Aggiornamenti su coding

Coding è una delle 500 nuove parole dell’edizione 2016  del Vocabolario Zingarelli:

 coding [vc. inglese propr. ‘codifica’ – 2013] (inform.) programmazione, spec. come materia scolastica – Vocabolario Zingarelli 2016

Non mi pare sia stata ancora accolta negli altri dizionari di italiano ma penso che si adegueranno perché da circa un anno il Ministero dell’Istruzione (MIUR) promuove l’uso dell’anglicismo coding in sostituzione a programmazione.

Non condivido questa scelta terminologica, già discussa qui, ma torno sull’argomento in occasione dell’Ora del Codice, nelle scuole dal 7 al 13 dicembre 2015.

Le incongruenze del MIUR

In questi mesi ho seguito alcune iniziative del MIUR e ho notato incongruenze nella comunicazione: nelle descrizioni di programmi ed eventi e nei social media prevale coding, invece nelle risorse per studenti e insegnanti è privilegiato programmazione.

programma il futuro

Il sito di riferimento è Programmailfuturo.it, un progetto gestito dal Consorzio Interuniversitario Nazionale per l’Informatica che in questi mesi è stato ampliato con molte risorse. Se lo consultate potrete notare che coding viene usato raramente, e comunque sempre in associazione a programmazione, di solito tra parentesi, per segnalare che si tratta dello stesso concetto. Il termine coding non appare né nelle lezioni né nel glossario.

glossario Programmail futuro 

Negli interventi del MIUR sui media, come ad es. coding@MIUR, viene invece usato coding e la preferenza viene giustificata con la mancanza di un equivalente italiano altrettanto efficace e “sufficientemente comprensibile, ricco ed evocativo”. C’è la convinzione che programmazione faccia pensare ai programmi per le vacanze o alla revisione di piani aziendali e quindi sia una parola ambigua.

Un confronto con l’inglese

Basta però visitare il sito Code.org, dove si trovano risorse e materiale didattico in varie lingue, per scoprire che nei video in inglese non viene mai usato coding ma programming, eppure anche in inglese programming può avere più accezioni e quindi c’è lo stesso tipo di ambiguità che si vuole evitare in italiano.

La predilezione italiana per coding evidenzia un fenomeno tipico dell’itanglese, spesso dovuto a conoscenze linguistiche poco approfondite: all’anglicismo viene attribuito, arbitrariamente, un significato univoco e più specifico inesistente in inglese.

Il verbo inglese code, da cui deriva coding, può infatti voler dire assegnare un codice, tradurre in un codice, codificare e scrivere codice. In ciascun caso “codice” ha un referente diverso e possono esserci ambiguità. Non mi pare invece che coding abbia mai il significato di “materia scolastica” come invece in italiano (cfr. voce dello Zingarelli).

Chiarezza e coerenza

Mi aspetterei questo tipo di riflessioni anche da chi si occupa di istruzione e ricerca. Le scelte terminologiche dovrebbero essere trasparenti e motivate adeguatamente, anche in base ai destinatari e alla finalità del testo.

Per i nuovi concetti andrebbero previsti glossari e definizioni facilmente reperibili sia dai cittadini che da chi si occupa di comunicazione, a tutti i livelli (istituzionale, social ecc.), in modo da assicurare la coerenza che ora invece manca.

Altri dettagli in Coding e programmazione, un post che in questi mesi ha avuto migliaia di visualizzazioni da ricerche sul significato di coding, segno che non è ancora un concetto trasparente.  


Aggiornamento – Ho fatto l’esempio di coding anche in Le comunicazioni istituzionali e il rischio dell’inglese farlocco, un mio articolo per uno speciale del Portale Treccani sugli anglicismi.
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16 commenti su “Aggiornamenti su coding

  1. Luca Sommacal:

    Io mi definisco programmatore o sviluppatore in italiano e programmer o developer in inglese. Coder lo trovo riduttivo.

    Tutti sono potenzialmente capaci di scrivere codice ma per essere programmatori serve qualcosa in più, a mio avviso.

    Proprio per questo trovo che usare “coding” come sinonimo di corso di base di programmazione possa avere un certo senso. Ma non sono sicuro che sia questo che il MIUR intenda.

  2. Licia:

    @Luca, il tuo punto di vista è condiviso anche dai programmatori / sviluppatori che conosco io. Una spiegazione di coding nell’accezione usata dal MIUR si può ascoltare qui ed è “lo strumento ideale per sviluppare il pensiero computazionale”, quindi un’idea parecchio diversa dallo “scrivere codice” dell’inglese.

