Come si presentano americani e inglesi

Mi piace leggere di comunicazione interculturale e ho trovato interessante introducing yourself (separated by a common language), sui diversi modi con cui inglesi e americani interagiscono con persone incontrate per la prima volta in contesti informali. Si tratta di competenze comunicative difficili da acquisire anche se si parla la stessa lingua.

Gli americani tendono a presentarsi subito dicendo come si chiamano e da dove vengono, gli inglesi invece rifuggono da questa strategia, che percepiscono come un’intrusione alla sfera privata. Gli irlandesi usano altre modalità, ad es. cercano di coinvolgere l’interlocutore con commenti positivi sul contesto in cui si trovano.

C’è anche un accenno ai finlandesi e alla loro estraneità a convenevoli e a commenti neutri (simile all’atteggiamento dei tedeschi descritto in Lingue, funzione fatica e cortesia).

Mi ha ricordato  una mia esperienza di lavoro in un contesto internazionale. In mensa le persone dello stesso paese pranzavano spesso assieme e una differenza di comunicazione palese era che nei tavoli finlandesi, anche con numerosi commensali, parlava esclusivamente una persona alla volta e c’era sempre una pausa di almeno un secondo prima che intervenisse qualcun altro, per assicurarsi che l’altra persona avesse davvero terminato di parlare. Nei tavoli italiani, invece, più persone parlavano contemporaneamente, modalità che ad alcune nazionalità sembrava alquanto scortese (ma c’era anche una certa ammirazione per la nostra capacità di seguire più conversazioni e passare senza alcuna difficoltà dall’una all’altra). 
.

Vedi anche: L’inglese, una “lingua educata”

5 commenti su “Come si presentano americani e inglesi”

  1. Nautilus:

    Estoni e Finlandesi non sono molti dissimili da questo punto di vista. Una sera mi trovavo ad Haapsalu, sulla costa ovest. Io e la mia ragazza di allora eravamo stati invitati a una specie di festa a casa di un’amica di lei. Memore della freddezza incontrata in occasioni passate mi sono deciso a fare un esperimento; e così mi sono detto: vediamo cosa succede se non sono io a fare le presentazioni e a parlare per primo. Morale: nell’arco di circa due ore e mezzo nessuno mi ha rivolto la parola, e si noti che eravamo tutti seduti nella stessa stanza su un paio di divani a contatto piuttosto ravvicinato. Io ero là, ma per loro ero invisibile. Sia in Finlandia che in Estonia posso anche citare situazioni diametralmente opposte e persone che in fatto di calore umano potrebbero sembrare, se paragonate a me, come calabresi o siciliani, ma ciò non toglie che quel particolare episodio sarà difficile da rimuovere. Oggi è divenuto un aneddoto che mi trovo a raccontare spesso.

  2. Licia:

    @Nautilus, posso bene immaginare che sia diventato un aneddoto! Negli anni ho partecipato a molte feste con diverse nazionalità e quello che ricordo con più divertimento sono proprio gli episodi dovuti a differenze culturali, in particolare gli approcci tra persone di paesi diversi.
    Anch’io ho conosciuto finlandesi cordialissimi e molto loquaci (si tratta comunque di persone che avevano deciso di vivere all’estero), però ho sempre avuto l’impressione che quando sono assieme tra loro prevalgano le “norme” acquisite in Finlandia.

  3. Nautilus:

    Le differenze culturali sono un argomento affascinante. A tal proposito cito un episodio del Maggio 2001, durante la mia prima vacanza a Vilnius (all’epoca non conoscevo ancora quella che poi sarebbe diventata mia moglie). Da alcune settimane ero in contatto via mail con una ragazza lituana che ho poi incontrato sul posto. In quei tre giorni ci siamo visti diverse volte (sempre in presenza di altre persone), ma ho sempre avuto la fortissima sensazione che io non le interessassi minimamente (per tutto il tempo mi ha rivolto la parola pochissime volte, mostrando freddezza). La sera prima di partire si è presentata in un locale e mi ha regalato due CD (tra l’altro davvero belli). Lì ho capito che non avevo capito nulla. Non ci siamo mai più visti.

  4. Licia:

    @Nautilus, infatti! Ad esempio, un’amica irlandese raccontava divertita come, a una festa, l’italiano che da un po’ la corteggiava non avesse colto il segnale che era arrivato il momento di entrare in azione. Per farlo lei aveva bevuto parecchio, segnalando quindi disponibilità, ma lui, ragionando da italiano di anni fa, quando le ragazze italiane si guardavano bene dall’esagerare con l’alcool, specialmente in certi ambienti, l’aveva invece subito accompagnata a casa (di lei) e salutata molto formalmente, reazione che l’aveva molto sconcertata perché era convinta di piacergli davvero.
    (l’incomprensione era poi stata chiarita, tanto che dopo un po’ i due si sono sposati :-))


    Aggiungo la striscia di Pearls Before Swine di oggi perché mi sembra in tema:

    striscia

I commenti sono chiusi.