Redemption bollone

immagine dello scontrino Ipercoop: REDEMPTION BOLLONE SC30%   DISP. 2    UTIL. 2    SALDO 0Su uno scontrino di un supermercato Coop ho notato la voce REDEMPTION BOLLONE, che fa riferimento a buoni sconto (bolloni) ottenuti e utilizzati o utilizzabili entro una certa data.

Nel marketing il termine redemption può significare:
1 – L’utilizzo di un buono sconto, di un coupon, di una raccolta di bollini o di strumenti simili per ottenere uno sconto, un omaggio o altri vantaggi.
2 – Il risultato di un’operazione promozionale, ad es. il rapporto tra i buoni sconto utilizzati e quelli distribuiti.

Lessico specializzato e generico

Il significato della voce sullo scontrino si può intuire, ma penso che in questo caso il supermercato avrebbe mostrato maggiore attenzione al cliente rinunciando al termine redemption (lessico specializzato di un ambito specifico, il marketing) a favore di lessico generico, ad es. parole descrittive come promozione bolloni o riepilogo bolloni.

Terminologia orientata all’utente

Può darsi che pochi leggano gli scontrini e debbano interpretare il termine, ma mi sembra comunque un esempio utile per sottolineare l’importanza delle scelte terminologiche in base all’utente finale, che devono prendere in considerazione conoscenze, competenze ed esigenze dell’utente, contesto d’uso del termine, e visibilità e rilevanza delle informazioni.

Altri esempi in Effetto mouseover: la "serrandina" e Usare sempre il flussometro!

5 commenti su “Redemption bollone”

  1. Marco:

    Se c’è una cosa che mi infastidisce ancora di più dell’uso “smodato” dell’inglese è l’uso dell’inglese con ortografia assurdamente adattata alla pronuncia italiana…
    Ad es. mi sono trovato a dover assumere questo farmaco, e quando ho visto il nome sulla confezione (Medinait) mi è venuto voglia di buttarlo dalla finestra 😉
    http://www.vicks.it/prodotti/vicks-medi-nait/

    Un altro è il classico Rio Mare con confezione “ISY-PIL”. Anzi, questo è ancora peggio perché simulano anche la grafia inglese, ma dai!…

  2. Licia:

    @Marco, ISY-PIL è davvero allucinante! E anche a me i farmaci con questo tipo di nome non convincono affatto, ad es. so che c’è un farmaco per l’ipertensione che si chiama Lopresor.

    Un altro marchionimo, di tutt’altro genere, ma che mi ha sempre fatto uno strano effetto è Cillit Bang perché la prima parola si pronuncia come è scritta, la seconda invece all’inglese. Ho già fatto questo esempio in un commento a Il tenente Colombo, Dart Fener e l’orso Yoghi, sull’assimilazione grafica dei nomi di personaggi di fantasia, un post di qualche anno fa che però si ricollega anche a quello di oggi, sulla scelta di nomi internazionali

  3. Marco:

    Grazie Licia.
    Altro caso interessante è quello dell’anticalcare per lavatrici Calfort/Calgon.
    Fino a poco tempo fa in Italia si chiamava Calfort (mentre all’estero è sempre stato Calgon), dato che Calgon aveva una brutta assonanza.
    Ma da un po’ di tempo a questa parte il Calgon è stato sdoganato anche in Italia, forse per uniformarsi al resto del mondo.

  4. Elio:

    ma anche nei paesi anglosassoni si fanno simili “giochi di parole”: un esempio fra i tanti è il produttore di adesivi Loctite (“lock tight”).

  5. Licia:

    @Marco, @Elio, grazie per gli esempi.

    Per rimanere in tema detersivi per la casa, Anitra WC è diventata Duck Anitra qualche anno fa e ora è solo Duck. Effetti della globalizzazione, che richiede lo stesso nome in tutti i paesi, o maggiore familiarità dei consumatori italiani con i nomi stranieri?

I commenti sono chiusi.