Anglicismi: al plurale senza la s finale!

faccina pensierosa che osserva la rase I BLOGGERS SCRIVONO POSTS NEI BLOGS?

I forestierismi non adattati entrati nel lessico italiano rimangono invariati al plurale: si dice le omelette, i croissant, i leitmotiv, i sudoku, i manga, i golpe, gli sport, i quiz, i rider

Eppure molte persone sono convinte che per indicare il plurale degli anglicismi sia preferibile aggiungere una s finale. Quasi sempre è un’imprecisione dovuta non solo al desiderio di dimostrare di avere familiarità con l’inglese ma anche ad alcuni equivoci sui meccanismi di formazione del plurale. 

Formazione del plurale

In italiano il contrassegno del numero (singolare e plurale) è dato dalla terminazione della parola e la distinzione avviene attraverso una sostituzione di vocali (casa – case).

A differenza di altre lingue, la morfologia italiana non prevede l’aggiunta di un elemento alla parola di base come invece avviene in spagnolo (casa – casas) e in inglese. L’aggiunta della s è quindi un meccanismo incompatibile con la nostra lingua. 

Nomi invariabili

Chi aggiunge la s agli anglicismi giustifica la propria scelta con la necessità di distinguere tra singolare e plurale. Probabilmente non si rende conto che in italiano il numero viene indicato anche dall’articolo, da altri modificatori e da altre parti del discorso (cfr. l’ultimo film e gli ultimi film vs the latest film / films).

Inoltre, in italiano la stessa forma per il singolare e il plurale non è un’anomalia ma un’eccezione ricorrente! C’è un’intera categoria di parole italiane di questo tipo, i nomi invariabili, che usiamo abitualmente senza alcuna ambiguità.

Qualche esempio: la/le moto, la/le radio, la/le sdraio, il/i cinema, il/i sosia, la/le città, la/le virtù, il/i re, la/le gru, il/i gorilla, il/i cobra, la/le specie, la/le serie, la/le analisi, la/le prognosi. Anche molti nomi composti sono invariabili: il/gli antifurto, il/i girocollo, il/i passaparola, il/i senzatetto.

Conoscenza o ignoranza?

La s aggiunta agli anglicismi per dimostrare che si conosce l’inglese (o l’itanglese?) rischia invece di diventare un segno dell’ignoranza della grammatica italiana e in alcuni casi anche di quella inglese, ad esempio quando si rendono plurali sostantivi che in inglese non sono numerabili, come *softwares.

C’è anche chi aggiunge la s “inglese” a qualsiasi forestierismo: si trovano parecchi esempi come i futons (nipponismo) o i *lieders di Brahms (germanismo). 

Per non sbagliare ed evitare figuracce basta quindi trattare tutti i forestierismi, qualunque sia la lingua di origine, come nomi invariabili.  

faccina sorridente e frase corretta: I BLOGGER SCRIVONO POST NEI BLOG!

Indicazioni di scrittura

Un altro equivoco diffuso è la convinzione che esista una regola per cui la forma invariata si applica solo agli anglicismi entrati stabilmente nell’italiano, mentre per quelli recenti si deve usare il plurale originale.

A parte che è difficile stabilire quando un anglicismo smette di essere una novità (selfie ad esempio è entrato immediatamente nel lessico comune), non si tratta di una regola ma di un’indicazione di tipo stilistico che riguarda solo i testi scritti e mai le produzioni orali.

In un testo si può mantenere il plurale originale se si vuole sottolineare la provenienza straniera di una parola o si vuole evocare una cultura diversa, ma lo si fa ricorrendo a espedienti grafici come le virgolette o più spesso il corsivo.  

Per maggiori dettagli riporto la sezione Parole straniere dalla voce Plurale del Dizionario di stile e scrittura Zanichelli:

in testi con registro più elevato e terminologia specialistica, oppure in testi che trattano di argomenti vicini alla cultura della lingua dalla quale provengono i prestiti, è frequente l’uso delle forme flesse secondo la morfologia originale (c’è comunque sempre il rischio di una caduta di stile, per affettazione e ostentazione fuori luogo delle proprie conoscenze linguistiche). In questi casi il prestito è rimarcato dal corsivo


Vedi anche:
♦  i meme, i memes e i memi 
♦  Perché si dice “una news”?
♦  curriculum, curricula e curricoli

14 commenti su “Anglicismi: al plurale senza la s finale!”

  1. .mau.:

    come se qualcuno dicesse mai di aver visto un mural o parlato con un peon 🙂

  2. Licia:

    @.mau. si tratta però di un fenomeno diverso: parole entrate in italiano al plurale, di solito dallo spagnolo, che hanno avuto la forma plurale estesa anche al singolare (un altro esempio tipico è il silos). Invece tornando all’inglese c’è anche news che in inglese è singolare ma in italiano è stato interpretato come sostantivo plurale da cui è stato ricavata la forma singolare *una new, oppure jeans che in inglese è usato solo al plurale ma che in italiano si usa anche al singolare, jean.

  3. Flavia:

    Per ‘antifurto’ e ‘girocollo’- non so perché – ma mi sembra accettabile anche il plurale ‘anti-furti’ e ‘girocolli’.
    Personalmente, l’insofferenza maggiore è verso la pronuncia dei germanismi, per fortuna pochi.

  4. Licia:

    @Flavia, nei plurali di alcuni nomi composti c’è parecchia variabilità, in alcuni casi sono ammessi entrambi i plurali e quello prevalente può dipendere da vari fattori, anche diacronici. Se ti interessa l’argomento, puoi trovare dettagli in composizione nell’Enciclopedia dell’Italiano Treccani o in qualsiasi grammatica italiana.

