A Londra, attenzione agli uomini verdi!!

Lynne Murphy è una linguista americana che vive in Inghilterra e ha appena pubblicato The Prodigal Tongue, sulle differenze tra inglese britannico e americano. In questo tweet ha commentato un cartello sorretto da un manichino all’esterno di Victoria Station a Londra:

Kind of like the ‘free to spend a penny’ signs in London Victoria station, this one outside the station doesn’t seem to mind that it’ll be rather meaningless to many tourists. Local charm or careless regard for Health & Safety?

Please wait for the green man

omino verde del semaforoNell’inglese britannico green man è la metonimia comunemente usata per il verde dei semafori pedonali. Il significato di please wait for the green man per un inglese è ovvio: deve aspettare il verde prima di attraversare.

Per il turista straniero però il messaggio è più difficile da decodificare, soprattutto se il cartello non è in prossimità del semaforo. L’associazione non è immediata se si è abituati a semafori che hanno un aspetto diverso: negli Stati Uniti, ad esempio, l’eventuale omino mi pare sia bianco ma spesso viene invece visualizzata la parola WALK.

Inglese lingua veicolare (E2)

green alienNei contesti internazionali in cui l’inglese è anche una lingua veicolare (E2, English as a second language) andrebbero sempre evitate espressioni figurate e metafore che da chi non ha conoscenze avanzate della lingua tendono a essere interpretate letteralmente: “aspetta l’uomo verde” può creare perplessità.

Nelle comunicazioni in inglese E2 va invece privilegiato lessico di base (ad es. green light) e, se il caso, va associata un’immagine stilizzata facilmente riconoscibile, che per questo cartello potrebbe essere il simbolo di un semaforo.

It’s now free to spend a penny!

Nel tweet di Lynne Murphy c’è anche un riferimento a un tweet precedente con un altro cartello visto nell’atrio di Victoria Station. Anche questo è un esempio di comunicazione che non funziona in E2 e che può risultare oscura anche per i turisti americani.

Da lontano si distinguono solo il titolo e l’immagine:

cartello di Network Rail:  “It’s now free to spend a penny!”

Spend a penny è un eufemismo britannico abbastanza desueto per urinare – dettagli in Basta un penny – e quindi il gioco di parole it’s now free to spend a penny vuole dire che l’uso dei bagni in stazione non è più a pagamento ma gratuito.

Il messaggio è divertente per un inglese, incomprensibile invece per molti visitatori stranieri che vedono il cartello senza leggere anche il testo esplicativo. L’immagine non aiuta perché non è un simbolo standard: si intuisce che è un water ma non si capisce subito che la massa scura che emerge dalla tazza rappresenta due monete! 

Dubito che chi ha ideato questi cartelli conosca le valutazioni di globalizzazione, che consentono di verificare se un messaggio è comprensibile a un pubblico più ampio, non esclusivamente locale.


Altri esempi di inglese poco globale in luoghi turistici:

♦  Turisti, E2 e badass a Helsinki
♦  Fischi per fiaschi sui bastioni a Oslo
♦  KISS&RIDE e Toilet(te), una storia movimentata a Bologna


10 commenti su “A Londra, attenzione agli uomini verdi!!”

  1. Enrico:

    Oddio, io non la farei così tragica come la linguista vorrebbe farla. Le uniche due cose che mi sono venute subito in mente pensando a “uomo verde” sono l’omino del semaforo e un leghista, quindi propenderei immediatamente per la prima 😉

  2. Coccio:

    Io ho sempre detto “Go to change the water at the fish” e non ho mai colto il dubbio nello sguardo dei miei interlocutori. Ma forse il gesto esplicativo che accompagnava la frase toglieva ogni perplessità anche ai non anglofoni… 😉

  3. cullasakka:

    Non sarei così duro con lo station manager di Victoria. In fondo il messaggio è chiaro a partire dal sottotitolo (e non è un messaggio vitale quanto quello del semaforo).

  4. Licia:

    @Enrico, @Asandus per chi è abituato a vedere semafori con l’omino verde il significato è intuibile più facilmente, per gli altri concordo con i dubbi di Lynne Murphy. A proposito, ho già citato più volte il suo blog Separated by a common language, che è uno dei miei preferiti: è una specialista culturale molto competente e molto attenta a cogliere aspetti linguistici “locali” che possono creare incomprensioni.

