Tendenze: gli anglicismi doppioni

Dillo in italiano!In pochi giorni ha già raccolto più di 40000 firme la petizione Un intervento per la lingua italiana, promossa da Annamaria Testa per invitare il governo, le amministrazioni pubbliche, i media e le imprese ad esprimersi evitando inutili anglicismi.

Fa piacere vedere che un’iniziativa che promuove un uso più consapevole della lingua stia ricevendo così tanta attenzione, che però mi auguro venga non solo da chi studia o subisce il famigerato itanglese, ma anche da chi ce lo impone quotidianamente.

Latino freccia282 inglese freccia282[4] italiano itanglese

Si discuterà di questi temi a Firenze il 23 e 24 febbraio al convegno La lingua italiana e le lingue romanze di fronte agli anglicismi (partecipazione libera).

Chissà se sarà analizzato anche un fenomeno italiano abbastanza recente. Riguarda nuovi concetti che in inglese vengono denominati per risemantizzazione di una parola di origine latina: anche se in italiano esiste una parola equivalente o simile, sempre più spesso si privilegia il prestito non integrato al calco semantico. È un’inversione di tendenza rispetto a qualche decennio fa e ad altre lingue romanze.

Esempi: gli anglicismi social (aggettivo), community, authority, format (TV), congestion, benefit (aziende), sentiment, vision, mission, evangelist, mentor, focus, ambassador (Expo 2015) sono stati preferiti al conferimento di nuove accezioni a sociale, comunità, autorità, formato, congestione, beneficio, sentimento, visione, missione, evangelista, mentore, punto focale o fuoco, ambasciatore. Continuano invece a coesistere mobile (pronunciato “mobail”) e mobile e, seppure con connotazioni diverse, austerity e austerità.

Anglicismi doppioni

Non sono riuscita a scoprire se questa tendenza nella formazione di neologismi abbia un nome e così, per il momento, ho deciso di usare “anglicismo doppione” perché si tratta di un meccanismo che crea nuovi allotropi (parole di una lingua che hanno la stessa etimologia ma sfumature stilistiche oppure significati diversi).

Perché questa preferenza per i prestiti? Come già detto in Ancora itanglese, credo entrino in gioco vari fattori, tra cui conoscenze linguistiche insufficienti e quindi percezioni soggettive che, a torto, fanno ritenere più precise le parole inglesi. Penso contino anche le differenze di registro: alcune parole inglesi hanno un equivalente in parole italiane a cui associamo connotazioni stilistiche o valenze che ce le fanno percepire come non adeguate per il livello o le finalità della comunicazione. I forestierismi invece non ci appartengono e inizialmente li avvertiamo come parole neutre, quindi possiamo “ridefinirli” caricandoli solo del significato che ci serve.

#Dilloinitaliano

Chi segue il blog conosce già il mio punto di vista sui prestiti, descritto in L’invasione degli anglicismi: rifiuto le visioni catastrofiste sulla lingua italiana e ritengo vada sempre fatta una distinzione tra forestierismi insostituibili, utili e superflui, e tra lessico comune e lessico specialistico.

Inoltre, come ho accennato in Anglicismi: un piccolo esperimento, per capire l’impatto effettivo sulla nostra lingua e per sensibilizzare non solo chi fa abuso di itanglese ma soprattutto chi è in grado di influenzare l’introduzione dei neologismi, penso sarebbe utile un raffronto tra numero e frequenza degli anglicismi superflui usati attivamente dai parlanti (milanesi esclusi!) e quelli invece a cui siamo esposti passivamente ogni giorno.

Con queste premesse, ho accettato molto volentieri l’invito di parlarne e discuterne in rete con l’hashtag #dilloinitaliano, che userò per segnalare anglicismi superflui.


Nuovo post: Anglicismi, che passione!? (2018)


4 commenti su “Tendenze: gli anglicismi doppioni”

  1. Alessandro:

    Ciao Licia,
    Ti ritrovo casualmente passando per Feisbuk a scrivere cose interessantissime….sentiamoci in privato hai la mia mail, un saluto sempre da Bruxelles

  2. Gabriele:

    Ciao Licia,
    a proposito di anglicismi, nel programma radiofonico “Essere e avere”, in onda su Radio 24 questa domenica, una rubrica è stata introdotta con il titolo: “Focus ai trend”.
    Come non essere d’accordo. Non avrei mai ascoltato una rubrica “attenzione alle tendenze”: è molto meno “cool”. 🙂

  3. Licia:

    @Gabriele 😀

    Se qualcuno vuole fare una raccolta di anglicismi superflui, in questi giorni c’è un modo facilissimo e molto produttivo: basta seguire i tweet di @SMWmilan o con #SMWMilan. Qualche esempio: in fase di backstage, la metodologia del design thinking, in sala è in play il video, atmosfere dreamy e bassline incalzanti, un po’ di behind the scenes, creare engagement con gli utenti, un magazine digitale per ingaggiare (sic) i visitatori, si vive profondamente il realtime, l’app mobile è l’ officialguide, il virtual tour

    Invece a proposito di focus, ho pubblicato due anni fa focus ≠ focus e da allora il post ha ricevuto circa 5400 visualizzazioni, la maggior parte da chi fa ricerche sul significato: una conferma che non è una parola molto trasparente.

  4. Manolo:

    Riguardo a tutto ciò, il premier ha convocato il ministro del welfare per un summit durante il weekend.
    Nel ordine del giorno la nomination dei candidati a leader del authority sulla privacy.

    In linea con le politiche di austerity, chi assisterà al meeting dovrà indossare jeans trendy o comunque un look cool.
    il target è sviluppare dei magazine digitali per ingaggiare i visitanti e un app mobile che permetta un virtual tour real time.

    Per più informazioni fare download del attachment e condividere sui social del web.

    🙂 scusate il mio italiano…. sono spagnolo

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