  5. Asandus:

    (Combattendo come al solito contro i mulini a vento) faccio notare a tutti questi cultori del farlocchese stretto che fin dalle elementari insegnano che i termini stranieri rimangono invariabili, salvo casi proprio tanto particolari come quelli citati nell’articolo. Il che mi spinge a pormi un quesito: ma tutti questi cultori del farlocchese stretto hanno frequentato anche un singolo anno di scuola elementare?

  6. Mauro:

    jeans in realtà in inglese non è né singolare né plurale, ma il nome di una città… infatti è la storpiatura del francese Gênes, cioè Genova.

  7. alessandro:

    Io lavoro nell’editoria e lì le norme redazionali delle varie case editrici specificano (riguardo ovviamente alla sola parola scritta) cose come:
    «Vanno in corsivo le parole straniere non assorbite dall’italiano. Solamente tali parole straniere in corsivo vanno declinate; invece, le parole straniere assorbite dall’italiano (bar, sport, flipper, film…) non vanno in corsivo e non hanno plurale»;
    oppure:
    «Si usi il corsivo per le espressioni e i termini stranieri o dialettali non ancora entrati nell’uso comune in italiano (nell’incertezza si preferisca il tondo) o per evidenziarne il carattere straniero rispetto al testo. In questo caso vanno sempre declinati»;
    o, più dettagliatamente,
    «Vanno in corsivo le parole straniere, latine o dialettali, quando non siano entrare a far parte dell’uso comune in italiano; essendo il concetto di “uso comune” molto vago e soggettivo, si tenga conto del contesto e del registro linguistico del testo (in un testo di fisica nucleare appariranno certamente termini stranieri entrati nell’uso comune del mondo della fisica nucleare — e saranno dunque in tondo e invariabili — ma quegli stessi termini andranno in corsivo e, quando occorra, al plurale, se usati in un articolo di attualità su un quotidiano); nei casi d’incertezza si usi il tondo. Si ricordi comunque che una parola straniera, una volta usato il tondo, non può prendere il plurale della lingua d’origine, in quanto, avendola scritta in tondo, la si considera adottata dalla nostra lingua».
    Regole analoghe appaiono anche in “Come si fa una tesi di laurea” di Umberto Eco (pp. 204-205 e 229-230 dell’edizione Tascabili Bompiani del maggio 1984).

  8. Flavia:

    Grazie Licia! l’argomento mi interessa molto, come tutte le questioni di lingua e stile e questa in particolare a me sembra abbastanza ‘tosta’, proprio per ‘esperti’ o aspiranti tali; sicuramente non è da dilettanti delle lingue, come dimostrano anche gli utili consigli di Alessandro, che ringrazio anche solo per aver ricordato il prezioso volumetto di U. Eco, uno dei primi (se non l’unico) ad avermi insegnato a scrivere.:D

  9. Isa:

    Con tutto il rispetto per Beltramo e Nesci, ai quali sono certamente indegna di sciogliere i legacci dei sandali, l’eccezione “dotta” su “curricula” non l’accoglierò mai. Com’è che su “curricula” ci si accapiglia, ma nessuno, erudito o no che sia, discute in rete sui “fora” telematici, o vota ai “referenda”? A mio (immodesto e polemico) parere “curricula” piace per gli stessi motivi per cui piacciono “films” e “leaders”–dà cioè l’impressione a chi lo usa di apparire più colto di quanto non sia (e chi si muove in contesti realmente dotti potrebbe anche evitare di introdurre eccezioni utili solo a confondere le idee a noi poveri parlanti da bosco e da riviera).

  10. .mau.:

    jean e new non li ho mai sentiti (per fortuna). È anche vero che “una news” mi suona strano, anche perché in inglese si direbbe “a piece of news”…

  11. alessandro:

    @isa. “Curricula” ha un valore aggiunto rispeto a “films” e “leaders”: non solo dà l’impressione a chi lo usa di apparire più colto di quanto non sia ma gli dà anche l’impressione di apparire ancora più colto di chi usa “films” e “leaders”, giacché “curricula” è latino (anche se, come notava giustamente Licia in un altro post, è un “plurale latino che ci arriva direttamente dall’inglese”, come del resto “media” in “mass media”) e, in quanto tale, usarlo equivale a dire “ho fatto il classico”…

  12. mario:

    Fans si legge prevalentemente con la s finale. Una volta in Tv davano ‘Piccoli fans’. Millennials e teens sono anche prevalenti mi pare.

  13. Gazzillorto Gazzelli:

    Interessante ed utile, oltre che argomentata ottima analisi. Del resto l’Italia, aveva già prodotto perle perlomeno adiacenti,a quelle che giustamente stigmatizzi. Un tempo, tre ” mondi” or sono e tanti lustri addietro, dicevo, c’era la moda del troncare le parole italiane o “derivati neologismi involontari, da analfabeti puri e di ritorno” con la convinzione peraltro raramente esplicitata, di aver composto un’insegna in inglese. E avevamo…Modapell, Music Istituzion, Grand Motor ( segnalo, adoperate al femminile) e via via, vieni via con me (cit.).
    PS segnalo, da una quindicina di anni, diffusasi tra i non preparati giornalisti, come il terribile ” trovare la quadra ” nato da un errore di Bossi, si è notato che l’imbarazzante uso improprio del ” piuttosto che” credo di derivazione lombarda, che viene adoperato con serena noncuranza. Del resto, a Milano, si vedono i cabarettistici ” pizza d’asporto ” che da altre parti, non ho mai notato.
    Good Night
    Gazzillorto

I commenti sono chiusi.