Personificazione: Zika come Ebola?

esempi di titoli: Zika arriva anche in Europa – Olimpiadi, cresce il timore per Zika – Zanzare geneticamente modificate contro Zika

In questi giorni si sente parlare molto del virus Zika (Zika virus) e della malattia che causa. Ho notato che il nome Zika viene usato quasi esclusivamente senza articolo. Esempi
♦  Zika è una malattia virale trasmessa da zanzare del genere «Aedes»
♦  …è scattata la corsa per sconfiggere Zika 
♦  …annunciato l’avvio delle ricerche di un vaccino per Zika

♦  …è il primo caso di trasmissione di Zika per via sessuale

Provate a sostituire Zika nei primi tre esempi con salmonella, dengue, AIDS, SARS o altri nomi di morbi o patologie e vedrete che le frasi funzionano solo se i nomi sono preceduti dall’articolo determinativo. Un altro esempio che evidenzia l’incongruenza:

Dall’Aids, alla tubercolosi fino a zika: i vaccini dimenticatiDall’Aids, alla tubercolosi fino a zika: i vaccini dimenticati

Perché questa eccezione?

L’uso senza articolo potrebbe essere un esempio di personificazione, che aiuta a rendere più paurosa la minaccia del virus Zika. Penso però che sia più probabile un’interferenza dell’inglese perché le fonti della maggior parte delle notizie sul virus sono in inglese. Si ripete quindi il fenomeno che ho già descritto in Ebola: interferenze dell’inglese.

Una controprova? Qualche anno è stata al centro dell’attenzione la chikungunya perché ha fatto vittime in provincia di Ravenna. Anche in quel caso un virus dal nome esotico e stesse modalità di trasmissione della malattia tramite zanzare infette, però era una notizia locale, non influenzata da fonti in inglese, e veniva sempre usato l’articolo.


Un esempio di notizia tradotta letteralmente:

Zika provoca una febbre e lesioni della pelle ma se colpisce donne incinta [sic] i bambini nascono con una deformazione, microcefalia, che comporta una testa molto più piccola rispetto al resto del corpo e quindi gravi ritardi mentali. 

Quando si ha la temperatura più alta della norma, in inglese si dice have a fever, develop a fever (o a temperature), mentre in italiano si ha la febbre – se è una febbre è l’herpes labiale, in inglese cold sore. Diverso uso degli articoli anche per le parti del corpo: a baby is born with a smaller head in inglese, la testa in italiano (altrimenti si immagina che ci possa essere più di una testa). Un altro errore è skin rash tradotto con “lesione” invece di eruzione cutanea. Inoltre,  ci si aspetta l’articolo determinativo davanti a microcefalia.


Vedi anche: Ebola: interferenze dell’inglese

Nei commenti qui sotto ho riportato una nota dell’Accademia della Crusca che conferma l’interferenza dell’inglese nell’uso di nomi di malattie e agenti patogeni senza articolo.

4 commenti su “Personificazione: Zika come Ebola?”

  1. Gianmaria:

    Grazie Licia,

    davvero super interessante la tua analisi.
    g.

    P.S. “Super interessante” invece di “interessantissimo” è un interferenza francofona…. abito a Ginevra da 15 anni e nonostante la mia refrattarietà all’acquisizione delle lingue mi rendo sempre più conto di come la lingua del luogo si insinui, almeno sul lungo termine, con la mia lingua primigenia. Alla fine parlerò male in italiano e malissimo in francese.

  2. Matteo:

    Ahi ahi, non appena hanno iniziato a circolare le prime notizie sul virus Zika ho subito pensato alla personificazione del virus Ebola.
    Inevitabile associare il virus a una sorta di creatura mostruosa, quando si legge “Ebola sconfitto (nella stampa svizzera di lingua italiana anche “debellata”!) in Guinea”.

    Questo contributo mi sembra molto interessante:
    http://www.accademiadellacrusca.it/it/lingua-italiana/consulenza-linguistica/domande-risposte/nome-ebola-istruzioni-modalit-d-uso

  3. Licia:

    Grazie Gianmaria e Matteo. Riporto le conclusioni della consulenza dell’Accademia della Crusca:

      «Sull’omissione dell’articolo agisce infine da rinforzo anche il modello dell’inglese in cui i nomi delle malattie e degli agenti patogeni non sono preceduti da articolo. L’influenza dell’inglese si somma a tutto il resto, potenziandone gli esiti. Nel confronto continuo con fonti di lingua inglese, infatti, la mancata consapevolezza delle regole grammaticali e d’uso diverse da quelle dell’italiano, ha anch’essa contribuito a diffondere l’uso del nome ebola senza articolo, appunto, “all’inglese”.

    Qual è il comportamento linguistico più corretto?

    Per quanto riguarda l’uso dell’articolo non c’è nessuna ragione formale che giustifichi l’omissione dell’articolo davanti al nome ebola nella designazione della malattia e, almeno nei testi rivolti a un pubblico di non specialisti, anche nella designazione del virus.»
     

    Aggiungo anche una notizia che mi è stata segnalata da Suom(I)taly: l’azienda automobilistica indiana Tata ha annunciato che cambierà nome a un nuovo modello di auto che era stato chiamato Zica. Dettagli in Tata to rename Zica car over virus woes.

  4. Lele:

    OT
    Uso questo post come pretesto per sfogarmi di un malessere dovuto a una castroneria che sento e leggo sempre più spesso negli ultimi anni – ma che stranamente non avevo mai percepito in precedenza (sono ultracinquantenne) -, che per qualche strano motivo mi provoca una fortissima irritazione.
    So di essere molto grammar-nazi, ma tollero ogni tipo di errore, svista, cantonata, refuso. Quello che non riesco a sopportare è l’uso improprio dell’aggettivo “incinta”. Lo vedo e sento riportato (come nel caso riportato nel post) in una assurda forma indeclinabile, che – presumo – ambisca a trarre indebita legittimità dal seguente concetto: “la donna che ha un bambino in grembo ha qualcosa nella pancia, all’altezza dei pantaloni, quindi ha qualcosa in cinta“. Assurdo!
    Mi prudono le mani già solo se lo leggo in un commento a un post – che so – del Fatto Quotidiano. La settimana scorsa ho sentito in un Tg3 un giornalista che presumevo colto come Maurizio Mannoni parlare di “donne incinta”. Aaaargh!!!
    Cosa possiamo fare?

    p.s. scusate lo sfogo e
    @Licia
    grazie del blog 🙂

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