Terminologia (e anglicismi) ad #assiterm18

XXVIII convegno Ass I Term

All’Università di Salerno il 17 e 18 maggio si discuterà di Terminologie e risorse linguistiche per comunicare in Europa durante il convegno dell’Associazione Italiana per la Terminologia. È aperto anche a giornalisti, traduttori, studenti o altri interessati all’argomento.

Il programma è ricco di interventi che vanno dalle terminologie specialistiche (alimentari, della sicurezza informatica e molto altro) alle risorse linguistiche per migliorare la comunicazione istituzionale.

Nella prima parte, dedicata a Itanglese, pseudoanglicismi, falsi amici nella terminologia istituzionale, interverrò anch’io con Anglicismi istituzionali: il punto di vista terminologico.

Lettori campani, qualcuno di voi riesce a venire? Se sì, fatevi sentire!


Gli anglicismi sono anche l’argomento dell’ultimo speciale del Portale Treccani, L’inglese nell’italiano: quattro risposte ai nostri lettori, che ho apprezzato per i diversi spunti di discussione dei linguisti Michele Cortelazzo, Stefano Ondelli e Francesca Rosati. Ho invece varie perplessità sulle affermazioni di Gabriele Valle (aggiornamento: alcuni dettagli nei commenti).


Vedi anche: Elenco di anglicismi istituzionali

19 commenti su “Terminologia (e anglicismi) ad #assiterm18”

  1. John Dunn:

    A me invece è piaciuto l’articolo di Gabriele Valle e sono incuriosito di sapere le ragioni delle perplessità.

  2. Licia:

    @John, trovo insolito che Valle preferisca itanglish agli altri due nomi di solito usati dai linguisti, itangliano e itanglese (tra gli altri nomi proposti che hanno avuto poca fortuna ci sarebbero anche italiese, itenglish e italiaricano), ma immagino che ci sia l’influenza di Spanglish visto che Valle è peruviano.

    Non capisco cosa intenda con “Si badi che abbiamo detto anglicismo, non vocabolo inglese, perché il primo, a differenza del secondo, non rispetta le norme della lingua materna di entrambi”.

    La maggior parte degli esempi sono falsi amici piuttosto noti, però dubito che rappresentino davvero errori frequenti a cui devono fare particolare attenzione i ragazzi delle scuole superiori: quanti di loro per esprimersi in inglese hanno la necessità di parlare di quelli che in italiano chiamiamo smoking, golf, spider e flirt? Forse sarebbero stati più utili esempi più recenti di pseudoanglicismi come pile, reality, spot, social, ticket che sono più frequenti nel lessico dei ragazzi e per i quali c’è quindi maggiore probabilità di errore. 

    Sono anche piuttosto perplessa da questa affermazione:

    “Flash, pronunciato alla maniera dell’itanglish, assomiglia a flesh ‘carne’, metaforicamente ‘lussuria’. Ne siamo ben edotti: l’Italia è l’unico paese in cui la macchina fotografica accende la libido.” 

    Non riesco a pensare a un contesto verosimile in cui la pronuncia possa davvero creare ambiguità “lussuriose” (?!).

    E ammetto di non avere assolutamente capito quale sia la terribile parola che può essere confusa con band:

    “Guai a pronunciare band all’italiana nel Regno Unito di Sua Maestà, perché l’ascoltatore potrebbe capire una voce ritenuta volgare e ingiuriosa da quegli isolani.”

    Se il sostantivo bend ha accezioni volgari, sarei curiosa di sapere quali sono (non sono riuscita a trovare nulla di rilevante neppure nelle raccolte di slang). 

  3. mario:

    Da ‘English Slang Dictionary’ (dal programma Lingoes)

    1. a prostitute:”She was more than just a bend” — Grand Puba

  4. Licia:

    @mario, grazie però ho qualche dubbio che l’uso bend da parte di un rapper americano sia rilevante: Valle implica che sia una parola di uso comune, e per questo facilmente confondibile, e specifica che riguarda l’inglese britannico. Intanto ho provato a chiedere ad alcune persone di madrelingua inglese o che vivono nel Regno Unito e anche loro non riescono a capire a cosa faccia riferimento. Esiste l’aggettivo dispregiativo bent per omosessuale, ma anche se la pronuncia di band fosse vagamente simile, l’ambiguità è altamente improbabile per questioni di contesto e soprattutto di grammatica (sostantivo vs aggettivo, usati in costruzioni diverse).