    Questo invece è il riferimento nel programma La buona scuola:

    Serve quindi un piano nazionale che consenta di introdurre il coding (la programmazione) nella scuola italiana. A partire dalla primaria vogliamo che  nei prossimi tre anni in ogni classe gli alunni imparino a risolvere problemi complessi applicando la logica del paradigma informatico anche attraverso modalità ludiche (gamification).


    Aggiungo anche che sia Apple che Microsoft partecipano all’Ora del Codice ma nei loro comunicati non appare mai la parola coding, solo programmazione .

    Un’ora di codice. Una vita di opportunità. Dal 7 al 13 dicembre è la Settimana dedicata all’Insegnamento dell’Informatica. Gli Apple Store sostengono il progetto Code.org con workshop ed eventi speciali per bambini dai 6 anni in su. Vieni a trovarci il 10 dicembre per il workshop gratuito “L’Ora del Codice”: un’introduzione di sessanta minuti al mondo della programmazione. Iscrivi i tuoi bambini a un workshop gratuito di programmazione all’Apple Store.

  3. ArgiaSbolenfi:

    La “gamification” del coding significherà scrivere programmi che eseguono un gioco?
    Oppure una modalità ludica di imparare a programmare (e un pretesto per inserire la parola gamification) 🙂 ?

  4. Licia:

    @ArgiaSbolenfi, gamification è uno di quei casi dove preferisco l’anglicismo. 😉
    Indica l’uso di meccanismi e dinamiche tipiche del gioco e in particolare dei videogiochi in contesti non ludici, ad es. nel marketing, nella gestione delle risorse umane e nella formazione (qualche altro dettaglio in Gamification e ludicizzazione). Bisognerebbe capire cosa intende il MIUR: se ad esempio indica imparare i rudimenti dell’informatica attraverso giochi come quelli disponibili per l’Ora del Codice, non si tratta di gamification ma di “uso di giochi”, e non si riesce ad evitare il sospetto che si tratti proprio di una scusa per usare la parola ad effetto…

  5. Marco:

    Bah, sono sempre più allibito. Mi rifiuto di usare coding/coder in italiano, quando esistono due termini appositi: programmazione/programmatore. Questo governo sta danneggiando ulteriormente la nostra lingua.

  6. Licia:

    @Marco, bisognerebbe chiedere a chi attribuisce un significato così particolare a coding di commentare questa vignetta di Geek&Poke:

    coding - Geek&Poke

  7. Massimo S.:

    Può darsi che in ambiente scolastico si sia scelto il temine ‘coding’ per timore di confusione e interferenze coi significati che tipicamente i termini ‘programma’ e ‘programmazione’ (usate da lungo tempo a scuola senza aggettivi specificativi) assumono nell’ambiente scolastico?

    Ad ogni modo anch’io a ‘coding’ preferirei senz’altro l’italiano ‘programmazione’ che in campo informatico è usato da lungo tempo e rende bene il complesso lavoro intellettuale alla base di tale attività.

    Infine, a proposito della resa di ‘gamification’ con ‘ludicizzazione’, pur condividendo alcune perplessità di Licia su tale resa, stante il significato ‘più leggero’ o ‘meno impegnativo’ che ‘ludico’ di solito assume(rebbe, fino a ora) nella nostra lingua rispetto a ‘game’ o allo stesso termine italiano ‘gioco’ (quest’ultimo è infatti usato anche in locuzioni ‘serie’ quali ad esempio ‘teoria dei giochi’), io auspico proprio l’utilizzo e l’affermazione del termine ‘ludicizzazione’, magari per un certo tempo ‘in coabitazione’ col termine inglese, in una prospettiva coerentemente ‘evolutiva’ della lingua italiana che sullo stimolo di altre lingue, trova ‘in sé’ i modi di formare coerentemente ‘in modo etimologicamente ineccepibile’, nuove parole anche arricchendo di ‘nuovi’ significati (o nuove sfumature di significato) i termini preesistenti, come del resto è successo, nell’inglese, per ‘game’, e nell’italiano stesso per ‘gioco’.

  8. Massimo S.:

    A ben riflettere, sempre a proposito della resa in italiano di ‘gamification’, valuterei, sempre con la necessaria prudenza, anche la possibilità di usare il termine ‘giochificazione’ che ‘a prima vista’ non mi sembra implausibile nella lingua italiana e avrebbe il vantaggio di evocare, come il termine ‘gioco’ o ‘game’ ambiti più variegati e complessi di concetti che non il termine ‘ludico’.
    Mi chiedo, anzi, come mai non sia stata questa la prima e naturale scelta ‘a ricalco’ e sia stato adottato il termine ‘ludicizzazione’.

