Politically correct: Pasqua e “sfere di primavera”

Negli Stati Uniti anche la parola Easter, come Christmas, è potenzialmente offensiva.

Easter eggs È di qualche giorno fa e arriva da Seattle l’ennesima notizia degli estremi a cui si spinge il politically correct: una ragazza che voleva portare ai bambini di una scuola degli ovetti di plastica riempiti di dolciumi aveva avuto il permesso di farlo solo se non li avesse chiamati Easter egg ma li avesse descritti come spring sphere.

La reazione dei bambini prova però che difficilmente gli approcci prescrittivi raggiungono il risultato sperato quando esiste già del lessico consolidato. Il racconto della ragazza:

"When I took them out of the bag, the teacher said, ‘Oh look, spring spheres’ and all the kids were like ‘Wow, Easter eggs.’

Che dire? Buona Pasqua!


Vedi anche: la seconda parte di Uova orientali? Forse no… (Easter egg e sorprese), su alcune differenze culturali tra Stati Uniti e Italia a proposito di uova e di Pasqua e [aggiornamento] Pepperoni, parola indigesta a NY e dintorni per un altro esempio di politicamente corretto spinto all’estremo.

6 commenti su “Politically correct: Pasqua e “sfere di primavera””

  1. Vlad:

    Posso capire “Easter”, ma fatico ad accettare come anche l’uovo in sé possa essere offensivo. Simbolo ancestrale troppo carico di significato, o timore del lancio di simboli scaduti?
    Buona Pasqua!

  2. Licia:

    @Vlad: eh già, che la parola egg possa far pensare alla fertilità* e quindi anche al sesso? Non sia mai che strane idee vengano inculcate nei bambini americani!!!

    @Silvia: anch’io la trovo molto divertente ma soprattutto utile, visto che nella localizzazione del software è l’arma segreta per riuscire a far fare modifiche importanti agli sviluppatori americani! 😉

    * A proposito di egg, mi viene da sorridere pensando alla mia perplessità quando un’italiana, che vive da tanto tempo negli Stati Uniti e ha problemi con i falsi amici nelle due lingue che parla, mi diceva di avere deciso con il suo medico di “farsi congelare le uova”…

  3. Licia:

    E per un altro esempio di politicamente corretto, stavolta all’italiana, ne ho letto uno divertente proprio il giorno di Pasqua in La Stampa.

    Nonostante l’etimologia scagioni il nome, alla buvette del Senato hanno rinominato un tipo di caffè “per non urtare qualche sensibilità”:

    (non bevo caffè, quindi mi potrei sbagliare, ma mi sembra che a Milano lo chiamino marocco e non marocchino)

  4. m.fisk:

    Ma (per quanto sia un problema culturale prima ancora che linguistico) come spieghi il fatto che la stessa società che ritiene inappropriato lasciar dire ai ragazzi “eastern”, “christmas” e perfino “birthday”; quella stesa società emerga da una nazione sulla cui moneta trovi scritto “in God we trust”, e i testimoni in tribunale (e il Presidente all’insediamento) giurano in nome di Dio e sulla Bibbia?

  5. Licia:

    @m.fisk, non me lo so proprio spiegare, ho sempre trovato incredibile che per diventare presidente degli Stati Uniti si debba professare pubblicamente la propria religiosità (vengono subito in mente G.W. Bush e le sue guerre guidate da ispirazione divina); se un candidato fosse ateo non avrebbe alcuna chance, basti pensare agli sfidanti repubblicani.

    A proposito del ritiro di Santorum dalla campagna elettorale, ero curiosa di saperne di più sulla sua avversione alla separazione stato/chiesa, e sul Washington Post ho trovato un intervento che già dal titolo è molto significativo, Was Santorum running for theologian-in-chief?. L’autrice afferma “In the United States, our freedom of religion depends, without question, on freedom from tyranny of one religion over another” ma a quanto pare non è un punto di vista condiviso da molti conservatori americani. Nel XXI secolo lo trovo davvero incredibile, come trovo incredibile che i candidati continuino a parlare insistentemente di riproduzione e contraccezione e quindi mi hanno fatto sorridere le ultime due vignette di Stone Soup:

    E a proposito delle parole proibite nei test delle scuole dello stato di New York perché non politicamente corrette, tra cui Easter, a cui avevo accennato qui, si può trovare un elenco dettagliato in Osservatorio della lingua italiana, che fa l’ipotesi che “sotto la maschera del funzionalismo didattico si celino i soliti eccessi del puritanesimo e del perbenismo americano”.

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