Chi dice “nel mio living”?

Notiziola dei giorni scorsi: Milano, la pizza Margherita di Cracco indigesta a Napoli: il web la critica. Qualche esempio di battute su Twitter:

“Carlo, ma noi a Napoli avevamo già capito che quando dicevi ‘il mio living’ quella che per noi sarà sempre ‘a stanza ‘e pranzo che la Margherita non è arte tua”  “io già piango dal ridere quando vedo la pubblicità di Cracco che chiama ciò che in 87 paesi si definisce ‘salone’ ‘il mio living’ poi ci fate pure le battute per la pizza STO MALE”

Sono ovvi i riferimenti alla frase il mio bagno, il mio living, la mia cucina pronunciata dal noto chef nella pubblicità di arredamenti Scavolini.

In inglese living room, in italiano living

Living è uno pseudoanglicismo entrato in italiano dal francese, un’abbreviazione impropria della locuzione inglese living room che privilegia il determinante (living) al determinato (room). È ricorrente nelle pubblicità di mobili e in tutte le riviste di arredamento, anche in quelle rivolte a chi vive in piccoli appartamenti.

Mi interesserebbe però capire quanti a casa propria usano davvero living, attivamente, in situazioni di vita quotidiana (“Nonna, vieni, accòmodati nel living!”), e quanti invece preferiscono una parola italiana, come gli autori di questi commenti:

Chiamiamolo soggiorno, salone, salotto. Come te pare. Ma non living. Tu dormi nella bedroom? Sappi che se tu dici “il mio living” poi io vengo a cercarti con la roncola

“Come va nel living? Soprattutto cos’è il living?”Il mio living il tuo living ma va a cagher.

L’altra curiosità è scoprire se le alternative italiane soggiorno, salotto, sala, salone, tinello ed eventualmente altre parole sono geosinonimi, e cioè se il loro uso varia su base regionale – sono fenomeni di variazione diatopica – oppure se si tratta di preferenze personali.

A casa vostra cosa dite per descrivere la stanza con il divano (e in che parte di Italia vivete)?


Aggiornamento aprile 2018 – Il campione di risposte qui e su Twitter è molto ridotto, però ritengo sia significativo che nella vita reale non si trovi chi a casa propria dica living e che l’anglicismo venga invece ridicolizzato. C’è quindi una notevole discrepanza tra esposizione passiva all’anglicismo (ovunque nelle riviste di arredamento e nelle pubblicità) e uso attivo da parte dei parlanti. 


Vedi anche:
Inglese farlocco stellato: *next opening 
L’invasione degli anglicismi (insostituibili, utili e superflui)
Anglicismi: un piccolo esperimento 
.

27 commenti su “Chi dice “nel mio living”?”

  1. morgaine:

    Per me, nata a Milano e da anni a Roma, tinello è una parola che non esiste più perché corrisponde a una stanza non grande con tavolo e sedie dove si può mangiare, ma che non è una vera sala da pranzo e certo non è un salotto. Negli appartamenti di oggi al massimo ci sono un salotto e una camera da pranzo o un salone dove viene messo anche il tavolo da pranzo. Talvolta dico anche soggiorno, ma quello di casa mia è un salone con lato pranzo a cui si accede direttamente dalla porta di ingresso.

  2. Paoblog:

    Inutile dire che ogni volta che vedo la pubblicità Scavolini con Cracco che dice “living” mi si drizzano i peli … 😀

    Io sono di Milano e dico prevalentemente soggiorno o talvolta salotto; preferisco la prima definizione per un locale più informale, tipo il nostro soggiorno ove effettivamente si “vive” di più rispetto al classico salotto (tipo quello dei miei genitori).

  3. IlPrincipeBrutto:

    In casa mia (Genova) si e’ sempre detto salotto. Un tinello non lo abbiamo mai avuto, ed e’ in ogni caso un termine che ho sentito usare oralmente davvero di rado (piu’ frequente l’uso scritto negli annunci immobiliari).
    .
    IPB

  4. Asandus:

    Soggiorno o salotto. Living? Ma krakko se lo ficchi… ahem. Io di solito mando (molto poco) garbatamente a quel paese anche quelli che parlano del loro “loft”, che dalle mie parti è un volgare appartamento. E continuo a combattere la mia battaglia (persa) contro tutta la gente che si ostina a parlare in farlocchese. Il “box” per l’auto? No grazie, non la metto in una scatola, ma in un garage (e la parola francese è molto meglio, garantito). Uno “showroom”? Vabbe’, forse “salone da esposizione” è un po’ più lungo, ma molto più espressivo per noi. E poi quelli che continuano a parlare di “location”, perché “sede” non fa abbastanza figo… bah. Chiudo qui o vado avanti fino al prossimo millennio.

