Acronimi con descrizione

Vignetta con due uomini, uno seduto davanti al computer. Quello in piedi dice “Could you save this document in PDF format and send it to me?” L’altro lo guarda e poi dice “I guess you mean PD format?”. Didascalia: There is no Portable Document Format “format”

Vignetta: geek&poke

In inglese, soprattutto in ambito informatico, è abbastanza comune qualificare un acronimo rendendo esplicita l’ultima parola (la testa del composto o determinato, di solito una parola generica e descrittiva), ad es. PDF format (Portable Document Format), anche se così si ripete un’informazione già implicita.

In italiano si tende ad adottare la stessa pratica per gli acronimi adottati come prestiti dall’inglese, soprattutto inizialmente o se appartengono a un ambito specifico: è più facile memorizzarli perché si sa di cosa si tratta senza dover conoscere le singole parole che li compongono, oltretutto straniere. Quando l’acronimo entra nel lessico generico, la descrizione può diventare superflua, ad es. ora si dice comunemente l’ADSL mentre tempo fa si preferiva specificare linea ADSL.

Altri esempi tipici: formato GIF (Graphics Interchange Format), linguaggio HTML (HyperText Markup Language), protocollo HTTP (HyperText Transfer Protocol), interfaccia API (Application Programming Interface), memoria RAM (Random Access Memory), fogli di stile CSS (Cascading Style Sheets), rete LAN (Local Area Network), schermo LCD (Liquid Crystal Display), il già citato linea ADSL (Asymmetrical Digital Subscriber Line).

Per chi gestisce un database terminologico è importante monitorare come si evolve l’uso di ciascun acronimo, in modo da fornire adeguate note d’uso e aggiornare le schede terminologiche se necessario, ad es. specificando quando l’acronimo va preceduto dalla descrizione, quando va sostituito alla forma estesa ecc.

Un esempio un po’ vecchiotto ma credo ancora efficace: se nel testo inglese appare la forma estesa Rich Text Format, è utile stabilire se in italiano sia preferibile usare formato Rich Text oppure formato RTF. Entrambe le soluzioni sono valide ma solo la seconda consente di mantenere esplicito il riferimento all’acronimo (e all’estensione di file) ed evitare potenziali ambiguità, a vantaggio della curva di apprendimento dell’utente italiano, soprattutto se non ha troppa familiarità con l’inglese ma forse conosce già l’acronimo.


Aggiornamento: in inglese questo uso degli acronimi ha un nome, RAS syndrome (Redundant Acronym Syndrome syndrome). Grazie a Marco per la segnalazione.