Inside Out: emozioni, broccoli e localizzazione

Il film di animazione americano Inside Out ha come protagonisti una ragazzina e le sue cinque principali emozioni, Joy, Sadness, Fear, Anger e Disgust.

 disgusto per i broccoli in una scena del film Inside Out

L’apparizione di Disgust è scatenata dai broccoli, che nell’immaginario americano sono la verdura più schifosa che esista. In altre culture invece l’ortaggio è apprezzato, tanto che per la versione di Inside Out doppiata in giapponese* è stato fatto un intervento radicale di localizzazione: tutte le immagini di broccoli sono state sostituite con peperoni verdi, che ai bambini giapponesi fanno lo stesso effetto che hanno i broccoli sui bambini americani.

Genere delle emozioni

Nelle versioni doppiate di Inside Out nelle lingue neolatine si nota invece la mancata corrispondenza tra il genere di alcuni personaggi e il genere grammaticale dell’emozione dalla quale prendono il nome.

Inside Out emotions

In inglese Sadness, Joy e Disgust sono personaggi femminili, Fear e Anger maschili. Nella versione italiana si chiamano Tristezza, Gioia, Disgusto (M), Paura (F) e  Rabbia (F).  Anche in francese e spagnolo ci sono discrepanze simili.

Immagino che gli spettatori più giovani non ci facciano caso, ma in altri contesti il genere grammaticale può condizionare la risposta emotiva e la percezione dei personaggi, e quindi rendere più problematico l’uso a livello globale o un’eventuale traduzione: qualche dettaglio in Mascotte Expo 2015 e nomi internazionali.

Inside Out

locandina del film INSIDE OUT con lo slogan MEET THE LITTLE VOICES INSIDE YOUR HEADIl titolo del film è stato tradotto con Del revés in Spagna, Intensa-Mente in America latina, Vice-Versa in Francia e Divertida-Mente in Portogallo, mentre per il mercato italiano è stato mantenuto il titolo originale inglese, tendenza itanglese ormai prevalente.

Inside e out sono due parole riconoscibili anche da chi ha conoscenze solo di base dell’inglese, ma non credo che per i bambini italiani sia chiaro che il titolo del film fa riferimento a cosa succede dentro alla testa che viene portato “allo scoperto”, fuori. E forse non tutti sanno che inside out è anche una locuzione che significa a rovescio (con la parte interna all’esterno, come ad es. di indumento o lenti a contatto: put on inside out).

Altre due locuzioni simili a inside out, usate per esprimere altri sensi di a rovescio, sono upside down, in posizione capovolta (o sottosopra in senso figurato), e back to front, detto di un indumento indossato con il davanti dietro.  
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Vedi anche: Caramelle e broccoli per gli occhi (l’idiosincrasia americana per l’ortaggio nel neologismo eye broccoli) e Minions: la localizzazione di Villain-Con (nuovo post).


*  Dettagli sulla localizzazione giapponese in Pixar alters Inside Out’s visuals for Japanese release, removes broccoli.

immagini dalla versione americana (broccoli) e dalla versione giapponese (peperoni)
immagine: Screen Rant

Informazioni sulle versioni doppiate del film da Wikipedia.
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12 commenti su “Inside Out: emozioni, broccoli e localizzazione”

  1. Luigi Muzii:

    Cavolo! E gli spinaci di Braccio di Ferro?
    Ma anche i film di James Bond…

  2. skaiwoka:

    ho scoperto questo blog un po’ di tempo fa e apprezzo molto le analisi chiare e precise di molte problematiche linguistiche quando si utilizza a sproposito l’inglese: in alcuni ambiti lavorativi è ridicolo utilizzare termini inglesi quando esiste il corrispettivo italiano. in altri casi non ero d’accordo, per i termini tecnici: se tutto il mondo utilizza nei libri, sul web, nella comunicazione un termine inglese, perché dobbiamo fare come l’ultimo giapponese sull’isola deserta che crede che ci sia ancora la guerra?
    tornando al tema del post: non capisco la critica alla tendenza itanglese a proposito del titolo del film.
    gli adattatori italiani hanno una lunga storia di titoli inglesi trasformati in oscenità in italiano, roba da far accapponare la pelle ai cinefili.
    the shawshank redemption – le ali della libertà
    the fan – il mito
    gone girl – l’amore bugiardo
    the eternal sunshine of spotless mind – se mi lasci ti cancello
    the time traveler’s wife – un’amore all’improvviso
    being there – oltre il giardino

    o anche peggio, adattamenti di dialoghi che hanno distrutto la continuità dei film successivi:
    la famosa “guerra dei quoti” invece di “guerra dei cloni” di star wars del 77 (era una guerra di matematica tra quoti e quozienti?), dart fener invece che darth vader, R2D2 invece che C1P8.

