Colori di gusci di uova, in inglese

The Queen has appeared in the famous front row at London Fashion Week for the first time. Wearing a duck egg blue dress and jacket, she sat alongside Dame Anna Wintour, Vogue's editor-in-chief.

Il colore dell’abito della regina Elisabetta di questa foto è stato descritto da vari media britannici come duck egg blue.

È un esempio che ci ricorda che non c’è piena corrispondenza tra il colore inglese blue e quello italiano blu, un caso di anisomorfismo. In inglese blue indica infatti anche tonalità molto chiare che noi invece identifichiamo come azzurro o celeste, un’importante differenza linguistica e culturale già discussa in #TheDress: era proprio blu? con altri riferimenti.

Un altro aspetto insolito da un punto di vista italiano è la scelta di descrivere un colore associandolo al guscio di un uovo, una peculiarità dell’inglese.

Color “uovo d’anatra”

In inglese il colore duck egg blue è un celeste chiaro che vira al grigio, come molte uova di anatra. Il nome è usato per descrivere vernici e tessuti e a volte anche per il colore rappresentabile in RGB con 192, 240, 240 (Hex #C0F0F0). Esempi da una ricerca per immagini:

immagini di “duck egg blue”

Color “uovo di pettirosso”

Un altro colore che soprattutto negli Stati Uniti è associato a un guscio è robin egg blue (#00CCCC), un turchese intenso come le uova del pettirosso americano, Turdus migratorius:

immagini di uova di pettirosso americano

Le uova del pettirosso europeo, Erithacus rubecola, sono invece biancastre, e non è l’unica differenza tra i due volatili: altri dettagli in Simboli natalizi nordeuropei: il pettirosso.

Viene descritto come robin egg blue anche il cosiddetto Tiffany Blue, il colore associato al marchio dei noti gioiellieri americani Tiffany & Co.

logo Tiffany & Co

Ho già fatto questi esempi in un commento su una traduzione dall’inglese dove si leggeva che il colore Tiffany Blue era un “blu uovo di pettirosso”. L’avevo trovata una descrizione fuorviante non solo per i falsi amici blue ≠ blu ma anche perché richiedeva al lettore conoscenze enciclopediche su un uccello inesistente in Italia.

Negli altri commenti a Indaco nell’arcobaleno? Colpa dell’inglese trovate altri dettagli ed esempi sulle differenze tra colori, tra cui la traduzione letterale errata di blue whale in balena *blu anziché balenottera azzurra e disquisizioni varie sul colore delle maglie delle nazionali. 


Aggiornamento 2021 – Nell’aggiornamento Unicode 14.0 è stata aggiunta l’emoji del nido che nelle diverse piattaforme ha una rappresentazione molto americana con uova azzurre, tipiche del Turdus migratorious e familiari negli Stati Uniti ma poco realistiche altrove.

emoji di nido (nest with eggs) di Apple, Goole e Twitter, da Emojipedia

16 commenti su “Colori di gusci di uova, in inglese”

  1. zoppaz:

    Tra l’altro il blu è un colore importato in italiano solo di recente, noi abbiamo sempre avuto il celeste e l’azzurro (anche il turchese); però da quando si è imposto nell’adattamento all’italiana (blu, e non bleu) tende a essere usato molto frequentemente e a rimpiazzare le altre tonalità in modo generico e omnicomprensivo

    https://books.google.com/ngrams/graph?content=blu%2Cceleste%2Cturchese%2Cazzurro%2Cbleu&year_start=1900&year_end=2008&corpus=22&smoothing=3&share=&direct_url=t1%3B%2Cblu%3B%2Cc0%3B.t1%3B%2Cceleste%3B%2Cc0%3B.t1%3B%2Cturchese%3B%2Cc0%3B.t1%3B%2Cazzurro%3B%2Cc0%3B.t1%3B%2Cbleu%3B%2Cc0#t1%3B%2Cblu%3B%2Cc1%3B.t1%3B%2Cceleste%3B%2Cc1%3B.t1%3B%2Cturchese%3B%2Cc1%3B.t1%3B%2Cazzurro%3B%2Cc1%3B.t1%3B%2Cbleu%3B%2Cc1

    (invece blue moon non è la luna blu e i blue movie sono film a luci rosse a proposito di “daltonie” e “incommensurabilità linguistiche”)

  2. Elio:

    @zoppaz: lasciando perdere il fatto che ‘ngram viewer’ non può essere considerato uno strumento di analisi del tutto affidabile (non mi risulta che sia noto il corpus: è composto da libri tecnici/di filosofia/romanzi…?) ho come l’impressione che la tua analisi faccia acqua…
    Prova a fare una analisi con il seguente testo: “blu, bleu, blu+bleu”* e vedrai che per la maggior parte del periodo in esame la curva è PIATTA segno che non vi è alcuna tendenza di maggiore utilizzo di tali parole. Al massimo si può notare la tendenza alla minore influenza della lingua francese….