    (Arrivato a questo punto, nella scrittura del post, sono stato colto da un dubbio e ho cercato ‘giochificazione’ su Google: ho visto così che tale termine è stato usato fin dal 2011, ad esempio dal Sole24Ore, per rendere in italiano il termine e il concetto di ‘gamification’)

    http://lucachittaro.nova100.ilsole24ore.com/2011/03/02/la-giochificazione-della-vita/

  9. Licia:

    @Massimo, sinteticamente: rifiuti gamification perché è una parola inglese, a me invece piace perché richiama esplicitamente i meccanismi e le dinamiche dei videogiochi, a differenza di ludicizzazione e “giochificazione”. Non dimentichiamo che nella didattica della scuola primaria da sempre si usano giochi, quindi sarebbe utile poter differenziare.

  10. Massimo S.:

    Pipa della pace: coesistenza pacifica dei due termini (dico ‘gamification’ e, a questo punto, ‘giochificazione’ piuttosto che ‘ludicizzazione’) e uso rigorosamente paritario degli stessi all’interno di uno scritto o di un discorso, sia pure, magari, col termine ‘gamification’ introdotto per primo nel discorso o nello scritto.

    Ma poi ciascuno rimane libero di utilizzare il termine che ritiene più idoneo, in funzione del suo retroterra culturale, del suo gusto e della sua sensibilità, oltre che della maggiore o minore esigenza di farsi comprendere dal suo uditorio con termini adatti allo scopo.

    (Personalmente, rimarrei affascinato e troverei irresistibili e pur abbastanza trasparenti campagne o programmi didattici in tema intitolati, che so, “Giochifichiamo la scuola primaria!”, “Giochifichiamo la geografia! o, in altro campo, “Giochifichiamo la politica!”)

    Infine, almeno da una certa età in poi, che va sempre più abbassandosi fin quasi a coincidere con l’età della scuola primaria, mi sembra di poter dire che “gioco” sia quasi diventato sinonimo di ‘videogioco’ o ‘gioco elettronico’, cioè di giochi che si giocano ormai solo col computer, la Playstation, il telefonino, un po’ come ‘telefono’ è ormai diventato sinonimo di ‘telefono cellulare’… per cui anche ‘giochificazione’ – meno, forse, ‘ludicizzazione’ – rimanderebbe altrettanto esplicitamente ai videogiochi, alla Playstation, ai giochi elettronici tout court, con la loro grafica accattivante, l’interattività, le loro regole più o meno complesse che comprendono livelli, premi, penalità, piuttosto che al gioco della moscacieca o a quelli coi soldatini di piombo o con le automobiline di metallo o plastica.

  11. Massimo S.:

    @Licia

    Se così deve essere, io in italiano utilizzerei soltanto ‘programmazione informatica’ invece di ‘coding’, per le ragioni che hai ben spiegato tu; e in italiano tradurrei senz’altro ‘gamification’ con ‘giochificazione'(non con ludicizzazione), per le ragioni che ho cercato di spiegare nei miei post.

    Ovviamente, in quest’ultimo caso, in mancanza di un’autorità linguistica che regolamenti la materia e mancando ancora, mi sembra, un uso consolidato e univoco in italiano di un termine rispetto agli altri, ovvero in caso d’insoddisfazione, in ipotesi, circa il termine pur eventualmente in via di affermazione a indicare il nuovo concetto, premetterei, al saggio o articolo scientifico che avessi intenzione di scrivere in italiano, in ipotesi, sul fenomeno della ‘gamification’, o al contratto che dovessi stipulare in italiano contenente tale concetto, una breve avvertenza o una premessa dove si spiega il concetto nuovo e quale termine (e perché) è stato scelto e verrà univocamente adoperato nel testo italiano per significarlo.

  12. Loris:

    Segnalo che le interviste sulle abilità di programmazione svolte per il reclutamento di personale in grosse aziende come Google vengono chiamate “coding interviews” (vedi ad esempio https://www.quora.com/What-are-some-of-the-questions-asked-in-google-interviews o il libro “Cracking the coding interview”).

    Un motivo che potrebbe portare a preferire “coding/codifica” a “programming/programmazione” è che sempre più spesso si deve scrivere codice che non è codice sorgente di un programma, bensì rappresentazione di dati (ad esempio XML, HTML, JSON, ecc.).

  13. Licia:

    @Loris, grazie per il riferimento. In questo caso però è tutto molto più basilare.

    Si trovano moltissimi esempi di cosa si intende con coding nel contesto della scuola italiana nel sito Programma il futuro, dove prevale comunque il termine programmazione o viene usata la locuzione scrivere codice, mentre coding viene usato raramente nelle lezioni vere e proprie.

    Esempio di cosa intendono con coding: Programmazione su carta a quadretti e molti video, tra cui questo:

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