  5. Antonio:

    Quando ho tradotto per il doppiaggio uno di quei docu-reality dove trasformano le dimore abbandonate, avevo l’ordine di non scrivere mai soggiorno, ma solo salotto. Non sono mai andato a indagare sul perché…

  6. Maria Grazia Piemontese

    Sono pugliese del Gargano e vivo a Bari: in entrambe le aree regionali si usa dire soggiorno o salotto. Soggiorno è più diffuso rispetto a salotto, forse perché ha un’accezione più informale e familiare.
    Ne approfitto per complimentarmi per il blog, lo seguo da poco tempo ma l’ho subito segnato in Feedly per non perdermi nessuna pubblicazione.
    Grazie!

  7. Simone Viganò AKA VeroToad:

    Sempre chiamato “salotto” o, forse più spesso, semplicemente “sala”. Ad esempio, se dicessi “Vado in sala a leggere in libro”, da me si intenderebbe senza alcun dubbio la “stanza con il divano”.
    (Provincia di Monza)

  8. Flavia:

    ‘Sala’, anch’io, termine ancora in uso in Veneto per indicare il salotto, con o senza il divano. Anche Cracco, che è originario di Creazzo in provincia di Vicenza, in privato dirà ‘sala’ con la tipica realizzazione semiconsonantica della ‘elle’ veneta fra vocali non palatali. In realtà, a me sembra di sentirla perfino in posizione iniziale quando pronuncia ‘living’… “il mio living”.
    In ogni caso, la “sua” pizza non è affatto invitante.

  9. Emma:

    La zona in cui vivo ė l’alto Piemonte.
    Per indicare il “living” 😕 si dice sala, al massimo salotto.
    Niente tinello e neanche soggiorno.
    Il “living” lo riservo ai miei alunni ma nella versione di living-room.
    Mi associo al simpatico twittero che ha scritto “Cracco…ma va’ a cagher ” 😆😉☺

  10. Mauro Morello:

    in Valsesia: tinello = locale dove si mangia, separato dalla cucina; sala = locale dove NON si può mangiare, con un divano; salotto = locale dove mio padre dormiva in poltrona dopo aver iniziato un libro;

  11. Marco1:

    Io vivo a Bergamo, nato a Milano da babbo pugliese e mamma mantovana. Premesso ciò, a me viene naturale dire:
    salotto= divani, tavolino basso, tv, librerie… Va bene per il caffè, ma non per consumare pasti
    sala da pranzo o semplicemente sala; salone quando è molto grande, ma si tratta di uno parola che uso e sento usare sempre più raramente. Va detto che negli appartamenti moderni la sala mi sembra far spesso tutt’uno con l’ingresso. E no, il termine non è assolutamente intercambiabile con “salotto”.

    Tinello è un bel mistero: termine familiare e conosciuto, ma – in effetti – quando ne ho mai visto uno?
    Per “soggiorno” la situazione è simile. Mi sembra più frequente nelle pubblicità delle agenzie immobiliari: trilocale, ampio soggiorno, termoautonomo…

    Circa “living”… Ma perché poi lo chef in parola prosegue con bagno e cucina?
    Per coerenza non dovrebbe citare il suo bath e la sua kitchen?😏

  12. Licia:

    Grazie di tutti questi contributi contributi! Qui sotto ne aggiungo altri ricevuti su Twitter (con un’unica segnalazione di living però non recente!). Per ora non mi pare che si possano identificare particolari variazioni diatopiche e che sala (e salone), salotto e soggiorno siano usati in diverse regioni italiane. Su tinello posso dire che c’era a casa dei miei nonni paterni, in provincia di Treviso, ed era una stanza con tavolo, senza divano o poltrone, dove si ricevevano gli ospiti ma che raramente veniva usata come sala da pranzo.  


    • In famiglia (provincia di Vercelli) la chiamano "sala" – @ellebik

    • In Veneto é il "salotto" o meglio ancora la "sala". Le sue caratteristiche imprescindibili sono divano e tv. – @ChristabelMot

    • a casa dei miei si chiama(va) "sala" (da pranzo), io il mio lo chiamo soggiorno  –  @ilbue63

    • "camera da pranzo", i parenti a Napoli "salone" –  @tueetterin

    • A casa mia si dice soggiorno/salotto. Se dicessi “living” inizierebbero a imprecare in romanesco –  @wordminded

    • A Fano è il salotto – @g_delbianco

    • A casa mia sicuramente è il salotto… (provincia di Novara) –  @valtranslate

    • Premesso che "living" è osceno, i miei parenti meridionali lo chiamano ‘sala da pranzo’, io lo chiamo salotto, mentre in Toscana sento molti chiamarlo tinello  –  @mt_par