    *) ah, sarebbe anche consigliabile spuntare la casella [Case Insensitive]

  3. Asandus:

    @Zoppaz
    Che io sappia siamo NOI ad aver esportato la parola “blu”. E sempre a mia conoscenza il blu viene SEMPRE utilizzato per le tonalità più scure (blu oltremare, blu notte, blu elettrico, blu zaffiro, blu cobalto ecc.), mentre per quelle più chiare si usa il termine “azzurro” (azzurro cielo, azzurrino, altre tonalità che al momento mi scappano dalla mente); sono solo gli anglosassoni che mettono tutto nella stessa minestra del “blue”; i popoli latini hanno sempre fatto la distinzione (“azur” in francese, per esempio).

  4. zoppaz:

    Licia -> (al di là delle differenze di genere, e del fatto che la tabella riportata riguarda l’inglese) la mia osservazione è semplicemente storica: abbiamo importato il colore blu dal francese nell’Ottocento, a lungo chiamato bleu e poi sempre più adattato in blu, e il grafico mostra bene l’ascesa di blu e la discesa di bleu che con il tempo si sono invertiti. In questo passaggio l’entrata di una nuova parola ha ridefinito tutta l’area dei colori analoghi, quidi se nel Settecento si parlava per es. di turchino (blu è assente dai dizionari storici della Crusca), oggi si parla di blu, definito turchino dallo Zingarelli del 1923, mentre il Tommaseo recita: “Specie di Colore che si avvicina al Turchino. … Blu chiaro, blu cupo o del re, nero blu, nero blu cupo, blu della regina, blu azzurro, blu Minerva, blu lapis-lazzuli, blu turco, blu turchino, blu Maria Luisa, blu oltremare. [Garg.] Celeste blu, Blu porcellana, Blu Isabella, Blu Napoleone. (Questi Blu, nell’arte e nell’uso, non s’intenderebbe a chiamarli Turchini.)”

    Se analizzi la frequenza di blu nell’archivio storico de La Stampa noti che l’occorrenza di blu supera decisamente quella di azzurro (tra l’altro molto più polisemico), turchino (dove c’è pure il passo del Turchino) e via dicendo. Dunque dire che statisticamente blu oggi è più usato delle altre tonalità è abbastanza lapalissiano.

    – > Elio la limitatezza di Ngram e l’assenza di indicazioni sul corpus è sempre stata da me evidenziata e anche ben calcolata nelle mie analisi, basate sull’incrocio di tanti parametri. Non capisco l’ossessione che registro in molti per non utilizzare lo strumento, che comunque a seconda delle ricerche effettuate restituisce spesso dati coerenti con tutti gli altri paramentri (storici, dei dizionari, delle frequenze su Google notizie o in Rete, sugli archivi digitali dei giornali…) dunque lo ritengo uno strumento utile da affiancare agli altri, e la sua affidabilità non è valutabile in assoluto, ma a seconda delle ricerche e degli incroci dei risultati con gli altri indicatori che abbiamo a disposizione. In soldoni: senza ritenerlo la bibbia, meglio affidarsi a Ngram che dire “secondo me” è così. Poi le ricerche si possono raffinare, non mi sembrava il caso sull’esempio di blu

  5. zoppaz:

    -> Asandus leggo solo ora, io ho in mente cose popolari come Lisa dagli occhi blu, un tuffo dove l’acqua è più blu… noto che nel Novecento blu si è assestato come un colore generico “omnicoprensivo” nel senso che tende a essere “iperonimo” per usare un tecnicismo, cioè a includere anche altre sfumature che si potrebbero definire con termini più ristretti e precisi, anche se nelle canzonette la rima è trainante e più importante dei significati, forse. Nell’Ottocento non era così. Ma la mia constatazione è priva di giudizi, non ci trovo nulla di strano né di disdicevole o scorretto. Sono anche stupito che il mio commento abbia generato tutte queste reazioni!

