Ma sono proprio germogli di SOIA?

Per i media italiani (5 giugno 2011)*, sarebbero i germogli di soia la nuova causa dell’epidemia da Escherichia coli in Germania:

titolo Repubblica

 titolo La Stampa

Ma perché proprio la soia, protagonista anche dei titoli spagnoli (esempi qui e qui)?

imageI media tedeschi parlano infatti di generici germogli, Sprossen (esempi: Sprossen sind mögliche Ehec-Quelle e Sprossen könnten Ursache sein), sottolineando che l’azienda che si sospetta all’origine dell’infezione ne produceva 18 tipi diversi; Der Spiegel fa alcuni esempi includendo tra i possibili germogli quelli di fagioli mungo, di ravanelli, di piselli e di lenticchie ma non di soia.

I media britannici usano la parola beansprout (anche bean sprout), che in inglese inizialmente indicava soprattutto i germogli di mung bean (fagioli mungo) ma che ora è una descrizione generica per tutti i tipi di germogli.

La BBC riporta così la notizia: The beansprouts include adzuki, alfalfa, broccoli, peas, lentils and mung beans, all grown in the nursery for consumption in salads. The Guardian aggiunge anche germogli di ravanello e girasole ma neanche in questo caso la soia.

Ho quindi il sospetto che le notizie nei nostri media non provengano da fonti originali tedesche ma da testi in inglese tradotti. Per il riferimento a beansprout probabilmente si è fatto affidamento ai dizionari inglese-italiano che non includono il significato più ampio della parola inglese ma si limitano a registrare il nome con cui in Italia si trovano in commercio i germogli di fagioli mungo (vigna radiata), appunto “germogli di soia, che però non hanno nulla a che fare con la vera soia (glycine max). Un paio di esempi:

Zanichelli: (alim.) bean sprouts (o bean shoots), germogli di soia
Hoepli: bean sprouts, germogli di soya 

Riportare la notizia con imprecisione, come hanno fatto i media italiani dando la colpa a un prodotto specifico anziché generico, potrebbe avere un certo impatto. Non oso immaginare la reazione di un produttore di soia che legga questo titolo del Corriere della Sera:

titolo Corriere

L’importanza della corretta terminologia e [aggiornamento] delle figure retoriche


* Aggiornamento 6 giugno ore 16 – Scagionati i germogli, riparte la caccia a un nuovo colpevole ma intanto in Italia molti media continuano a fare riferimento alla soia:

titolo Corriere

Aggiornamento 10 giugno ore 12 – In Germania confermano ufficialmente che E. coli era veicolato da generici germogli (Sprossen), senza però specificare quali, mentre i media italiani continuano ad avere qualche problemino con le traduzioni e mettono sotto accusa quelli di soia e quelli di fagiolo.

Aggiornamento 27 giugno – Nuovo errore di traduzione, stavolta riferito alla Francia: i fantomatici germogli di mostarda!!


Vedi anche:  idiosyncrasy <> idiosincrasia, Falsi amici all’ombra del sicomoroHung Parliament: non è "appeso" per altri esempi di inesattezze nei media italiani probabilmente dovute a conoscenze non adeguate dell’inglese.

 significato e differenza tra germogli di soia e germogli di fagiolo

22 commenti su “Ma sono proprio germogli di SOIA?”

  1. ario:

    Sono perfettamente d’accordo. In Italia parlano di germogli di soia e siamo l’unico paese a parlarne. E si titola “batterio killer” mentre nel resto d’Europa si scrive di Escherichia Coli o di E. Coli.

    E’ grave sicuramente la confusione tra soia e altri germogli, alcuni dei quali non sono fra l’altro neanche legumi.

  2. Licia:

    @ario, tra l’altro i media tedeschi e inglesi sono abbastanza cauti nel dare la notizia (forme condizionali, l’equivalente di aggettivi e avverbi come probabile e probabilmente) mentre in italiano, come al solito, si leggono titoli ad effetto e affermazioni date per certe…

  3. Shabadoo:

    Io inizierei a scrivere anche E.coli… non è un nome e cognome, ma il nome di una specie, quindi non ci vuole la maiuscola…

  4. Carla:

    Ho appena controllato sulla versione on line della rivista Galileo l’aggiornamento sull’E. coli . Anche lì c’è il rinvio al tuo post. Carla

  5. Licia:

    @Carla, grazie: il pingback era finito tra lo spam ma ora l’ho recuperato 🙂

  6. Carla:

    @Licia, mi spiace di aver segnalato una fonte già presente. La prossima volta leggerò con più attenzione i commenti precedenti 😉

  7. Licia:

    @Carla: ma prima non c’era! L’ho approvato poco fa ma appare sopra perché era “parcheggiato” nello spam (numerosissimo ultimamente!) ormai da qualche ora.

  8. ario:

    @licia
    grazie a te, per la sottile analisi linguistica.
    Credo che la stampa italiana abbia un problema con la semplice descrizione dei fatti. Forse è troppo impegnata nel riportare le opinioni, le dichiarazioni e i sospiri dei politici.

    Adesso, però, la chiudo qui e mi vado subito a letto prima di prendermi dei nomi.

    Complimenti per il blog, divertente e ben scritto.

  9. SC:

    Più banalmente. NESSUNO nella stampa pare si sia mai preoccupato di sapere da dove viene questo misterioso batterio che pare diffondersi spontaneamente su carni, vegetali, ovunque.

    Sarebbe bastato farlo per capire l’origine di tutta la vicenda. E-coli è un colibatterio, normalmente abita la flora intestinale di praticamente qualsiasi mammifero, e vive di residui di digestione. In pratica, sta nel nostro intestino e viene espulso con le feci. Normalmente convive in equilibrio con il resto della flora batterica, ma quando per qualsiasi motivo si creano sbilanciamenti, può dare adito ad infezioni. Allo stesso modo può accadere se viene ingerito accidentalmente per scarsa igiene. Il ceppo in questione può essere nato per caso con la normale replicazione che hanno i batteri, ma la fonte è la stessa.

    Riassunto del tutto? Alcune aziende devono avere sparso liquami fecali sui loro prodotti come concime. I Prodotti suddetti mal lavati sono finiti sul mercato. Della gente ha mangiato i prodotti e si è ammalata.

  10. Licia:

    @Paolo, beh, se non altro come alle elementari ha cercato di seguire il “dillo con parole tue”… 😉

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