    • soggiorno, ma per mia mamma era salotto  –  @viguarda

    • Roma "salotto" (se c’è solo il divano)… "sala da pranzo" (se c’è solo il tavolo per mangiare), "salotto" (se ci sono entrambi)  – @TitireRecubans

    • Io in famiglia ho sempre usato "soggiorno", dagli altri (ad Alghero) sento spesso "sala" (da pranzo), meno "salone" e "salotto", "living" l’ho sentito solo dallo chef delle patatine – @inaitana

    • "Soggiorno", e già "salotto " a me è sempre suonato delicatamente esotico. Però negli anni Settanta i genitori di miei amici, gente peraltro fantastica e per niente pretenziosi, dicevano living. Davvero. Forse adesso si rifiuterebbero di farlo – @giulitMI

    • sala :)  – @pinopao

    • In famiglia salone, con tavolo da pranzo da un lato e divano poltrone dall’altro. Living mi suscita reazioni allergiche – @scaryItalian

  13. efano:

    A casa dei miei (Romagna) avevamo il “tinello” (dove mangiavamo, vicino alla piccola cucina, ma c’era anche un divano) e la “sala” (c’erano poltrone e divano e anche un tavolo dove volendo si poteva mangiare, ma lo facevamo solo in occasioni importanti).
    A casa mia adesso usiamo di solito “sala” (più raramente soggiorno) per la stanza, grande, con divano e tavolo per giochi, studio e cene con amici (quotidianamente mangiamo in cucina).

  14. bombo:

    Toscana, uso sala, salotto e soggiorno in maniera intercambiale. Tinello è una di quella parole che ho sempre sentito ma non ho mai capito che cosa indichi.

  15. mara:

    Per me il salotto è la stanza buona dove si accolgono gli ospiti (può avere anche un tavolo grande, ma è prevalentemente associato al divano con poltrone e tavolino basso). Il soggiorno è la stanza in cui si vive, come il precedente può avere poltrone e/o tavolo, ma ci porteresti gli amici e familiari, non gli ospiti.
    Il tinello è quella microstanza in cui mangi ed è tipica dell’area di Bologna, altrove considerebbero un affronto il concetto stesso 😀
    Nelle case di oggi credo possiamo parlare di sala come concetto che unisce le prime due. Ho sentito living per soggiorno diversi anni fa in Cile, ma in Italia nella quotidianità non credo lo usino in molti.

  16. Lele:

    Trent’anni fa, in Oltrepò Pavese, vivevo in una casa con due stanze oltre la cucina: il tinello (collegato con la cucina, in cui si mangiava, c’era la tv e un divano, e si accoglievano familiari e amici) e la sala (con tavolo, divano, poltrone, pianoforte, in cui si ricevevano gli ospiti più “importanti”).
    Oggi l’unica stanza oltre alla cucina, che ha le funzioni di tinello e sala, è chiamata soggiorno.

  17. Antonio:

    In Sardegna esisteva s’apposentu, credo il salotto buono gozzaniano rigorosamente riservato alle visite “importanti” e quindi quasi mai utilizzato, ma sardofoni più avvertiti di me potrebbero obiettare che il termine indichi semplicemente la stanza da pranzo o tinello… ma “apposentarsi” equivale all’assopimento della pennichella… del resto, visto che lo spunto è partito da uno chef, s’apposentu è il locale di uno chef sardo non privo di ingegno…

  18. granmadue:

    Di una cosa sono sicuro: se io fossi un pubblicitario che deve realizzare una pubblicità per un’azienda di arredamenti, farei dire al testimonial esattamente “living”, in modo che tutti quelli che credono di essere spiritosi bacchettando il testimonial stesso per la parola pronunciata (come se colui che compare sullo schermo sia una persona reale immersa nella vita reale, e non, appunto, un personaggio recitante davanti alla telecamera)si adoperino gratuitamente per amplificare a dismisura la portata del messaggio pubblicitario.

  19. Giacomo Falconi:

    Ciao Licia, ti propongo un uso letterario di “living” che mi ha fatto riflettere.
    Nel racconto “Casa occupata” del Bestiario di Cortázar si legge: “esa parte del ala delantera donde había un baño, la cocina, nuestros dormitorios y el living central, al cual comunicaban los dormitorios y el pasillo.” Secondo il DLE “living” corrisponde a “cuarto de estar”, si tratta dunque di una parola ormai entrata a far parte della lingua spagnola e già in uso nel 1951, anno di prima pubblicazione della raccolta originale. Ho invece molti dubbi sulla scelta adottata nella versione italiana Einaudi di lasciare “living” anche in italiano…

I commenti sono chiusi.