Icone e nativi digitali
Avevo usato l’esempio dell’icona del comando Salva in Oggetti, concetti e segni nelle interfacce per sottolineare che i simboli grafici sono spesso convenzioni arbitrarie legate alla cultura, alla lingua, al periodo e ad altri fattori:
«Un esempio noto è , un simbolo “descrittivo” che in origine era facilmente associabile al dischetto su cui si salvavano i dati, ma che è diventato astratto per le generazioni che non hanno mai visto un floppy (c’è chi pensa sia un televisore o una lavastoviglie o chissà cos’altro). È però così diffuso e, una volta imparato, facilmente identificabile come simbolo del comando Salva, che sarebbe controproducente cercare di sostituirlo.»
Tag: internazionalizzazione, simboli
Pubblicato il giorno 20 gennaio 2015 alle 09:00 e archiviato in software.
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20 gennaio 2015 14:24
Andrea:
Su Linux il simbolo del floppy per indicare ‘salva’ è stato quasi ovunque (dipende molto dall’interfaccia usata) sostituito.
Generalmente da un icona che rappresenta un documento o un hard-disk e una freccia verso il basso.
20 gennaio 2015 15:29
Mauro:
Mamma mia come mi fai sentire vecchio!!! Io ricordo persino i floppy precedenti, quelli più grandi e flessibili…
22 gennaio 2015 00:20
Elio:
@Mauro, immagino tu faccia riferimento a quelli da 8 pollici! 😉
27 gennaio 2015 22:34
Licia:
Non ho familiarità con l’ambiente Linux, molto interessante il dettaglio dell’icona perché evidenzia le diverse possibili scelte non solo terminologiche ma anche di simboli per chi sviluppa software: adottare soluzioni già note agli utenti, facilitando l’apprendimento del nuovo prodotto, oppure scegliere qualcosa di diverso che renda il prodotto più distintivo ma con un potenziale impatto negativo sulla cosiddetta curva di apprendimento.