Perché anche le donne dicono “Pronto”?

Un dettaglio da How to answer the phone in different languages, illustrato da J. Chapman:

danese: Det’ + nome , francese: Allô ? , indonesiano: Halo? , inglese: Hello? , italiano: Pronto? , norvegese: Hallo , olandese: Met + nome , polacco: Tak, słucham? , portoghese: Alô? , russo: Алло? , spagnolo: ¿Diga? , svedese: Hallå? , tedesco: Hallo? , turco: Alo?

In varie lingue si risponde al telefono con un prestito adattato dell’inglese hello. È però poco noto che in origine hello non era un saluto ma un’interiezione, poco frequente, usata per esprimere sorpresa o per attirare l’attenzione (simile a ehi in italiano). Bell, l’inventore* del telefono, preferiva invece Hoy, variante dell’esclamazione marinaresca ahoy, ma hello si è affermato perché meno confondibile con altre parole.

L’insolito pronto italiano

Non prende invece ispirazione dall’inglese l’italiano pronto. L’origine non è chiara ma ci sono alcune ipotesi, ad esempio potrebbe risalire ai primi tempi della telefonia, quando tutti i collegamenti venivano fatti attraverso un operatore, che diceva pronto per avvertire che si poteva iniziare a parlare. In alternativa, potrebbe derivare dall’installazione delle prime linee telefoniche in contesti militari: chi terminava l’operazione lo comunicava dicendo pronto (“sono pronto a stabilire la comunicazione”) e questo spiegherebbe anche perché tuttora pronunciamo la parola con un tono brusco.

In mancanza di una spiegazione certa, c’è da domandarsi come mai le donne rispondano dicendo pronto e non pronta. È un palese uso sessista della lingua, che insinua che la tecnologia sia prerogativa esclusiva degli uomini: sono stupita che chi si batte per il maschile delle professioni non abbia ancora affrontato questa discriminazione!!!

Sto scherzando, ovviamente, ma è uno spunto per ricordare che genere grammaticale e genere naturale non sono la stessa cosa, e che le parole si evolvono e acquisiscono nuove accezioni, non sempre riconducibili al significato originario: il pronto che diciamo al telefono ormai è esclusivamente un’interiezione che ha perso ogni associazione con  “preparato, predisposto” o con l’etimo latino promptus, “portato fuori”.

Va anche notato che con la telefonia mobile si ricorre sempre meno alla risposta pronto: se dal nome o numero sul display sappiamo in anticipo chi ci sta chiamando, possiamo salutare subito nel modo più appropriato senza dover ricorrere a una formula convenzionale in attesa di scoprire chi è l’interlocutore.

* Chi ha inventato il telefono? Dipende dal paese: Telefoni, enciclopedie e localizzazione

10 commenti su “Perché anche le donne dicono “Pronto”?”

  1. Wilson:

    Ho sempre pensato che “pronto” si riferisse all’apparecchio telefonico

  2. lucac:

    Ad allontanarsi ancora di più dal significato originario della parola “Pronto” è l’intonazione interrogativa che spesso si usa nel rispondere al telefono. Questa (almeno per quel che mi riguarda) è ancora più marcata da quando il telefono identifica il chiamante. Se questo è conosciuto la risposta è uno squillante “Pronto!”, mentre se è sconosciuto si domanda chi è con un “Pronto?”.
    Se poi addirittura il chiamante nasconde il numero, il tono è ancora più interrogativo e irritato e il “Pronto???” si traduce in un “E tu che ti nascondi, chi diavolo saresti?”.
    Cosa non si riesce a fare con una parolina di due sillabe…

  3. mav:

    Ho vissuto in Spagna, e ogni tanto, sovrappensiero, mi capitava di rispondere al telefono dicendo “Pronto?” o addirittura “Pronto!” in tono perentorio.

    In spagnolo “pronto!” vuol dire “presto!”, e quindi c’era qualche interlocutore che rimaneva basito, e qualche altro che iniziava a farfugliare velocemente “ehm… sì, sono tizio, volevo parlare con x, ma altrimenti chiamo più tardi..”.