  6. Licia:

    @Asandus, in realtà blu in origine era un francesismo, vedi osservazioni di @zoppaz e un commento al post sui colori dell’arcobaleno. Il dettaglio rilevante è che nelle lingue europee solo italiano, russo e credo greco distinguono tra colore chiaro e colore scuro, le altre lingue invece no. In italiano fino al XIX secolo la distinzione veniva espressa usando le etichette azzurro e turchino, ora azzurro (e/o celeste) e blu (cfr. triangolo semiotico su cosa intendo con “etichetta”).

    @elio e @zoppaz posso riportare che tra gli studiosi di lingua inglese il dibattito su Google Ngram Viewer ultimamente è piuttosto acceso: è utile per ricavare tendenze, soprattutto interesse in particolari argomenti (cfr. il concetto di culturomics) ma per ricerche più precise andrebbero usati corpora costruiti ad hoc*. La ricerca su blu evidenzia anche uno dei grossi limiti per l’italiano: non si sa quale sia la percentuale di libri tradotti (ad esempio, pare ci siano parecchi romanzi rosa!), e quindi non sappiamo quante occorrenze di blu rispecchino davvero l’uso effettivo o siano dovute a traduzioni letterali forse non del tutto corrette. Vanno inoltre considerati aspetti grammaticali, in particolare morfologici: l’aggettivo blu è invariabile e quindi la ricerca per blu copre maschile singolare+plurale e femminile singolare+plurale, mentre la ricerca per azzurro copre solo maschile singolare (andrebbero aggiunti azzurra, azzurre, azzurri). E nel caso di azzurro in tutte le sue declinazioni andrebbe considerata anche la differenza tra aggettivo e sostantivo, specialmente in riferimento alle nazionali sportive.

    * Aggiungo un esempio di parametri che andrebbero considerati nella costruzione di un corpus affidabile, da Representativeness in Corpus Design di Douglas Bieber in Practical lexicography a cura di Thierry Fontenelle.

    Situational parameters listed as hiearachical sampling strata

  7. zoppaz:

    Su Ngram aggiungo anche che il fatto che Google non l’abbia mai aggiornato e sia fermo al 2008 lascia pensare che sia un progetto in fase di abbandono.

    Poiché lo uso molto spesso concordo che è utile per evidenziare le tendenze, ma devo ammettere che molte delle mie perplessità iniziali si sono attenuate con l’incrocio dei risultati ottenuti così con gli altri parametri. Unpaio di es. autogrill e new look: c’è una perfetta corrispondenza con le datatazioni storiche dei dizionari (rispettivamente la Pavesi, e la collezione di Cristina Dior che hanno dato vita alle parole): https://books.google.com/ngrams/graph?content=new+look%2Cautogrill&year_start=1940&year_end=2008&corpus=22&smoothing=3&share=&direct_url=t1%3B%2Cnew%20look%3B%2Cc0%3B.t1%3B%2Cautogrill%3B%2Cc0)

    Aggiungo anche che oltre agli aspetti grammaticali, il problema dei plurali ecc. il più grande problema è la polivalenza dei significati, o le omofonie con nomi propri. Per alcuni tipi di ricerca, però, l’opinione che mi sono fatto usandolo e incrociandolo è che restituisca dati affidabili, ma questa è solo la mia opinione.

  8. mario:

    …auto blu
    sangue blu
    cieli blu
    amore blu
    rock and blues
    NUNTEREGGAEPIU’, direbbe R. Gaetano

