Se non vola ma nuota è un DRONE?

La parola drone ha subito diverse evoluzioni, descritte in Dai fuchi ai droni. Nell’uso comune e informale più recente, registrato dai dizionari inglesi e italiani, la parola drone identifica qualsiasi “velivolo privo di pilota e comandato a distanza”. Potrebbe però essere necessario riconsiderare questa definizione. 

Ora infatti esistono anche i droni subacquei, in inglese underwater drones*.  Sono sommergibili in miniatura che possono essere utilizzati solo in acqua.

Immagini relative a “droni subacquei” ottenute con Google

Se si diffonderanno altri tipi di “drone” che non volano, le definizioni dei dizionari ed eventuali voci di database terminologici andranno aggiornate per tenere conto dell’ampliamento del concetto: da velivolo privo di pilota a un più generico veicolo privo di pilota. In questo caso lo spostamento nell’aria (volo) da caratteristica essenziale del concetto diventa distintiva.

Questo esempio ci ricorda anche che nelle risemantizzazioni l’etimologia o la metafora di origine spesso è irrilevante o comunque poco trasparente (drone, un insetto che si sposta nell’aria ma non nell’acqua) e che i nuovi significati si “sganciano” e si evolvono indipendentemente.

In italiano non mi è ancora capitato di vedere fuco usato come sinonimo di drone, ma non mi stupirei se qualche giornalista l’avesse fatto, vista l’abitudine ricorrente nei nostri media di “tradurre” alcuni anglicismi insostituibili per evitare la ripetizione: ne ho accennato in Solo nei giornali, cinguettii inclusi
.

* in inglese underwater drone è il nome “volgare” usato nel lessico comune; il termine tecnico è unmanned underwater vehicle (UUV).


Altri aspetti della parola drone:

Grafia e pronuncia degli anglicismi: drone (un insolito esempio di prestito adattato)
Dai fuchi ai droni (storia ed etimologia)
Risemantizzazione (meccanismi di attribuzione di nuovo significato)
dronie, selfie drone e flone (neologismi ed occasionalismi nati da drone)

5 commenti su “Se non vola ma nuota è un DRONE?”

  1. Luigi Muzii:

    Mi risulta che il Mir-2 che qualche anno fa scese sul fondo del Polo Nord fosse un batiscafo senza equipaggio. Più che di evoluzione parlerei di risemantizzazione. Segno dei tempi: quanti conoscono i batiscafi o sanno che lo Yellow Submarine ne era uno? Più facile estendere drone, pur ignorandone l’origine.

  2. Massimo S.:

    Fuco al posto di drone? …perché no?
    D’altra parte drone (che ai parlanti italiani suona essenzialmente parola arbitraria, senza particolari connotazioni di aria, di terra o di mare), pronunciata all’italiana, riscuote il mio più caloroso plauso (…a meno di pretenderne, anche nell’uso italiano, la pronuncia inglese… il che aprirebbe tutta una serie di questioni: ma come! Si “perdona” a Renzi la pronuncia “americana” di “Davide” di “Michelangelo”, in base alla constatazione che negli USA proprio così viene pronunciato il nome della statua e dell’artista italiani, e poi si vorrebbe che in Italia ‘drone’ venisse pronunciato all’americana?!) 😉

    Piuttosto noto come siano in regresso, in Italia, la parola robot e suoi derivati, in passato utilizzati proprio per indicare congegni similari (di terra, di mare o d’aria) comandati a distanza.
    Qualche tempo fa si sarebbe detto aereo robot, pesce robot, sottomarino robot e simili.

    Infine trovo i termini “cinguettio”, “cinguettare” e simili per indicare i commenti o le conversazioni su Twitter infinitamente più belli e poetici e congrui con la morfologia della lingua italiana che non tweet, twittare e simili…
    E chissà che la diffusione dei termini italiani, che richiamano pacifiche e melodiose chiacchierate, al posto di quelli inglesi, non possa scoraggiare i commenti più cattivi o inutilmente velenosi. 🙂

  3. fafner:

    È aneddotico, ma giurerei che in italiano si sia cominciato a parlare di droni prima di tutto in senso musicale, a proposito del minimalismo di La Monte Young (in inglese invece drone bass è un termine di lunga tradizione, che significa un basso di bordone). Da bambino conoscevo solo questo uso della parola, e le opere che leggevo erano vecchie, risalivano almeno alla fine degli anni Settanta.

    Ho uno Zingarelli del 2006 che dà solo la definizione di “bersaglio radiocomandato”, attestato dal 1987. L’idea del velivolo è più recente di quel che sembra.

  4. Licia:

    @Paolo, robocod è molto divertente (anche se si ispira al tonno e non al merluzzo).

    @Massimo, come sai ho una notevole insofferenza verso gli anglicismi superflui ma non sono contraria ai prestiti, anzi, penso che in alcuni contesti siano la soluzione più efficace: sia drone che tweet mi sembrano ottimi esempi, soprattutto drone che che nella sua pronuncia adattata è una parola che potrebbe essere nata in italiano. Non dimentichiamo inoltre che in inglese il nome drone è arbitrario, come riportato in Dai fuchi ai droni (era stato scelto “fuco” in associazione ad “ape”, ma “vespa”, “calabrone” o “coleottero” sarebbero state alternative altrettanto valide).

    @fafner anche nello Zingarelli 2015 rimane la stessa definizione, ma perlomeno la pronuncia è stata aggiornata (se si usa un PC si può verificare facendo doppio clic sulla parola). Nel  senso musicale non credo che drone faccia riferimento direttamente all’insetto ma al tipo di suono (cfr. verbo drone), di origine onomatopeica. A questo proposito, interessante l’etimologia di bordone: dal francese antico bourdon “calabrone” (!!), anche questo di origine onomatopeica.

I commenti sono chiusi.