Il mistero di “Guiseppe”

Settembre 2011: sul sito della BBC c’era un quiz sulla vita di Berlusconi (no comment!). Una domanda prevedeva Garibaldi e Verdi tra le risposte possibili ma solo per il primo il nome era corretto mentre per il secondo era diventato Guiseppe.

Guiseppe

Per qualche strano motivo Guiseppe è un errore molto comune nei paesi di lingua inglese, anche in giornali e altri media di solito attenti all’ortografia dei nomi stranieri (ad esempio, solo nel sito della BBC si contano più di un migliaio di occorrenze).

Non ho mai capito il perché, forse la vicinanza (e la sequenza) delle lettere U e I sulla tastiera? Una possibile influenza del nome inglese Guy o magari, in America, del nome Guido, lo stereotipo dell’italo-americano tamarro? Mah!

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Aggiornamento agosto 2019 – Anche Donald Trump sbaglia a scrivere Giuseppe [Conte], ma fa un altro tipo di errore:

tweet di Trump del 27 agosto 2019: “Starting to look good for the highly respected Prime Minister of the Italian Republic, Giuseppi Conte. Represented Italy powerfully at the G-7. Loves his Country greatly & works well with the USA. A very talented man who will hopefylly remain Prime Minister!”

Donald Trump pronuncia “gi-u-sèpi” il nome di Conte e, come descritto in Trump, Giuseppi e le subdole –e, in questo potrebbe essere stato condizionato da parole di origine latina come recipe /ˈrɛsɪpi/ o da nomi propri come Adobe /əˈdəʊbi/ (nella maggior parte delle parole tipicamente inglesi, invece, la e finale è muta). Nella scrittura potrebbe essere stato influenzato dai molti italianismi dell’inglese americano che finiscono in i e sono parole singolari, come panini, biscotti, zucchini, cannoli, pepperoni.

13 commenti su “Il mistero di “Guiseppe””

  1. Mauro:

    Non so l’origine di questo errore, ma non è diffuso solo nei paesi di lingua anglosassone, bensì in tutti i paesi di lingua germanica.

    Saluti,

    Mauro.

  2. Watkin:

    Me lo chiedevo giusto questa settimana!!! Confesso di aver scritto una volta anch’io “Guiseppe”, per un mero errore di digitazione… però mi sembra eccessivo pensare che l’errore sia così diffuso solo per un frequente annodamento di dita!

  3. Silvia Pareschi:

    Dubbio interessante, anche se dal mio punto di vista è solo uno degli infiniti errori che si trovano nell’ortografia dei nomi italiani. Traducendo letteratura americana ne trovo a bizzeffe! Un’altra categoria che mi fa impazzire è quella dei nomi (di marche, di ristoranti) che sembrano italiani ma che nessun italiano userebbe mai. Il vino “Ecco domani”, per esempio.
    Comunque, tornando a Guiseppe, ho chiesto a mio marito, che è americano, e lui avanza la timida ipotesi che possa avere a che fare col fatto che la combinazione “i+u” è molto rara in inglese, e quindi viene sostituita di default con la più comune “u+i”. Secondo me comunque la vicinanza sulla tastiera rimane forse la spiegazione migliore.

  4. Licia:

    @Silvia: incuriosita, ho appena fatto una ricerca in un dizionario di inglese e a conferma del suggerimento di tuo marito ho trovato 104 parole con la sequenza *gui* e solo 8 con *giu*, tutte un programma: a parte Belgium, le altre sono florilegium, microsporangium, patagium, pterygium, Regius professor, sporangium e uropygium!!!!

    Devo dire che anche a me infastidisce trovare le parole italiane storpiate in libri e articoli in inglese, possibile che gli autori non siano in grado di fare qualche verifica, neanche i native speaker italiani fossero merce rara?!? Un esempio che mi viene subito in mente è un libro che avevo con me in Sicilia recentemente, Sweet Honey, Bitter Lemons. Travels in Sicily di Matthew Fort, pieno zeppo di errori ogni volta che qualcosa è scritto in italiano.

  5. Daniele A. Gewurz:

    Confermo di essermi imbattuto anch’io in una quantità sproporzionata di “Guiseppe”, e aggiungo che la dedica di Beethoven della sua sonata op. 27 n. 2 è “alla Damigella Contessa Guilietta [sic] Guicciardi”. Lì avrà aiutato anche l’inizio del cognome, suppongo.

  6. Licia:

    @Daniele, Guilio finora non l’avevo ancora notato ma ho appena visto che è molto diffuso anche quello, ad es. in cronache recenti che citano Guilio Tremonti!
    A questo punto mi domando se possa esserci una qualche influenza dello spagnolo, lingua in cui la sequenza g+u+i è molto comune…

  7. .mau.:

    La mia sensazione è che per gli angloparlanti l’idea di una i che serva ad addolcire il suono della g precedente è così assurda che non riescono proprio a concepirla, e quindi girano le vocali.

  8. Licia:

    @.mau., in effetti è una fatica tremenda spiegare agli anglofoni che la I dopo C e G e prima di un’altra vocale è solo un espediente grafico e non si pronuncia, ne so qualcosa io con il mio nome (e sicuramente Trapattoni: in Irlanda il suo nome è diventato Gii-O-vàni).
    L’inversione delle vocali mi sembra però più comune con I e U che con le altre, probabilmente per una combinazione dei vari motivi descritti fin qui.

  9. Francesco:

    Confermo! Non molto tempo fa ho sentito una ragazza olandese nominare un tal “gUIseppe”…aggiungiamo anche i Paesi Bassi alla lista: la curiosità ora è alle stelle! 😀

  10. Licia:

    @Enrico, qualche Guiseppe Giuseppe circondato da anglofoni avrà sicuramente detto “welcome to the club!” (o l’equivalente di altre lingue) 😉

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