La proposta è shock o choc?

risultati ricerca Google nell'ultima settimana: proposta shock 32100 risultati, proposta choc 36200Di solito non faccio troppo caso ai proclami dei politici ma stavolta non ho potuto fare a meno di notare una peculiarità linguistica nella descrizione della proposta di Berlusconi di restituire l’IMU in caso di vittoria: è riapparsa la forma francese choc. In questo contesto sembra addirittura prevalere su quella inglese shock (tra i media, ad esempio, il Corriere della Sera e la Stampa privilegiano proposta choc e anche in Twitter sembra piacere di più  #propostachoc).

Sono sorpresa perché choc è una grafia che pensavo ormai desueta, impressione confermata dai dizionari: il Devoto Oli la descrive come “disusata” e il Vocabolario Treccani come “usata raramente”; lo Zingarelli e il Sabatini Coletti rimandano direttamente a shock.

Abituata all’invasione dagli anglicismi, sarei curiosa di sapere a cos’è dovuto questo ritorno al francese. Forse, considerata l’età di Berlusconi e il tipo di proposta, viene ritenuta più adatta una parola démodée?


Aggiornamento marzo 2015 – L’Accademia della Crusca ha pubblicato una consulenza sulla resa grafica "incerta" tra choc o shock. Prevede l’affermarsi definitivo di shock ma nei media registra la resistenza di choc in funzione aggettivale, probabilmente perché “più congeniale alla costruzione nominale tipica del lessico giornalistico (denuncia choc, frasi choc, decisione choc, terapia choc)”.

12 commenti su “La proposta è shock o choc?”

  1. Stefano:

    Un po’ quello, un po’ forse il fatto che Berlusconi non sa una parola di inglese ma mastichicchia il francese decorosamente. Gliela si rende comprensibile 🙂

  2. Francesco:

    Mah… per me è solo voglia di non farla sembrare troppo un’affermazione sciocc(a) (dai, non si poteva non dirla questa!!) 😀

  3. .mau.

    scusate se non parlo di Silvio… però io devo essere desueto, perché ho sempre usato choc (e l’adattamento italiano scioccante)

  4. Licia:

    @Stefano, ma come, se anche Bush gli aveva fatto i complimenti per il suo inglese! 😉

    @Suom(I)taly, grazie. Curiosi quel picco di shock negli anni ’50 e la presenza della parola anche in libri pubblicati durante il periodo fascista, quando era proibito usare forestierismi.

    @Mauro e Francesco, 😀

    @.mau., entrambe le forme sono accettabili, l’importante è usarne solo una e invece ho notato che in alcuni media italiani appaiono entrambe le grafie nello stesso articolo: una mancanza di coerenza che a me comunica sciatteria.

  5. Marco2:

    Di solito sono un sostenitore del Devoto Oli, ma quel “disusata” suona proprio male…

  6. chiarapetrucci:

    Sospetto che dipenda dal fatto che la grafia francese è più semplice di quella inglese:quante “c”?, quante “h” e dove?

  7. Licia:

    @Nautilus, esempio che illustra molto bene il concetto di culturomics: provando non solo con le tue varianti ma anche con elettroshock ed elettrochoc si nota un picco attorno agli anni ’50 del secolo scorso, mentre nei decenni successivi, quando per fortuna questo tipo di “terapia” è stato abbandonato, è crollato l’uso dei termini corrispondenti.

  8. Nautilus:

    Grazie per i riferimenti. Spero di non inquietare nessuno se dico che, contrariamente a quanto pensano in molti, l’elettroshock (1) è un’invenzione nostrana (Ugo Cerletti) e non statunitense, (2) è praticato ancora oggi con – a quanto pare – risultati migliori di quel che si possa credere.

  9. Elio:

    mmmhhh…
    ho conosciuto una persona che ha subito svariati elettroshock e ti posso garantire che purtroppo l’effetto non è stato positivo.
    Forse erano altri tempi, ma non mi fido troppo della tua seconda affermazione!

I commenti sono chiusi.