  9. AlPa:

    Nella distinzione tra celeste/azzurro e blu non si ha solo una differenza chiaro/scuro, ma proprio una differenza di tonalità.
    In RGB il celeste è per esempio di solito indicato come #B2FFFF, con una hue o tonalità di 180° (esattamente uguale al ciano #00FFFF: il celeste sarebbe quindi un ciano chiaro), l’azzurro come #007FFF, con hue di 210°, il blu come #0000FF con hue di 240°.
    Di fatto l’azzurro è sì intermedio tra celeste e blu, ma non solo (e non principalmente) per la luminosità, ma principalmente per la tonalità.
    Ricordo che il ciano, anche se di fatto non ce ne rendiamo conto, immagino per motivi legati alla percezione, ha a sua volta una tonalità intermedia tra blu e verde (#00FF00, hue 120°). Per verificare i valori delle tonalità puoi guardare https://en.wikipedia.org/wiki/Hue.
    Aggiungo altre tre considerazioni:
    1. Wikipedia italiano tratta celeste, azzurro e blu chiaramente partendo dalla traduzione degli articoli inglesi senza considerare il fatto che tu citi, giustissimo, che blu e blue sono falsi amici. Ammetto che questo mi dà assai fastidio.
    2. Un blu chiaro potrebbe essere #9999FF (stessa hue del blu), ma non sono riuscito a trovare nessun nome, né in inglese né in italiano, relativo a queste tonalità (anche se quello che cito è nell’elenco dei web safe colors, che peraltro nessuno più considera).
    3. Sono curioso di sapere se, come donna, consideri diversi il ciano e il celeste: per me (uomo) sono uguali (anche se affiancati il ciano è più luminoso). Per cercare le differenze nella riproduzione su uno schermo puoi dare un’occhiata a https://www.w3schools.com/colors/colors_groups.asp e in Wikipedia italiana e inglese.

  10. Licia:

    @Flavia, biavo è una parola davvero insolita!

    @AlPa non so se ho capito la domanda. Per descrivere un colore in un contesto non tecnico (lessico comune) non userei mai la parola ciano perché non fa parte del mio vocabolario attivo (a meno che non debba comprare cartucce per la stampante!). Se invece dovessi dare un’indicazione tecnica non userei un nome ma valori RGB o hex. I nomi descrittivi dei colori usati in HTML o classificazioni simili vanno infatti considerati come “etichette” che in alcuni casi sono state scelte in modo piuttosto arbitrario.

    Riporto anche qui le informazioni del Dizionario dei colori Zanichelli che descrive 230 colori composti in quadricomia. Gli autori hanno scelto questi nomi:

      C M Y K
    celeste 30%
    azzurro chiaro 50%
    azzurro cielo 50% 10%
    azzurro acqua 50% 10%
    azzurro 80%
    azzurro blu 80% 20%
    blu ceruleo 80% 40%
    carta da zucchero 80% 40% 30%
    ciano 100%
    blu cobalto 100% 30%
    blu elettrico 100% 60%
    blu di Prussia 100% 60% 20% 40%
    blu marina 100% 80% 30%
    blu notte 100% 70% 30% 60%
  11. John Dunn:

    Anche il polacco distingua tra il colore chiaro e quello scuro:
    niebieski (< niebo 'cielo') / granatowy.

  12. Flavia:

    Licia: il termine ‘biavo’ (o anche ‘blavo’) appare insolito (nonché desueto, arcaico, letterario, poetico, ‘dialettale’) perché nell’italiano scritto gli si preferirono i termini azzurro e turchino, poi azzurro e ‘blu’.
    Ma è un ‘blu’ di ritorno, si fa per dire; a p.31 del capitolo “Italian colour terms in the BLUE area: synchrony and diachrony”, si parla anche di ‘biavo/blavo/blu’:
    https://books.google.it/books?id=Ef32DAAAQBAJ&pg=PA21&lpg=PA21&dq=Colour+and+colour+naming:+Italian+colour+terms+in+the+blue+area&source=bl&ots=G2MDso_qbP&sig=nWM8uWm9RqTT7nk9jpwaIeNZzBw&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwj11pmBz8XZAhWERhQKHUUYAbAQ6AEIUDAF#v=onepage&q=Colour%20and%20colour%20naming%3A%20Italian%20colour%20terms%20in%20the%20blue%20area&f=false

  13. Flavia:

    A sostegno della teoria secondo la quale uomini e donne ‘vedono’ i colori in modo differente, riporto quanto scritto da Riccardo Falcinelli in Cromorama – Come il colore ha cambiato il nostro sguardo, Einaudi, 2017, p. 340:
    “I difetti della visione cromatica – cioè il daltonismo e le sue varianti – riguardano solo gli uomini per un deficit della retina trasmesso tramite il cromosoma maschile; ed è […] la gamma dei rossi e dei rosa quella che più spesso non viene riconosciuta. Non abbiamo a che fare con numeri piccoli, parliamo di quasi l’otto per cento dei maschi umani. […] Non è un caso che i prodotti destinati a un pubblico maschile abbondino di blu, non perché è il loro colore d’elezione, ma perché tutti i maschi sono in grado di vederlo.”
    L’autore avverte, però, che “Questa è un’occorrenza meramente statistica e non ci dice nulla né su una presunta vera essenza maschile, né sul blu in generale.”

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