#Spelacchio è bello (e istruttivo!)

Dicembre 2017: l’albero di Natale allestito dal Comune di Roma in piazza Venezia appare così misero che gli è stato affibbiato il nomignolo #Spelacchio e si sono scatenate le ironie. 

@PoliticaPerJedi: Forse anche #Spelacchio avrebbe preferito chiudere la sua carriera rallegrando il Natale nel fuoco di un camino invece che esposto al pubblico ludibrio -- @DavidSassoli: Vi presento Spelacchio, secondo albero di Natale “addobbato” nell'era Raggi. Cavallette ne abbiamo?

Dalle foto è difficile capire se l’abete sia davvero così malandato e poco decorato ma una cosa è certa: il nome Spelacchio è molto efficace e ricco di spunti lessicali.

Caratteristiche del nome

Alcuni degli aspetti che rendono il nome particolarmente efficace sono palesi.

Trasparenza: si capisce subito che deriva da spelacchiare
Conformità: è una parola italiana ben formata
Unicità: non si confonde con nomi già esistenti 
Memorabilità: è facile da ricordare
Spiritosità: è divertente per connotazioni e associazioni

Origine e connotazioni

All’origine di spelacchio c’è il verbo spelacchiare, derivato da spelare con suffisso intensivo e peggiorativo. Basta una sola parola per pensare, con un pizzico di compatimento, a un animale o a un pupazzo che ha il pelo rado per usura, età o malattia: è una triste condizione che il malcapitato non può contrastare (come l’uomo rassegnato perché gli sono rimasti pochi capelli in testa). 

tweet di @spelacchio: “Che la tristezza sia con voi” “Comunque io ai miei tempi ero un bell’arbusto”  “Ho più follower che rami”

Uno dei modi più comuni per formare nomi canzonatori è l’uso di suffissi alterativi, in particolare l’accrescitivo –one che conferisce un’intensificazione peggiorativa ma ironica: basti pensare a rimastone, riciclone, ciaone.

Chi ha pensato a Spelacchio però ha evitato la soluzione più ovvia, spelacchione o spelacchiatone da spelacchiato (o in alternativa spelacchiaccio, spelacchionzolo o simili) e invece ha preferito un tipo di derivazione meno frequente.    

Neoformazione a suffisso zero

Spelacchio è una formazione a suffisso zero. Si distingue dalla più comune suffissazione perché si ottiene da verbi della prima coniugazione aggiungendo alla radice del verbo solo la desinenza –o oppure –a. Esempi: notificare notifica, collaudare collaudo, rimborsare rimborso.

In italiano (non so in romanesco!) è un meccanismo poco comune, usato quasi esclusivamente nel linguaggio burocratico e tecnico. Mi piace pensare che questa caratteristica contribuisca a conferire un’ulteriore connotazione ironica all’abete dell’amministrazione capitolina.

Associazioni ad altre parole

Nel nostro lessico non abbiamo molti sostantivi che terminano in –acchio e quindi Spelacchio li richiama: non solo pennacchio ma anche cacchio, spauracchio, sputacchio e scaracchio, tutti con connotazioni negative che rendono il nome Spelacchio ancora più beffardo.   

De' #Spelacchio nun m'emporta un cacchio. Er problema della città so' le buche da sistema' e la monnezza: #Raggi mettice 'na pezza.

Un nome istruttivo!

Ho appena fatto un tipo di analisi che si usa anche per il lavoro terminologico, ad es. nelle valutazioni di globalizzazione e per denominare concetti ad alta visibilità: vanno identificate non solo le caratteristiche distintive ma anche eventuali connotazioni e associazioni nella lingua 1 per poter poi decidere se e quali cercare di riprodurre nella lingua 2.

Ho dedicato spazio a un nome effimero come Spelacchio perché le parole divertenti ed efficaci mettono in evidenza le grandi capacità espressive dell’italiano e ci aiutano ad apprezzare meccanismi lessicali di cui forse non siamo consapevoli.

Infine, credo che Spelacchio e le sue caratteristiche avrebbero qualcosa da insegnare anche a comunicatori, istituzioni e aziende che a soluzioni italiane privilegiano l’inglese, spesso “un impiego tanto decorativo quanto superficiale, incongruo e stucchevole”, come sintetizza Annamaria Testa in Parole inglesi di cui potremmo serenamente fare a meno. Non si rendono conto che l’italiano è molto più efficace, basta saper padroneggiare i suoi meccanismi!


Aggiornamento 22 dicembre 2017 – Si continua a discutere di Spelacchio, anche se ormai è stato dichiarato ufficialmente morto. Esteticamente non ha mai retto il confronto con l’abete di piazza San Pietro, soprannominato Rigoglio per l’aspetto, perché fa rima con orgoglio e perché è l’abete di Bergoglio. Continua però a darci spunti linguistici.

Spelacchio in inglese

La notizia dell’albero di Natale di Roma ha fatto il giro del mondo. In inglese due aggettivi ricorrenti per spiegare il nome Spelacchio sono mangy (da mange, rogna o scabbia) nelle accezioni di sciatto e di striminzito, e baldy, pelato.

Altre descrizioni rimarcano l’aspetto rachitico, consunto o malaticcio – thin-branched, feeble-looking, threadbare, sickly appearance – ma anche quello degradato – ugly and shabby – e allampanato – gangly thing – e c’è chi l’ha paragonato a un pollo spennato, looking like a plucked chicken.

In Rome’s €50,000 Christmas tree has been declared dead c’è anche un rimando a un famoso sketch dei Monty Phython: The Christmas tree erected in Piazza Venezia at a cost of nearly €50,000 is deceased, no more, bereft of life (cfr. Cultura inglese: il pappagallo morto).

Non manca il riferimento a una canzone natalizia: il verso how lovely are thy branches di una delle versioni inglesi di O Tannenbaum diventa how mangy are thy branches.

Altre formazioni a suffisso zero

Ho notato anche un altro esempio di formazione a suffisso zero, determina da determinare, sinonimo burocratico di delibera (a sua volta da deliberare) in questo tweet che fa riferimento alla procedura usata per il trasporto e l’installazione dell’albero:

determina Spelacchio


Aggiornamento dicembre 2018 – A un anno di distanza, il nome Spelacchio continua a essere molto produttivo. Nuovo post: Spezzacchio, Speracchio, Spauracchio…

Aggiornamento dicembre 2019 – A Milano quest’anno addio all’abete in piazza Duomo, sostituito da una struttura metallica tecnologica riciclabile illuminata da migliaia di led. Non tutti hanno apprezzato e per schernire i milanesi a Roma è stato coniato il nome Ferracchio, una conferma che in contesto di festività di fine d’anno acchio è riconoscibile come suffisso che indica un albero di Natale.


Vedi anche: Scelte terminologiche: ringare, Rrring! e trillo per un esempio di analisi di termine ad alta visibilità..

Riferimenti: ho tratto gli esempi di formazioni a suffisso zero da Le parole del lessico italiano di Giovanni Adamo e Valeria Della Valle, autori anche di Che cos’è un neologismo. Sono due libri tascabili che vi consiglio perché pratici da consultare, di lettura molto piacevole e ricchi di informazioni.