LHC, analisi linguistica e “noun stack”

Post pubblicato il 22 settembre 2008 in blogs.technet.com/terminologia


Oggi su Language Log c’è una lunga disquisizione, Pronouncing the LHC, sull’analisi sintattica e prosodica del nome Large Hadron Collider, con scelta tra due opzioni:

  1. [Large [Hadron Collider]], un [grande [acceleratore di particelle]], accento su collider
     
  2. [[Large Hadron] Collider], un [acceleratore di [grandi particelle]], accento su hadron

L’interpretazione corretta è la 1, ma la pronuncia più comune è la 2.

Mi consola comunque che in inglese anche i linguisti possano avere qualche esitazione avere qualche esitazione sui nomi composti (per essere più precisi: sintagmi nominali complessi), gergalmente noti come noun stack (“cataste” di sostantivi), comunissimi nei contesti tecnici e non sempre facili da analizzare correttamente per le lingue che hanno un ordine delle parole diverso dall’inglese, come l’italiano.

Un esempio vecchiotto (interfacce pre Office 2007) ma che tuttora illustra bene le potenziali difficoltà di traduzione è dato dalle possibili interpretazioni di standard toolbar color:

  1. Colore della barra degli strumenti standard
  2. Colore standard per la barra degli strumenti
  3. Colore delle barre degli strumenti standard
  4. Colore standard per le barre degli strumenti

Da un punto di vista prettamente linguistico, tutte le interpretazioni sono valide. Nell’ambito del prodotto, però, solo la 4 era corretta: non esisteva un’unica barra degli strumenti né unatoolbar colors barra degli strumenti standard, era invece possibile scegliere un colore predefinito (standard) per tutte le barre degli strumenti del prodotto. In un sistema di gestione della terminologia, le singole voci del database terminologico possono essere completate da metadati (informazioni grammaticali, sintattiche ecc.) e note d’uso che aiutano a risolvere queste ambiguità.


[Aggiornamento] Vedi anche: Un altro esempio di nome composto e “noun stack” e sequenze di aggettivi.