Paradisi fiscali e parole nate per sbaglio

Nel lessico italiano e di altre lingue si trovano non solo falsi amici e pseudoprestiti ma anche parole nate per sbaglio: un esempio in italiano è acne, che deriva dalla trascrizione latina errata della forma greca akm  (punta, apice) in un codice medico del VI secolo*.

Anche la locuzione paradiso fiscale è nata da un errore, in questo caso di traduzione dell’inglese tax haven, dovuta alla confusione tra haven (“porto sicuro” e quindi “rifugio”) e heaven (paradiso). È quindi una coincidenza insolita che lo stesso “sbaglio” appaia in molte altre lingue europee, non solo neolatine, come mostra la tabella di TermCoord, che oggi ha scelto tax haven come termine della settimana.

Ho anche notato che IATE, il database terminologico dell’Unione europea, pare indicare che in inglese i termini tax haven e fiscal paradise siano equivalenti. Una ricerca in libri in inglese con Ngram Viewer conferma invece che fiscal paradise è raramente usato:

grafico che confronta la frequenza di tax haven e di fiscal paradise

Immagino che fiscal paradise sia un esempio di Euro-English. La fonte citata nella scheda IATE a supporto del termine, OPM Corporation, è una società specializzata in tax havens and offshore banking che spiega che in inglese il concetto di “paradiso” non è significativo: What is a tax haven? The Anglo-Saxons have painted it very well with “tax-haven”, or rather, a tax shelter or port. The translation “tax heaven” (or fiscal paradise) is incorrect, because it has no meaning in English. Si può quindi supporre che la locuzione fiscal paradise sia stata citata in alcune pagine solo per “catturare” le ricerche di persone non di madrelingua che ricorrono a traduzioni letterali.

I database terminologici come IATE sono risorse utilissime ma a volte potrebbe essere opportuno fare alcune verifiche aggiuntive se consultati al di fuori delle organizzazioni che li hanno realizzati, in particolare se non si conoscono in dettaglio il contesto di creazione e le modalità di compilazione di una scheda, ad es. il sistema concettuale di riferimento (cfr. Carne o pollo?) o i valori assegnati ad alcuni campi (ad es. il campo affidabilità).


Aggiornamento 4 aprile 2016Tax haven e paradiso fiscale sono due locuzioni al centro dell’attenzione grazie ai cosiddetti Panama Papers. Oggi ho avuto uno scambio sulla loro origine e aggiungo alcuni riferimenti che confermano che l’inglese haven (luogo sicuro, protetto) è una metafora più appropriata di quella del paradiso in uso in italiano e altre lingue:

  • Harmful Tax Competition è un documento dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OECD) del 1998 che identifica i criteri che fanno classificare un paese come tax haven.
  • History of tax havens (in History & Policy, sito accademico britannico) chiarisce che il termine tax haven è in uso dagli anni ‘50 ma il tipo di operazioni a cui viene associato può essere fatto risalire alla fine del XIX secolo negli Stati Uniti. Fa esempi dei diversi tipi di tax haven e della loro evoluzione, ricorda che esistono concezioni diverse di cosa costituisca un tax haven, e fornisce una definizione che comprende le caratteristiche essenziali (grassetti miei):

Juridisction that deliberately create legislation to ease transactions undertaken by people who are not resident in their domain. Those international transactions are subject to little or no regulation, and the havens usually offer considerable, legally protected secrecy to ensure that such transactions are not linked to those who are undertaking them. Such transactions are ‘offshore‘ – that is, they take place in legal spaces that decouple the real location of the economic transactions from the legal location, and hence remove the tax liability of the transaction from the place where it actually occurred.

Cfr. anche la voce offshore del Dizionario di Economia e Finanza Treccani.

Mi è stata segnalata anche una nota etimologica da un libro italiano di G. Tasca e M. Vietti secondo cui tax haven deriverebbe da tax heaven, a sua volta traduzione del francese paradis fiscaux:  

Furono i francesi, comunque, ad introdurre per primi il termine di paradis fiscaux e nel mondo anglosassone venne assunto con la traduzione di tax heaven, ampliata e poi assonantemente modificata in tax haven, cioè rifugio fiscale, introducendo un più esteso concetto.

Ho fatto qualche ricerca ma non sono riuscita a trovare riscontri. Ho qualche perplessità su questa ipotesi perché in inglese esiste la parola paradise, preferita a heaven se il metaforico “paradiso” è un luogo fisico (cfr. tourist paradise, consumer paradise, holiday paradise), quindi credo sarebbe stato più probabile un eventuale calco tax paradise. Inoltre, per un orecchio italiano haven /ˈhv(ə)n/ e heaven /ˈhɛv(ə)n/ possono essere assonanti (stesse vocali), ma non in inglese.

Paradise Papers

Aggiornamento 5 novembre 2017 – Fa notizia la nuova inchiesta sui paradisi fiscali denominata Paradise Papers e la BBC ne spiega il nome con il riferimento ai luoghi idilliaci (paradise islands)dove di solito hanno sede le società coinvolte e sottolinea che si collega alla perfezione (dovetail) con la locuzione francese paradis fiscal:

«The Paradise Papers name was chosen because of the idyllic profiles of many of the offshore jurisdictions whose workings are unveiled, including Bermuda, the HQ of the main company involved, Appleby. It also dovetails nicely with the French term for a tax haven – paradis fiscal. Then again, the Isle of Man plays a big part»


* Esempio di acne da Le parole del lessico italiano. Altri esempi di parole nate per sbaglio nei commenti qui sotto, tra cui busillis, basalto, collimare e nappa.

Nuovi post: 
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5 commenti su “Paradisi fiscali e parole nate per sbaglio”

  1. Rose:

    Bella ‘sta cosa delle espressioni nate per sbaglio. Paradiso fiscale è più… ameno che tax haven.

  2. Anna Laura:

    UN altro esempio è “busillis”. L’etimologia spiegata dal vocabolario Devoto Oli è “Da un’errata e incomprensibile divisione in die busillis della loc. lat. in diebus illis ‘in quei giorni’”.

  3. Licia:

    Grazie! Un’altra etimologia che trovo divertente e che deriva da una frase è quella delle finestre a vasistas, dal tedesco was ist das? (“che cos’è questo?), domanda che secondo alcuni dizionari andrebbe interpretata come “che c’è?”, con allusione a cosa direbbe chi si affaccia da tali finestre!

  4. Stefano:

    Da brava fumettara, conoscerai Mafalda. Uno dei personaggi, Libertà, ha la madre che fa la traduttrice. È nel negozio di Manolito e lo sta interrogando sulla qualità di un articolo. Lui, grattandosi il crapone, le dice “Ah, signora… Datis” “Datis? Che vuol dire?” “Dequestion. Mai sentito dire ‘datis dequestion’?” Nell’ultima vignetta, Manolito è con Libertà e sta mettendo in questione la cultura generale di sua madre

  5. Licia:

    @Stefano, grazie, subito cercata e trovata! 🙂

    Ne approfitto per segnalare un articolo del Portale Treccani proprio sugli errori all’origine di alcune innovazioni linguistiche, Ma non è la lingua dei cachi. Esempi: basalto deriva da un errore trascrizione in latino (basaltes) del grecismo basaniten, collimare deriva da un errore di lettura del latino colliniare da collineare, “porre sulla stessa linea”, mentre nappa in origine era mappa.

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