: Elenco di anglicismi istituzionali


I nomi delle manifestazioni organizzate dal Comune di Milano sono quasi sempre in inglese, a parte il nome della città. Prevalgono due modelli: 
1  Milano <x> Week (x è Green, Movie, Heart, Arch…
2  <x> City Milano (x è Piano, Book, Music, Food…)

Esempio:

Milano Music Week  – Music City Milano

Vedi anche: Da NoLo all’East Side: è Milano!


2 commenti su “Le scelte linguistiche di Milano Digital Week”

  1. Paoblog:

    Oltre che più cura per gli aspetti linguistici, come cittadino mi aspetterei anche una risposta dal Comune o chi per esso. Speranza vana, lo so.

  2. alessandro:

    È uno dei casi in cui l’itanglese è usato come componente imprescindibile del marketinghese, di cui il testo intitolato “Big data e social influencing” è un tipico esempio: valga per tutti l’odiosa accezione in cui il marketinghese usa abitualmente la parola “valore”: un’accezione che non figura tra quelle illustrate in
    http://www.treccani.it/vocabolario/valore
    ma che deriva forse da una forzata distorsione del significato 4a.

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