  5. Emy:

    Cara Licia,
    sono in generale d’accordo con tutte le tue osservazioni. La scelta degli anglicismi di Gabriele Valle avrebbe potuto essere migliore: gli esempi citati sono un po’ ovvi. Ma sono ovvi per noi, non è detto che il lettore pur linguisticamente curioso che naviga nel portale della Treccani conosca poi così bene l’inglese.
    E sono d’accordissimo con quanto affermi a proposito di flash e flesh. Il legame fra la lussuria (lust) e la carne (flesh) non è affatto diretto in inglese.
    Quanto a band pronunciato bend, anch’io ero perplessa; forse l’autore si riferisce a “bend over”, che è sì volgare, ma molto idiomatico e vuol dire “To prepare to get screwed literally or figuratively”. https://www.urbandictionary.com/define.php?term=bend%20over
    Se è così, l’esempio è infelice, perché un ragazzino italiano che pronuncia band “all’italiana”, come bend, non vi aggiungerebbe mai spontaneamente over, e bend da solo vuol dire semplicemente piegare, o curva.
    Non mi convince neppure molto l’articolo di Michele Cortelazzo, nel tono, nello stile e in certe affermazioni. Mi sto un po’ stufando di vedere portate a esempio istituzioni che all’estero dettano linee-guida per la lingua nazionale, come in Francia e Spagna. Il problema non sta nella mancanza di linee guida analoghe in Italia, a mio avviso. Noto anche che Cortelazzo schiaffa un accento (per giunta grave!) sulla e di Academia della Real Academia Española (con tanto di link che rimanda al sito, dove si legge chiaramente il nome dell’istituzione), dove “academia” in spagnolo non ha accenti di sorta. Un po’ più di cura nella rilettura quando si scrive per un portale come Treccani, da parte dell’autore o dei redattori del sito stesso, non guasterebbe.
    Infine, se io fossi vicina a Salerno, come verrei volentieri ad ascoltarti al convegno! Sei il mio faro, fra tanti tromboni. 😉
    Spero in qualche convegno milanese, prima o poi.

  6. Emy:

    Mi spiego meglio, ché sopra ho scritto in fretta e male: “Se è così, l’esempio è infelice, perché un ragazzino italiano che pronuncia band “all’italiana”, come bend, non vi aggiungerebbe mai spontaneamente over, e bend da solo vuol dire semplicemente piegare, o curva.”
    Volevo dire che da solo band pronunciato bend non mi pare che farebbe pensare ad alcun anglofono a “bend over”, e quindi la storia della figuraccia potenziale del ragazzino italiano che dice una volgarità senza saperlo non sta in piedi.

  7. Emy:

    Mi rendo conto che nel testo Cortelazzo non auspica una politica linguistica da parte delle istituzioni italiane come in Francia e in Spagna – anzi! – ma di lì parte e troppo a lungo vi si sofferma, per arrivare poi a descrivere il pessimo esempio dell’inglesaccio del governo e del Miur, con descrizioni avvilenti e ben note, e dà alla fine pochi suggerimenti pratici, regalando a chi legge un crescendo di depressione.

  8. Licia:

    @Emy, io non sono su Facebook ma forse tu riesci a contattare Valle per chiedergli cosa intendeva con band confondibile con voce volgare e ingiuriosa? Continuo a essere molto curiosa, anche perché non riesco a immaginare frasi molto diverse da I play in a band oppure my favourite band is…, I don’t like boy bands ecc. come produzioni tipiche del povero studente italiano potenziale gaffeur, e mi pare che contesto, sintassi e collocazioni lascino ben poco spazio alle ambiguità, anche con la pronuncia sbagliata!

  9. Flavia:

    La pronuncia di ‘band’? ero rimasta a quella di ‘figure’. Il nostro problema con le lingue straniere in generale, è che apparteniamo a una cultura mediterranea maliziosa, dalla quale non sembra essere esente Valle, con quel suo stile condito di facezie.
    La questione è seria: sarebbe ora di preparare i docenti d’italiano alla Educazione Linguistica: http://www.treccani.it/enciclopedia/educazione-linguistica_(Enciclopedia-dell'Italiano)/ dei propri allievi affinché crescano come soggetti consapevoli del proprio apprendimento linguistico. Di tutte le lingue, compreso il latino classico (così si capiscono il ‘recolenda’ usato da Valle o il ‘morbus anglicus’ da Castellani).

  10. Emy:

    Licia, gliel’avrei chiesto ben volentieri e l’ho cercato, ma nessuno dei quattro Gabriele Valle che hanno un account su Facebook corrisponde, nel profilo, ai dati biografici del Gabriele Valle che leggo nella scheda del portale Treccani.

