Boot, reboot e bootstrap

Mi sa che è deformazione professionale, perché ogni volta che sento Unknown Caller degli U2 faccio caso ai riferimenti informatici nel testo. Credo proprio che Bono usi un Mac:

Force quit and move to trash” (cfr. uscita forzata e trascinare nel cestino in italiano)

Più trasparente e subito comprensibile un’altra metafora, quella di azzerare tutto e ricominciare:

Restart and reboot yourself

bootstrap I termini boot e reboot hanno un’origine divertente, una metafora che però credo sia abbastanza nota solo in inglese. Non descrivono l’azione di dare un calcio al computer per farlo ripartire (anche se a volte…) ma in origine fanno riferimento alle linguette (bootstrap) che aiutano a infilarsi scarponi o altre calzature e da cui deriva l’espressione to pull oneself up by one’s bootstraps: inizialmente indicava un compito impossibile ma poi ha acquisito il significato di “uscire da una situazione difficile o complessa da soli, senza intervento altrui”. 

L’origine dell’espressione viene spesso fatta risalire a un episodio del romanzo Le avventure del barone di Münchhausen che però non lo contiene, quindi è una falsa etimologia.

Il termine bootstrap è stato adottato in ambito informatico per descrivere il processo per cui un programma abbastanza semplice consente di caricare, avviare e preparare all’uso programmi molto più complessi, come ad esempio il sistema operativo del computer. Da bootstrap è poi derivata la forma abbreviata boot che ha acquisito il significato più generico di “avviare un computer”, tanto che restart e reboot di solito sono sinonimi (ad es. nei prodotti Microsoft e sembrerebbe anche nella documentazione Apple). Non per gli U2, però!

PS Visto che siamo in tema, ne approfitto per segnalare un falso amico che trovo molto fastidioso: liriche per descrivere il testo di una canzone, calco dall’inglese lyrics.

6 commenti su “Boot, reboot e bootstrap”

  1. Marina:

    Scusa il commento assolutamente off topic, ma oggi sono in vena di “amarcord”, e queste DrMartens che hai usato da easempio mi hanno fatto ricordare di tanti tanti anni fa, quando me ne andavo in giro tutta soddisfatta con un bel paio viola… 🙂

  2. Daniele A. Gewurz:

    Aggiungo, ma probabilmente già lo conosci, un uso metaforico di “reboot”.

    Nell’ambito della narrativa seriale, soprattutto cinematografica, televisiva e fumettistica, un reboot è un film o un episodio con cui si “riavvia” da capo la storia dei personaggi o comunque un arco narrativo importante, in genere ignorando di proposito una parte di quello che era già stato raccontato. Per esempio, il film “Batman Returns” ri-racconta le origini del personaggio di Batman, “riavviandone” la storia indipendentemente dai film precedenti, di Tim Burton e altri. Analogamente fa “Casino Royale” per James Bond, e così via.

  3. Licia:

    @ Marina, non a caso le ho scelte, anche a me ricordano molte cose 😉

    @ Daniele, grazie, un altro esempio di resemantizzazione. Sarà arrivato dall’informatica, dove a quanto pare è stato introdotto già negli anni ’50, oppure sarà stato adottato indipendentemente?

  4. Luigi Muzii:

    Non so se bootstrap in ambito IT risalga agli anni ’50.
    Io ho cominciato a occuparmi di informatica nel 1979 con gli S36 e la documentazione di sistema parlava di IPL (Initialization Program Loading). Parlava anche di stampatrice, ma questa è un’altra storia. Di boot(strap) ho sentito parlare solo dieci anni dopo.

  5. Licia:

    @Luigi Muzii, l’Online Etymology Dictionary che fa risalire l’uso informatico di bootstrap al 1953. La tanto bistrattata Wikipedia cita l’Oxford English Dictionary che indica il 1958 e fa riferimento all’introduzione del concetto da parte di IBM per il modello IBM 701 (1952-1956).

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