Il “canguro”, in politica almeno dal 1911

Una parola ricorrente nelle cronache politiche del 30 aprile 2014 è canguro, una prassi parlamentare che, stando a quello che spiegano i media, consente di raggruppare gli emendamenti uguali o analoghi per farli annullare (oppure approvare) in blocco e quindi procedere più speditamente, come indicato nell’articolo 85 del regolamento della Camera.

La metafora del canguro può sembrare insolita: è un animale a cui associamo il procedere a balzi, che però non implica raggiungere una meta più velocemente. Diventa più chiara se si risale alla sua origine, che non è italiana ma inglese.

Kangaroo closure è una prassi attestata nel parlamento britannico dall’inizio del secolo scorso. Non ha lo stesso significato che le viene attribuito in italiano: indica la sospensione del dibattito per procedere al voto (closure) ottenuta escludendo alcuni emendamenti, che quindi vengono saltati.

Ho cercato una definizione di canguro nei siti del governo italiano. Non l’ho trovata ma ho scoperto alcuni riferimenti nel resoconto di una seduta della Camera dei comuni della Gran Bretagna in una Gazzetta Ufficiale del 1911:

esempi dalla Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia del 12 aprile 1911: […] malgrado il cosiddetto salto del canguro, salto che fece passare sotto silenzio circa 89 emendamenti […]  sono da aspettarsi grandi applicazioni del sistema del canguro.

Da canguro intanto sono già stati fatti derivare gli aggettivi cangurabile e cangurato, il verbo cangurare e il sostantivo cangurazione.


Aggiornamenti – All’elenco dei neologismi va ora aggiunto anche supercanguro (gennaio 2015 e poi febbraio 2016 per il ddl Cirinnà sulle unioni civili) e mini-canguro (ottobre 2015).

Nel sito del Senato ora si può trovare questa spiegazione:

  La cosiddetta "regola del canguro" (cosiddetta poiché si tratta di una espressione ricorrente in questi giorni nel lessico parlamentare e giornalistico ma non è mai utilizzata in nessun testo regolamentare) è stata spiegata in Aula, nel corso della seduta pomeridiana di mercoledì 23 luglio, con queste parole: «Votazione delle parti comuni degli emendamenti con conseguente effetto preclusivo sugli emendamenti successivi in caso di reiezione».

Vedi anche: Metafore politiche: da ghigliottina a tagliola