  11. Emy:

    *Aggiornamento*. Non ho trovato l’account personale di Gabriele Valle su Facebook, ma ho scoperto che gestisce una pagina, su cui ha postato anche il pezzo pubblicato dal portale Treccani. Gli ho scritto stamane e chiesto lumi: spero che mi risponda.

  12. Emy:

    Eccoti accontentata, Licia. 🙂
    Così mi ha risposto Gabriele Valle sulla sua pagina fb “Italiano urgente”: “Si legge nel Dizionario di Oxford in linea: ‘BENT (British, informal, offensive) Homosexual’. Per sentirne la pronuncia, basta cliccare sull’apposita icona.”

    Ehm…

  13. Emy:

    Ribadisco il mio più completo accordo con quanto hai scritto sopra: “Esiste l’aggettivo dispregiativo bent per omosessuale, ma anche se la pronuncia di band fosse vagamente simile, l’ambiguità è altamente improbabile per questioni di contesto e soprattutto di grammatica (sostantivo vs aggettivo, usati in costruzioni diverse)”.
    Mai e poi mai un anglofono madrelingua capirebbe “bent” nell’udire un italiano che pronuncia “band” come “bend”! E “bent” nel senso di “omosessuale” non è neppure così diffuso, fra l’altro, ed è gergale.
    Del resto, vedo che l’autore traduce in italiano perfino il nome (!) dell’Oxford Dictionary online, chiamandolo “il Dizionario di Oxford in linea”.
    Va’ avanti tu, ché a me scappa da ridere.

  14. Licia:

    @Flavia, a figure non avevo mai pensato, però quando vivevo in Irlanda ricordo i commenti dei toscani sulle ragazze di nome Fiona…! Battute a parte, grazie di avere ricordato l’Educazione linguistica: è davvero fondamentale.

    @Emy, grazie, gentilissima! Il mio commento? MAH!

    Non aggiungo altro, ne approfitto però per segnalare una risorsa non molto nota che a me piace moltissimo: Dante, a lexical database for English, ricavato da un corpus di 1,7 miliardi di parole costruito appositamente, ovviamente seguendo criteri molto rigorosi. In ogni voce sono indicate chiaramente costruzioni e collocazioni e a ciascuna accezione sono associati diversi esempi d’uso ricavati da testi e conversazioni reali.

    Se si guardano le frasi di esempio con il sostantivo band e si prova a sostituirlo con la pronuncia italianizzata, che è comunque bend e non bent, si ha la conferma che i rischi di gaffe per l’ignaro studente italiano sono praticamente nulli. Copio qualche esempio qui perché purtroppo i link alle singole voci di Dante non funzionano:

    I didn’t actually start playing in bands until I was about twenty-three, ‘ says Guy.
    Dean, Scott and I were in bands that had a similar sound in the early nineties.
    I have a great live band, probably one of the best in the world.
    But I do think we’ve probably been responsible for at least some girls thinking they could start bands without having to resort to rock-chick behaviour.
    When Lindsey and Stevie joined the band you were out touring on the circuit before the big-selling albums happened.
    Lots of the people who turned up went on to form bands of their own.
    My show went so well that the headline band gave me 15 minutes of their set to play again.
    Tonight we had a little concert from a first-class military band.
    The sound of the big band was what I always liked

  15. Emy:

    Licia, come volevasi dimostrare. 😉 Grazie per il prezioso link a Dante, mi sarà utile.

  16. Flavia:

    “Tocca al docente, in aula, spiegare le differenze tra un uso e l’altro.” – scrive Valle a proposito di ‘lotta’ a l’anglismo.
    Sì, d’accordo, ma quale docente? mi chiedo se il docente d’italiano possieda la competenza in lingua inglese per condurre tale battaglia e ne dubito, per non parlare dei docenti di altre discipline, tecnico-scientifiche perlopiù, che sembrano totalmente ignari della questione.
    Bisogna conoscere il ‘nemico’ per poterlo sconfiggere. 😀

  17. Emy:

    @Flavia. Tristemente vero quanto dici. Ma il “nemico” non solo bisogna conoscerlo, e molto bene, ma anche ridimensionarlo, suvvia. 😉

  18. John Dunn:

    @Licia. Grazie per la spiegazione. Sono d’accordo che alcuni esempi sono poco convincenti (al primo posto band/bend/bent), ma questo non vuol dire che il problema sollevato nel articolo non esista.

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