#hackschool, hackathon e H-ACK per il MIUR

Vi è chiaro questo tweet dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca?

H-ACK SCHOOL @ GEC2015 Il primo hackaton della scuola italiana Rimanda a un comunicato stampa intitolato H-ACK SCHOOL @ GEC2015 che vi invito a leggere, soprattutto se non conoscete già il concetto di hackathon.

Sarei infatti curiosa di sapere se anche per voi il testo è un esempio di maledizione della conoscenza (è l’incapacità dell’autore di un testo di immaginare che gli altri non sanno ciò che gli è noto).

Intanto provo a chiarire il significato di hackathon, H-ACK e hackschool.

Hack e thon in hackathon

Al di fuori di alcuni ambiti specifici, non credo che il concetto di hackathon sia molto noto in italiano. È un evento che può durare più giorni e a cui partecipano numerose persone con competenze diverse per realizzare un progetto informatico collaborativo. La parola è formata da hack con l’elemento formativo –athon.

Qui hack non vuol dire “[ottenere] accesso non autorizzato” (cfr. hacking e hackeraggio) ma invece “programmare velocemente, in modo poco raffinato ma efficace” (verbo) o “pezzo di codice che risolve rapidamente un problema, anche se in modo grossolano” (sostantivo), cfr. “accrocchio” e kluge ma anche il significato più generico di “soluzione raffazzonata ma efficace” con cui hack viene usato sempre più spesso in contesti non informatici (→ life hack).

L’elemento formativo -(a)thon, da marathon, in inglese è un cosiddetto libfix. Conferisce il senso figurato di “maratona” per descrivere un’attività o un evento che ha una durata di tempo prolungata oppure viene svolto su larga scala per raggiungere uno scopo preciso, di solito una raccolta fondi a scopo benefico. Esempi tipici sono telethon (da tele, fatto a distanza), readathon (maratona di lettura), danceathon (di danza), swimathon (di nuoto). 

Un nuovo significato “italiano” per hackathon?

Pare però che questa iniziativa non preveda alcuna programmazione (coding!) ma sia una “gara di idee” che ha a che fare con l’imprenditorialità, quindi sembrerebbe che ad hackathon sia stato attribuito un significato diverso da quello che ha in inglese.

Nel sito del MIUR non si trova nessuna definizione di hackathon, ma nell’unica altra occorrenza il concetto viene identificato come “sessione dedicata all’analisi, elaborazione, valutazione di dati afferenti attività pubbliche”, che sembra confermare l’ipotesi di nuova accezione Italiana (oppure fraintendimento del concetto).

H-ACK

A questo punto mi sono domandata come dovesse essere interpretato (e letto) H-ACK, visto che in inglese la parola ack è usata solo come onomatopea e non ha alcun significato. Il comunicato stampa indica solo che H-ACK è un format ideato da H-FARM, una società trevigiana. La loro pagina Cos’è H-ACK però non chiarisce l’interpretazione del nome, così li ho contattati via Twitter.

Molto gentili, mi hanno spiegato che “la H si rifà al nome di H-FARM ed altri termini relativi alla nostra realtà in cui la H sta per Human. Si pronuncia "ak"”. Ho chiesto se fosse un nome inglese pensato per italiani e mi hanno risposto che “si tratta di giochi linguistici diffusi nelle tecniche di naming (es.: House > Houzz // Hack > H-ACK)”, cioè esempi di Grafia aberrante.

Non sono convinta che in inglese il gioco sia riuscito e sospetto invece inglese farlocco, rivolto esclusivamente ad italiani che non si pongono problemi di interpretazione: H-ACK = hack, stessa pronuncia senza h. Vorrei però il parere di qualche madrelingua, perché a me “ack” fa pensare solo a questo: 

#hackschool

Rimane da spiegare l’hashtag #hackschool, ma temo sia un altro esempio di inglese farlocco e non so se hackschool o H-ACK SCHOOL vada interpretato come “scuola di hacking”, “hack(ing) per la scuola” o cos’altro (in inglese l’hashtag #hackschool pare essere associato all’istruzione domiciliare). Anche se altrettanto oscuro per la maggioranza degli italiani, sarebbe più logico #schoolhacks nel senso di hacks for school, idee e soluzioni non ortodosse ma efficaci per la scuola.

Se a queste parole aggiungiamo digital, design di soluzioni (anziché progettazione), mismatching, mentor, @ (“at”) per indicare il luogo e altri esempi di itanglese, direi che una certezza c’è: chi ha scritto il comunicato del MIUR ignora Dillo in italiano, la petizione in favore di un uso più accorto della lingua italiana da parte di chi ha ruoli e responsabilità pubbliche.
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Vedi anche: La buona scuola, tra anglicismi e sillabazioni  e (nuovo) Da hack, hacking, hacked… a lifehack per altri significati di hack in inglese.

7 commenti su “#hackschool, hackathon e H-ACK per il MIUR”

  1. hronir:

    In ambito data-network, ACK rappresenta spesso un’abbreviazione di acknowledge, riferito alla notifica di ricezione (di un pacchetto). Per questo davanti alla scrittura H-ACK a me veniva da leggere “eic-ach”…

  2. Licia:

    @hronir e @Danilo, ottimi esempi: nella valutazione dei nomi vanno sempre considerate le possibili associazioni che potrebbero avere.


    Intanto ho notato che il comunicato è stato rilanciato da molti che non si sono accorti del refuso *hackaton (senza la seconda h), forse un’ulteriore prova che il concetto di hackathon non è molto familiare e proprio per questo andrebbe spiegato.

  3. Carla Crivello:

    Ci sono almeno due precedenti hackathon istituzionali. Quello dell’Università di Torino “hackunito.it” (2014), un “meta-hackathon non rivolto solo ad informatici”, e “L’Hackathon Code4Italy@Montecitorio 2014” della Camera dei deputati. E, cercando in rete, si scopre che anche in Italia sta emergendo la figura di organizzatore di hackathon.

  4. Licia:

    Grazie Carla, se continuerà a diffondersi troveremo presto hackathon nelle nuove edizioni dei dizionari di italiano, intanto però credo che le istituzioni che usano il termine dovrebbero spiegare di cosa si tratta, se non altro per rispetto nei confronti dei loro interlocutori, i cittadini.

  5. Licia:

    Nonostante le segnalazioni, il MIUR continua a ripetere l’errore. Da YouTube:

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