Patatine e triangolo semiotico

Oggi la striscia Pearls Before Swine gioca su una delle tante differenze lessicali tra inglese britannico e inglese americano, in questo caso tra patatine intese come patate fritte (chips in Europa e French fries in America) e come snack (crisps e potato chips):

Il personaggio Pig è un po' tonto e tende a interpretare tutto letteralmente - Pearls Before Swine del 17 giugno 2010

Lo trovo un esempio divertente di un principio ben noto a chi si occupa di gestione della terminologia: a oggetti facilmente identificabili e concetti condivisi da tutti i parlanti (la differenza tra i tipi di patatine è ben chiara ai bambini occidentali anche molto piccoli) non sempre corrispondono segni linguistici univoci (le parole), ad es. in altre aree anglofone, mi pare l’Australia, chip indica entrambe le preparazioni e anche in italiano è il contesto a chiarire cosa si intenda con patatine.

Il triangolo semiotico

Nei corsi introduttivi di terminologia, le relazioni tra oggetti, concetti e parole vengono spiegate rappresentandole con il triangolo semiotico: semplificando al massimo, la mente umana raggruppa gli oggetti (concreti e triangolo semiotico: l’OGGETTO come quello della foto in basso a destra condivide con oggetti simili delle caratteristiche comuni, ad es. funzione riproduttiva della pianta, colori vivaci e profumo, che vengono concettualizzate in un’immagine mentale, il CONCETTO, a sua volta rappresentato nella comunicazione verbale tramite simboli, ad es. il SEGNO LINGUISTICO condiviso dai parlanti di una comunità linguistica come le parole fiore, flor, flower, fleur, Blume...astratti) in base alle proprietà che condividono e assegna loro un’immagine mentale, il concetto, che a sua volta viene rappresentato da un segno (parola, simbolo, icona, ecc.), nel nostro caso il termine. Nel triangolo semiotico il collegamento tra il segno e l’oggetto viene espresso da una linea tratteggiata proprio perché le parole non denotano direttamente l’oggetto ma sono una convenzione, un’etichetta, come ben dimostra l’esempio delle patatine. L’ovvia conclusione è che nel lavoro terminologico è molto importante un approccio orientato al concetto, specialmente in ambito multilingue. 

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3 commenti su “Patatine e triangolo semiotico”

  1. maxxfi:

    Dopo aver letto il tuo post ho provato a pensare ai due termini in italiano. Per spiegare le french fries mi e’ venuto in mente ‘patatine a bastoncino’ ma per le altre non ho trovato nulla.
    Cosi ho dato un’occhiata a Wikipedia inglese, alla voce ‘potato chip’: non riporta una versione italiana della pagina!
    Però… c’è la versione in Nnapulitano: Patanella 😀

  2. Mara:

    Scusa l’invasione di fuffa personale ma, dopo 20 giorni dall’altra parte dell’oceano, il commento mi viene spontaneo.

    Ci è voluta una settimana di sacchetti di patatine prima che il mio cervello realizzasse che la risposta corretta a “would you like some crisp with it?” è no. 🙂

    È solo una mia peculiarità linguistica o anche tu differenzi le patate fritte (intese come prodotto casalingo) dalle patatine fritte (intese come prodotto fast food)?

  3. Licia:

    @maxxfi: grazie per l’esempio.

    @Mara: innanzitutto bentornata!
    Sulle patate, io non faccio molto testo perché quelle fritte non mi appassionano molto, però a pensarci bene credo che anche nella mia famiglia quelle fatte in casa fossero sempre patate mentre quelle fast food mi verrebbe più spontaneo chiamarle patatine.
    Proverò a fare una piccola indagine con altre persone 😉

    PS Grazie anche per il commento “legale” su John Doe

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