    Sono del parere che nel cinema meno si traduca, più si usino i nomi originali, meglio è.
    Se poi i bambini (ed i genitori) non dovessero capire l’inglese, sarà un ottima spinta per farli studiare, visto che noi italiani siamo i pecoroni d’europa in quanto a conoscenza di una lingua straniera.

  3. Licia:

    @skaiwoka, è vero che parecchi titoli di film tradotti in italiano non hanno minimamente senso, però per film di cassetta, specialmente per quelli che non hanno molto spessore, non vedo l’opportunità di lasciare il titolo in inglese se sono doppiati in italiano (come Maleficent, anche se nella versione doppiata la protagonista è Malefica). Per altri spunti sull’argomento, avevo trovato interessante un breve articolo del Portale Treccani, Liscio, gassato o doppio? Il titolo dei film stranieri.

    A volte per apprezzare pienamente un titolo originale sono comunque richieste conoscenze molto avanzate, anche enciclopediche, ad es. The eternal sunshine of spotless mind non è inglese contemporaneo ma un verso di Alexander Pope e quindi non va interpretato letteralmente. Avrei preferito il titolo “doppio”: l’originale con la traduzione del verso come viene citato nel film, magari tra virgolette per far capire che si tratta di un verso (e nel manifesto del film forse anche in piccolo il nome del poeta). In ogni caso Se mi lasci ti cancello è abominevole!

    Sui nomi di personaggi di fantasia che nel passaggio dall’inglese all’italiano vengono “ritoccati” ma rimangono molto simili all’originale forse ti può interessare un vecchissimo post, Il tenente Colombo, Dart Fener e l’orso Yoghi (e commenti, con l’esempio del comandante Adama di Battlestar Galactica che in italiano è diventato Adamo).

    Anche sull’opportunità di preferire i prestiti in alcuni ambiti tecnici mi trovi d’accordo, vedi la distinzione tra lessico comune e lessico specialistico in L’invasione degli anglicismi: quello che non sopporto sono gli anglicismi superflui. 

  4. Mauro:

    @ Luigi Muzii

    Se mi avessero usato come consulente al posto di broccoli (o peperoni verdi) ci sarebbero proprio gli spinaci… unico alimento al mondo che proprio non mangio (e mangio anche tutti gli altri vegetali, non solo carne, pesce, frutta, ecc.) 🙂

  5. Luigi Muzii:

    @mauro & @licia
    Capperi, e io che credevo avreste colto il riferimento al produttore cinematografico. Credevo che Elzie Crisler Segar avesse usato gli spinaci ad arte (https://en.wikipedia.org/wiki/Popeye#Spinach).
    Chissà se la repulsione, l’avversione, la nausea, l’insofferenza per il broccolo, vegetale tipicamente italiano, non sia dovuto al fatto che si offrono spesso quasi crudi, ovvero se la loro sostituzione con i peperoni verdi non sia dovuta all’altro produttore (di manga).
    Per inciso, quella dei cavoli a merenda non sarà pubblicità occulta o indiretta al noto ristorante meneghino? Certo, magari lì sanno stare allo scherzo.

  6. Isa:

    @skaiwoka: «…gli adattatori italiani hanno una lunga storia di titoli inglesi trasformati in oscenità in italiano, roba da far accapponare la pelle ai cinefili». Gli adattatori però non c’entrano niente con i titoli dei film, decisi dalle distribuzioni, come i traduttori non c’entrano niente con i titoli dei libri, decisi dal marketing. Nel caso di Gone Girl, in particolare, il film è stato preceduto da un romanzo di successo: non intitolarlo allo stesso modo sarebbe stata una vera sciocchezza, dal punto di vista commerciale.

  7. Daniele:

    Alcune localizzazioni sono a mio parere inopportune. Ad esempio quando il padre pensa ad altro a seconda del paese la partita di hockey diventa una partita di calcio. Ma sembra una forzatura che il padre pensi al calcio quando fino a quel momento lo sport di famiglia e’ appunto l’hockey.

    Daniele

  8. Licia:

    @Daniele, non ho ancora visto il film. Se la localizzazione è stata solo parziale e non sono state fatte tutte le sostituzioni ma solo alcune, concordo che sarebbe stato meglio non intervenire perché probabilmente così si nota di più l’incongruenza che non il riferimento a uno sport che in alcuni paesi non è molto noto.

  9. mario:

    Beh, in “Perfidia” di Ellroy ricorre spesso “segreto di pulcinella” ovviamente un adattamento del traduttore (forse in originale “open secret”). Solo che nel libro non c’è alcuna nota su quale sia l’espressione originale. Certo è che nella Los Angeles degli anni ’40 (epoca in cui è ambientato il romanzo) non credo si usasse un’espressione tipicamente italiana 🙂

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