    Per dovere di cronaca bisogna dire che “pronto” (ES) viene usato in frasi come “devo alzarmi presto” o “torniamo a casa presto”, mentre gli spagnoli come esortazione tendono ad usare “rapido”, che potremmo tradurre come: veloce!, presto! o anche sbrigati! o muoviti!

    Quindi anche come esortazione doveva suonare parecchio strana, ma d’altronde chiamando a casa di stranieri ce lo si può aspettare, chissà quante cose strane dicevamo alle loro orecchie.

  4. .mau.:

    se il “pronto” fosse usato come affermazione (“pronto.” oppure “pronto!”) effettivamente mi aspetterei un femminile. Però in genere lo si pensa come una domanda, e visto che l’interlocutore è di sesso ignoto direi che il maschile si può usare. Poi la presidenta Boldrini magari dirà “Pronta o pronto”…

  5. Isa:

    Già tre commenti interessanti, per cui mi corre l’obbligo di scriverne uno scemo per non rendere il blog troppo snob 🙂
    Questo post mi ha ricordato quanto segue: imparai durante le innumerevoli messe della mia infanzia a recitare la formula “Oh Signore, non sono degno di partecipare alla Tua mensa, ma di’ soltanto una parola e io sarò salvato” esattamente così, a memoria, come per ogni altra parte della liturgia. Solo intorno agli anni delle scuole medie mi resi conto di declinare al maschile, e prima di smettere del tutto di frequentare chiese cominciai a dire “degna” e “salvata”. Risultato: sguardi di stupore e riprovazione. Le formule magiche per funzionare non possono essere alterate, e il telefono rimane abbastanza una magia, no? 🙂

  6. Mauro:

    Cara Licia, in questo caso il discorso “sessista” è decisamente fuori luogo.
    La parola “pronto” viene da “il collegamento è pronto”. E collegamento è maschile chiunque sia a rispondere.
    Comunque, per evitare problemi basta rispondere come faccio io: dico “chi rompe?” invece che “pronto” 🙂

  7. Luca:

    Mi sono spesso chiesto perché gli uomini che accompagnano i turisti non abbiano diritto di essere chiamati “guidi”.

    L’avvocata
    La ministra
    Il guido

    Non vi pare?

    Ciao

  8. Marco:

    Ricordo che alla fine degli anni ’60 / inizio anni ’70 si soleva rispondere “Pronto, chi parla?” oppure “Pronto, casa X” (in cui X era il cognome di chi rispondeva).

  9. Elio:

    Agli amici: “Pronti!!”
    Colleghi a cui normalmente do del tu: “Dica!”
    Numeri sconosciuti: “Siii?” con intonazione estremamente bassa; utile perché spiazza l’interlocutore.

  10. Licia:

    Grazie per gli esempi divertenti e i commenti molto interessanti, che evidenziano aspetti non solo diacronici ma anche diamesici (la variazione linguistica a seconda del mezzo o canale usato): le formule rituali e le parole tipiche della conversazione telefonica sono cambiate e cambiano non solo se il mezzo è il telefono fisso o mobile (cfr. Variazione diamesica) ma soprattutto se si sa in anticipo chi sta chiamando.

    Non sono su Facebook ma mi sono stati riportati alcuni commenti di chi ha condiviso o commentato questo post. A quanto pare la domanda su pronta è stata interpretata letteralmente da più persone. Ne approfitto per ribadire che stavo scherzando: in genere grammaticale e genere naturale ci sono vari esempi che sottolineano che il genere grammaticale è una convenzione e la morfologia non è sessista (chi segue il blog da un po’ sa sicuramente come la penso sull’imposizione forzata del genere femminile per i nomi delle professioni ;-)).

    C’è anche chi a voce mi ha fatto notare che l’inventore del telefono non è Bell ma Meucci e che il Congresso degli Stati Uniti l’ha sancito con una risoluzione, ma è una questione culturale: dettagli in Telefoni, enciclopedie e localizzazione, con una nota sull’evoluzione delle parole phone e telefono.  

    Infine, per sorridere due vignette con aspetti lessicali legati alle telefonate: Danza, simultaneità e impasse telefoniche e Telefonate figurate.

I commenti sono chiusi.