    @cullasakka non a caso ho specificato da lontano! In un luogo dove c’è confusione e ci si sposta in fretta (e quindi non ci si può aspettare che tutti si avvicinino per leggere i dettagli) il messaggio deve essere chiaro da subito.

  5. Mauro:

    Stavo pensando a cosa penserebbe un tedesco davanti a quel cartello.

    Probabilmente lo capirebbe (visto che anche qui ci sono gli omini) però altrettanto probabilmente si chiederebbe da quale strana ex colonia venga chi ha scritto il cartello (visto che darebbe per scontato che per un semaforo si dica solo green/red senza aggiunta di man o di altre parole).

  6. John Dunn:

    A mio parere il cartello di Victoria Station non è in E2, ma in E1: non è là per i turisti, ma per quelli che, usando la stazione regolarmente, sono abituati a pagare l’obolo e, probabilmente, sono in grado di apprezzare questo bel gioco di parole (anche se non si paga a penny almeno da 47 anni). E poi il problema non esiste solo per i turisti: si dice che l’utilizzo ai passaggi a livello del cartello ‘Do not cross while the red light is showing’ è risultato pericoloso nello Yorkshire, perché in quella contea ‘while’ si utilizza nel senso di ‘until’.

    Ma qui c’è un problema serio. Non immagino che i francesi, i tedeschi, gli italiani sarebbero contenti di rinunciare a tutte le ricchezze delle loro lingue solo per far comodo ai turisti. Allora cosa dobbiamo fare? Ovviamente si potrebbe (e si dovrebbe) tradurre di più, ma ogni cartello andrebbe tradotto in 4-6 lingue diverse, che non è tanto semplice. E poi ci sono gli americani … Forse l’unica soluzione sarebbe quella di doppiare tutti i cartelli nei luoghi turistici: una versione nel inglese verace, con tutti i giochi di parole, i riferimenti culturali i gli altri ornamenti linguistici che vogliamo, e l’altra versione in questo E2.

  7. Silvana Cura:

    Sono d’accordo con John Dunn. Non la vedo così tragica (e non sono proprio a livello C2). Anzi, sono queste sfumature di significato che ci “parlano” di una cultura, di una lingua, della gente di un posto. A me piacciono moltissimo. Chi usa la stazione di frequente, vive lì e impara a capire. L’omino verde? S’impara anche quello, è stra-simpatico! E meno freddo che “don’t walk” o “use the toilet for free”, che se sei stato a Venezia sai cosa vuole dire, ma in altre città no.

  8. Licia:

    @John, @Silvana, infatti: i cartelli sono in E1 ma condivido le perplessità di Lynne Murphy che in questo tipo di contesto sarebbe più opportuno fossero in E2. In questi casi va considerata la funzione del testo, tenendo conto delle aspettative e soprattutto delle esigenze di chi lo legge. Lo stesso messaggio si può infatti rendere con strategie linguistiche e stilistiche diverse a seconda che abbia una funzione informativa, esortativa, persuasiva, didattica, ludica…

    Chi produce il testo ha il compito di identificare il tipo di messaggio e scegliere quale lettore e quale modalità di comunicazione privilegiare. In un contesto in cui è preferibile E2 difficilmente si riesce essere spiritosi, originali e/o usare espressioni metaforiche e allo stesso tempo risultare pienamente comprensibili (in tempi di Brexit, having your cake and eating it, too!). Mi viene in mente il piano Kiss & Ride della stazione di Bologna che usano pochissimi automobilisti, a quanto pare proprio perché il nome e quindi la funzione risultano del tutto oscuri.

    Un libro molto bello in tema è Language Design, Guida all’usabilità delle parole per professionisti della comunicazione di  Yvonne Bindi.

  9. John Dunn:

    Non si utilizza il Kiss&Ride anche perché è difficile arrivarci. Ma questo è un esempio non dell’E1, neanche dell’E2: Kiss&Ride è E3: l’inglese (o, nella fattispecie, l’«inglese») scelto appunto per confondere non solo, e non tanto, i turisti, ma innanzitutto la popolazione locale. In questo senso a Bologna fanno un lavoro eccezionale, perché all’aeroporto c’è anche il Kiss & Fly.

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